La Bibbia dall’ABC. Qual è la somiglianza di natura fra l’uomo e Dio?

Bestiario di Aberdeen, Adamo dà il nome agli animali. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=252581

L’adam, dunque, è creato ad immagine di Dio in primo luogo perché riflette, nel creato materiale, la sovranità divina. Questo, in una visione funzionale che interpreta l’essere creato ad immagine di Dio come un ruolo in base al quale gli esseri umani – niente di meno – rappresentano Dio nell’ordine naturale. Ma possiamo vedere il problema della somiglianza con Dio da un altro punto di vista?

Visione relazionale

Una visione di tipo relazionale sostiene che l’immagine si trovi nelle relazioni umane con Dio e con gli altri. Un bell’approfondimento in chiave di spiritualità ortodossa QUI.

Teologi come Karl Barth ed Emil Brunner sostengono che sia la capacità di stabilire relazioni complesse a costituire l’essere umano a immagine di Dio. Tra l’altro, nell’umanità l’esistere come maschio e femmina rende gli esseri umani capaci di unioni spirituali oltre che fisiche. Le altre creature, per quel che sappiamo, non formano tali relazioni spirituali. In questo senso si può recuperare, in via subordinata, quanto scriveva il docente di filosofia fiorentino da me citato nell’articolo del 2 settembre scorso (QUI):

«l’essere umano sta proprio nel fatto che il maschio non è mezza natura umana e la femmina non è l’altra metà, ma essendo entrambi pienamente umani proprio per questo formano nell’unione matrimoniale l’unico e indiviso essere umano».

Quello che il docente ometteva di dire, forse considerandolo sottinteso, era proprio l’essere persona capace di rapporti interpersonali complessi, quindi anche di carattere spirituale, tratto che i semplici animali, per quel che sappiamo, non possiedono. Non il fatto di unirsi come maschio e femmina, ma il fatto di intessere reciprocamente relazioni personali è quanto rende l’adam diverso dagli altri animali.

Ma adesso dobbiamo chiederci: che cosa è quel quid che è presente nell’adam e non nel resto del creato subumano? Ovvero, in chiave ontologica, che cosa distingue l’adam dagli altri animali? Che cosa fa dell’essere umano una persona?

Caratteristiche ontologiche

Naturalmente, l’essere umano deve essere dotato di caratteristiche che gli permettono di espletare il ruolo di rappresentante di Dio nel cosmo. Quali sono queste caratteristiche? L’anima? Il pensiero astratto? La razionalità? L’intelligenza? Il possedere un’interiorità? La capacità di scelta etica? Il libero arbitrio o la libertà? La capacità di conoscere ed amare Dio? La consapevolezza di sé o autocoscienza? Il linguaggio verbale? La relazionalità?

La visione sostanziale individua l’immagine di Dio all’interno della struttura psicologica o spirituale dell’essere umano. In tale struttura esistono caratteristiche che accomunano l’uomo e Dio; ad esempio, l’anima razionale. 

Con questo si va oltre il senso biblico, perché l’antico scrittore non era certamente interessato a definire la natura dell’uomo (i problemi ontologici esulano dagli scritti veterotestamentari) ma solo a stabilirne il posto e il ruolo davanti a Dio e nel creato. Tuttavia, le domande sopra enunciate sono oggi lecite, perché ormai abbiamo prospettive di tipo filosofico che in epoca biblica sarebbero state del tutto inedite.

Consapevolezza e capacità etica

Io sfumerei le differenze fra uomo ed animale nell’ambito dell’intelligenza. Non voglio addentrarmi in questo problema, perché sappiamo ancora poco delle capacità degli animali, anche se la comune osservazione e gli studi scientifici dimostrano in molti di essi notevoli possibilità, dalle scimmie antropomorfe (che imparano il linguaggio dei segni) ai delfini, dagli elefanti ai polpi, per non parlare di corvi e pappagalli che in alcuni casi rivelano un’intelligenza pari a quella di un bambino di 4 anni. Andrei, invece, direttamente in campo etico.

La natura umana è contrassegnata dalla capacità di scelta etica: scegliere quello che si ritiene bene o quello che si ritiene male ma torna utile per raggiungere uno scopo. Le azioni umane sono buone o cattive, sono connotate da una responsabilità di fondo. Questo avviene perché l’uomo è ontologicamente libero, anche se poi molte scelte possono essere viziate, in concreto, dalla presenza di molti condizionamenti psicologici o sociali. Non pare che gli animali abbiano le stesse capacità etiche. Il loro agire avviene nell’ordine della natura e non in quello della morale.

Secondo il racconto biblico, infatti, Dio crea l’uomo operando un salto di qualità, una distinzione rispetto agli altri esseri della natura. Si ferma, ed enuncia solennemente un progetto, prima di crearlo. In Gn 1,26 il narratore passa dal semplice ordine «Sia» all’esortazione «Facciamo». Tra le varie interpretazioni di questo plurale, ci interessa quella secondo cui Dio, con l’esortazione al plurale «Facciamo», include anche l’uomo nel processo della propria formazione, Dio e uomo insieme. Gli altri esseri non concorrono consapevolmente alla propria nascita, ma l’uomo sì, altrimenti non sarebbe uomo…

(Continua)