Star Trek. Quando la fantascienza parla del presente

Nichelle Nichols nella parte del tenente Uhura. Di NASA – Great Images in NASA Description, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=6480135

Star Trek, ovvero una fantascienza che parla del presente. Colgo l’occasione della scomparsa di Nichelle Nichols (alla bella età di 90 anni al millesimo), la mitica tenente Uhura del ponte di comando dell’astronave Enterprise, per parlare, partendo da lei, della serietà di un certo genere di fantascienza, che ha avuto anche incidenza sociale.

Spazio ultima frontiera

I protagonisti Capitano Kirk e Signor Spock. Di NBC Television – eBay itemphoto frontphoto backpress release, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=17205358

È facile ridere dei primi film di fantascienza per gli “effetti speciali” che proprio speciali non erano, con la notevole eccezione de «Il Pianeta proibito» del 1956, di qualità assai superiore grazie alle tecniche Disney.

È facile ridere, da questo punto di vista, anche dei telefilm di Star Trek degli anni Sessanta (1966-1969), con le grotte di cartapesta, l’invenzione del teletrasporto perché girare le scene dell’atterraggio dell’astronave Enterprise sarebbe costato troppo, le porte “automatiche” che si aprivano tirate da un filo, gli alieni rappresentati da pupazzi, il temibile gorn che somigliava tanto a Paperino…

Tra i ricordi della troupe, c’è il mistero della colorazione verde della pelle di una aliena, che in sede di proiezione stranamente spariva: il fatto è che gli uni non sapevano degli altri, e che dopo che l’attrice era stata accuratamente dipinta di verde dalle truccatrici, quando il filmato veniva visionato dai tecnici questi credevano che il colore verde fosse dovuto ad una alterazione della pellicola e provvedevano regolarmente a cancellarlo… un lavoro artigianale, veramente.

Poi mettiamoci lo spirito pionieristico della conquista dello spazio, divenuta, per gli americani degli anni Sessanta, l’«ultima frontiera».

Eppure, dietro questi filmati ingenui si trovava un qualche insospettabile spessore, nella piena fedeltà alla fantascienza di autore. Alla sceneggiatura di questi 79 episodi misero mano grandi scrittori come Richard Matheson e Theodore Sturgeon; vi troviamo pure la rivisitazione di un racconto di Fredric Brown. E la fantascienza verace non sorvola la vita né le orbita intorno, al di  là di quel che fanno le sue astronavi, ma entra nelle problematiche sociali anticipando i tempi: si pensi anche solo a Fahreneiht 451 di Ray Bradbury.

Il tenente Uhura, Martin Luther King e le problematiche sociali

Kirk e Uhura: il primo bacio interrazziale della Tv americana causò grossi problemi. Copyrighted, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=8459788

Star Trek, da parte sua, ha messo qualche tassello nella trattazione delle tematiche etiche e sociali dell’epoca, anche con un certo coraggio, per quei tempi.

Negli Stati Uniti degli anni Sessanta, il razzismo e la comprensione tra i popoli potevano essere temi tabù. Star Trek spezza subito una lancia a favore dell’interrazzialità: anzitutto nella composizione stessa dell’equipaggio, che vede tra i protagonisti, oltre all’americanissimo capitano Kirk, uno scozzese (Scott), un russo (Chekov, ancora in piena guerra fredda), un giapponese (Sulu), un alieno (Spock) e un’africana (Uhura: in swahili, la parola significa “libertà”), la prima donna di colore a figurare in un ruolo di comando nella storia della televisione statunitense.

Un fan illustre

Veramente, l’attrice Nichelle Nichols era intenzionata ad abbandonare la serie dopo la prima stagione per tornare al musical, ambito per lei più soddisfacente. Fu convinta a rimanere da Martin Luther King in persona, il quale chiese di vederla dopo uno spettacolo e le ricordò: «Per la prima volta un’attrice di colore non è relegata a un ruolo da comprimaria, ma recita – su un ponte di comando – in un ruolo che poteva essere ricoperto anche da un’attrice bianca, e questa era una dimostrazione di uguaglianza molto più forte di mille discorsi». Nichelle rimase. Si pensi che Hattie McDaniel era stata la prima donna afroamericana a vincere un premio Oscar per la sua interpretazione di Mami in Via col Vento, ma a causa delle leggi che impedivano alle persone di colore di stare insieme ai bianchi, non aveva nemmeno potuto entrare nel Kodak Theatre a ritirare la statuetta.

La stessa Uhura è poi protagonista, assieme al biondo e bianco capitano Kirk, di quello che è ricordato come il primo bacio interrazziale (quantunque involontario) nella televisione americana. Anzi, l’episodio fu girato in due versioni, con e senza bacio, perché i produttori temevano che gli stati del Sud non avrebbero accettato la visione di una simile scena di parità fra un bianco e una nera. In questo senso, Star Trek ha avuto una forza dirompente.

Star Trek e la robotica

Un celebre posteri di Star Trek – serie classica

Altro tema fondamentale nella fantascienza è quello del rapporto tra sviluppo tecnologico ed etica, come pure l’allarme nei confronti del rischio di una sostituzione dei computer all’uomo. Come ribatte all’emotivo dottor McCoy il vulcaniano Spock con tutta la sua ineccepibile logica priva di emozioni, «i computer sono servi eccellenti ed efficienti, ma non vorrei trovarmi al loro servizio». E nel finale dello stesso episodio: «I computer sono più efficienti degli uomini, non migliori» (stagione 2, episodio 24). Affermazioni che, in un tempo di entusiasmo per le nuove possibilità regalate agli uomini dagli sviluppi tecnici, facevano già riflettere sui rischi collaterali.

Star Trek e la religione

Il celebre saluto vulcaniano di Spock è tratto dal gesto sacerdotale di benedizione nelle sinagoghe in cui il giovane Leonard Nimoy è cresciuto

Gene Roddenberry, l’ideatore della serie, fedele ad una linea molto seguita in fantascienza, non volle che in Star Trek fossero inseriti elementi religiosi. Gli spunti evangelici però vi si infiltrarono ugualmente, come nella citazione della «perla di gran prezzo» nell’episodio «Gemma» che parla di empatia e di misericordia, o addirittura nella ideazione di un intero pianeta in cui la storia si ripete e un facsimile di impero romano modernizzato, in cui i giochi gladiatori sono ripresi in televisione con l’ordine di mantenere l’indice di gradimento, perseguita i clandestini adoratori del Figlio di Dio. Qualcosa evidentemente sfugge fra le maglie.

Altri esempi di infiltrazione della dimensione religiosa nella serie classica di Star Trek sono

  • la citazione del libro di Daniele (nell’episodio «Arena»: «Signor Spock, se ha deciso di entrare nella fossa dei leoni, le servirà un medico» [dottor McCoy]… «Daniele aveva solo la fede, ma a me farà piacere avere la sua compagnia» [Signor Spock])
  • episodio «Dominati da Apollo» in cui l’equipaggio si trova di fronte i vecchi dèi, alieni che avevano colonizzato la terra: «Non abbiamo bisogno di dèi, ormai abbiamo trovato quello giusto» (Capitano Kirk)
  • nell’episodio «Guarigione da forza cosmica» viene chiesto ad una potente extraterreste di operare una guarigione straordinaria. Risponde: «Solo il Creatore dell’universo può dare la vita»
  • si scopre anche che sull’Enterprise esiste una cappella per il culto.
  • E non dimentichiamo che il celebre saluto vulcaniano, «Vita lunga e prospera», è una benedizione biblica, e che il gesto che lo accompagna è il gesto di benedizione sacerdotale delle sinagoghe in cui il piccolo Leonard Nimoy, l’interprete di Spoch, era cresciuto… Rappresenta la lettera ebraica Shin, iniziale di Shekinah, ovvero l’attendarsi di Dio fra gli uomini.

Il capitano Kirk davvero nello spazio

Infine, siccome l’arte imita la vita, ma sembra anche che la vita imiti l’arte, il capitano Kirk, nella persona del novantenne attore William Shatner, è finalmente riuscito, lo scorso anno, ad andare davvero nello spazio, con un progetto privato, a soli 100 km dalla Terra e tuttavia in quello che è già considerato lo spazio esterno. Così, ha conseguito un primato: non quello di essere arrivato «dove nessun uomo è mai giunto prima», come recitava la celebre sigla tv, ma quello di essere finora la persona più anziana ad aver raggiunto lo spazio cosmico. Un bel primato.

Un saggio della serie tv QUI.

E per concludere, una curiosità: il Museo Aerospaziale di Washington, la più grande collezione di aerei e astronavi del pianeta, conserva, accanto all’Apollo 11 (la prima astronave che  ha portato gli esseri umani sulla Luna), allo «Spirit of St. Louis», con il quale Charles Lindbergh ha effettuato la prima sorvolata atlantica, e al primo aereo della storia, il biplano dei fratelli Wright, un’astronave che non ha mai volato, ma che ha portato gli spettatori là dove nessun uomo è mai giunto prima: il modello originale dell’Enterprise.