
Il crescendo continua. Da Giaffa, Pietro deve andare ancora più lontano, a Cesarea Marittima, a 120 chilometri da Gerusalemme. Questa città, fondata da Erode il Grande, era in Giudea, ma era fortemente romanizzata, sede del procuratore romano e dotata di templi, teatri e anfiteatri. C’è un crescendo di distanze, ma anche un crescendo letterario, perché dei tre episodi di questa sezione questo è il più lungo (10,1-11,18). In sequenza: Lidda, breve; Giaffa, medio; Cesarea, lunghissimo… anzi, il più lungo di tutti gli Atti. C’è un crescendo anche quanto all’entità e significatività di quanto accade. Per la prima volta viene evangelizzato un pagano; e c’è un particolare interessante all’inizio del racconto.
Simone il Conciatore
«Pietro rimase a Giaffa parecchi giorni, presso un certo Simone conciatore».
Interessante. Il mestiere del conciatore, secondo le norme rabbiniche, induceva uno stato di impurità permanente. Il conciatore trattando le pelli si sporca, si rende impuro. Addirittura, l’esercizio del mestiere di conciatore era secondo il Talmud una causa valida per la donna di chiedere lecitamente il divorzio! In un regime in cui le donne, seppur molto amate e stimate, avevano scarsa libertà di azione, il mestiere di conciatore, come quello di raccoglitore di immondizie, dava alla donna il diritto di esigere dal tribunale il divorzio, con la motivazione “Credevo che avrei potuto sopportare la cosa, ma ora mi accorgo di non riuscirvi” (Ket. 7,10): come se il marito fosse affetto da lebbra.
Lavori disprezzati
Diverse categorie di lavoratori sono disprezzate all’epoca: asinaio, cammelliere, marinaio, vetturale, pastore, bottegaio, macellaio, medico (Qid. 4,14). In genere, si tratta di lavori che costringono a muoversi continuamente, senza poter osservare puntualmente la legge. Sahn 25 aggiunge il giocatore di dadi, l’usuraio, l’esattore delle tasse, il pubblicano, l’organizzatore di gare di piccioni. Sono mestieri poco etici. Può stupire che fra i lavori disprezzati si trovi la professione del medico: il grande rabbino R. Jehuda affermava che “il migliore dei medici è buono per l’inferno” (Qid. 4,14). Si rimproverava ai medici di dare la precedenza ai ricchi e trascurare i poveri… (Frédéric Mans, Il Giudaismo e l’Israele di Dio, EDB 2013).
La casa di Simone il conciatore è vicino al mare e quindi ha tutta l’acqua che gli serve; ma la sua casa resta infetta come lui. Eppure Pietro accetta l’ospitalità di quella casa. Dimora in una casa impura. Potrebbe, in verità, essere purificata, se il padrone cambiasse mestiere…. Ma intanto è quello che è. Curioso che l’ospitante, Simone detto il Conciatore, questo uomo impuro, abbia lo stesso nome dell’ospitato. Anche Simone detto Pietro avrà da superare ancora la barriera dell’impurità?