Il titolo che mi sono data è «Parola Sapienza Spirito», ma in realtà il primo vocabolo di questi che incontriamo nella Bibbia è «spirito»: «In principio Dio creò il cielo e la terra e la Terra era informe e vuota e le tenebre coprivano la faccia dell’Abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque». Quindi, prima ancora della «Parola» (e la Bibbia stessa è «Parola di Dio») incontriamo lo «spirito»: uno spirito che compie un’azione, come vedremo, femminile. E che questo spirito sia presentato al femminile significa pur qualcosa…
Un soggetto femminile, un’azione femminile
In effetti, la parola spirito, «ruach», in ebraico è femminile: dicendo «spirito» al maschile, così come suona in italiano, tradiamo qualcosa del suo significato originario. D’altra parte, le lingue si sviluppano secondo i propri modi e quindi a volte fanno anche perdere il significato originario di un vocabolo: perché «ruach» in ebraico è femminile e il soggetto di Genesi 1,2 compie un’azione femminile, quella di «aleggiare» sulla superficie delle acque, che è l’azione che fanno le madri quando aleggiano sul nido per proteggere o riscaldare o nutrire i piccoli oppure per proteggere le uova; quindi è un’azione materna. Ritroviamo un’immagine materna anche nell’ombra protettiva delle ali (a parte il fatto che nelle coppie dei pennuti di solito padre e madre si aiutano in tutto e spesso sono coppie monogame).
È comunque l’azione materna per eccellenza quella di mettere al mondo, riscaldare e nutrire, curare e provvedere alla prole. Per proseguire su questa linea, è materna anche l’immagine dell’aquila che porta i suoi piccoli sopra le ali, un’immagine bellissima ricavata dal bestiario simbolico degli antichi che spesso non rispecchia la realtà zoologica. Secondo la concezione antica, l’aquila era l’unico animale che potesse guardare fisso il sole senza abbassare lo sguardo. Non è vero dal punto di vista naturalistico, ma è per questo che San Giovanni viene rappresentato dal simbolo dell’aquila, perché vola sopra tutti gli altri e fissa lo sguardo nel mistero del Verbo Incarnato.
Infatti, la seconda caratteristica simbolica dell’aquila è la capacità di volare sopra chiunque altro e quindi non teme nessun pericolo dall’alto perché dall’alto nessuno può minacciarla; teme solo le frecce del cacciatore dal basso, e allora per proteggere i piccoli li porta sulle ali facendo loro scudo col proprio corpo… Il che non è vero, non sarebbe nemmeno possibile, però è un’immagine simbolica molto bella.
Spirito al femminile?
Quindi questa ruach non voglio dire che sia una sorta di maternità divina, perché non possiamo rappresentare Dio come se fosse veramente un padre e veramente una madre: son tutti modi di dire, naturalmente. Però questa immagine esprime una sorta di maternità creatrice dello spirito di Dio che vivifica quella materia oscura, tenebrosa, caotica che è la materia primordiale, la particella del Big Bang che è all’origine del mondo creato, e le dà vita, le dà ordine, le dà senso.
Rivediamo l’Incipit del film La Bibbia di John Huston (1966), con la suggestiva voce narrante di Arnoldo Foà.
Dal femminile al maschile
Noi abbiamo alquanto snaturato lo spirito perché l’abbiamo reso al maschile, anche se non per colpa nostra. La storia di questa parola è un singolare perché in ebraico «ruach» è femminile, in greco, «pneuma», diventa neutro, ma in latino «spiritus» è decisamente maschile. San Gerolamo osservò che questo passaggio di genere, dal femminile al neutro al maschile, era provvidenziale perché voleva far capire che Dio non ha genere alcuno, il che è anche vero. Fatto sta però che nel processo di traduzione di questa parola avviene una rivoluzione di significati.
Nel Credo noi diciamo «Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita»: «Kyrios», Signore, nel greco biblico indica Dio, non vuol dire signore come titolo di cortesia. Ma se il termine in greco e in latino fosse femminile cosa diremmo? che è «SignorA», per essere politicamente corretti? Oppure ci metteremmo l’asterisco?
Come la chioccia raduna i pulcini sotto le ali…
Però a parte gli scherzi e a parte gli eccessi è vero che questa linea di maternità, di femminilità, si è un po’ arenata nel mondo cristiano grazie (o per colpa) anche a questo tipo di traduzione. Invece, nei Vangeli di Matteo (23,37) e di Luca (13,34) Gesù in vista di Gerusalemme le rivolge una apostrofe dicendo: «Gerusalemme, Gerusalemme che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono inviati, quante volte avrei voluto radunare i tuoi figli intorno a me come una chioccia raduna i pulcini sotto le ali e voi non avete voluto!». Vedete, è la stessa immagine. Non ci si fa neppure caso, ma a volte si cerca di conferire ad un testo dei significati che non ci sono perché risultano magari politicamente corretti, e non si vedono quelli che invece ci sono di già.
Dallo spirito allo Spirito
Lo spirito santo, chiamato il più delle volte «spirito di Dio» o semplicemente «spirito», entra ovunque nell’Antico Testamento perché è lo spirito che suscita i profeti, lo spirito che mette loro in bocca le parole della profezia, che guida le azioni di Israele…
Ma qual è stata la trasformazione, l’evoluzione teologica di questo vocabolo e della realtà sottostante? È il concetto di Persona. Che lo Spirito Santo sia Persona viene rivelato solo nel Nuovo Testamento, quindi in tutto L’Antico Testamento non lo cercate perché non c’è. D’altra parte, se non esistesse una certa discontinuità fra Antico e Nuovo Testamento non ci sarebbe nemmeno stato bisogno di un Nuovo Testamento perché sarebbe bastato l’Antico. In una grande linea di continuità c’è pure qualche novità, e questa è una: lo Spirito Santo nel Nuovo Testamento diventa Persona, una Persona che però è difficile da esprimere.