
L’omicidio commesso da Caino ai danni di Abele è divenuto il prototipo biblico di ogni violenza. Siamo per la prima volta di fronte al problema della sofferenza, qui una sofferenza autoindotta, perché è causata da una scelta di violenza. Dio infatti, che non ha abbandonato Caino a se stesso ma ha continuato a seguirlo con la sua parola, non arriverà a fermargli la mano: lo lascerà libero perché lo ha creato libero, ed è così che il male dilagherà nel mondo. Dio parla ma Caino tace, e il suo sarà un silenzio che uccide. Caino infatti non parlerà neppure col fratello. La stessa Parola di Dio affonda nel suo silenzio.
Le ragioni del crimine nel Midrash
Mentre noi siamo propensi a considerare Caino come l’aggressore e Abele come la vittima innocente, il Midrash ci propone altre idee, scavando nelle possibili motivazioni del delitto ed ammettendo che Abele stesso abbia concorso ad odiare e a farsi odiare.
E le ragioni dell’odio, come sa ogni buon giallista o lettore di gialli – ammesso che di odio si trattasse – sono sempre le solite, secondo il Bereshit Rabbah: ovvero, la contesa
- per i beni di questo mondo (terra e vestiti di pelli);
- per il diritto a una stessa donna (sia Caino sia Abele avrebbero avuto delle gemelle);
- per il luogo su cui costruire il Tempio (ragione teologica).
Possesso, amore, fanatismo religioso: tre cause di divisione, di odio e di lotta sempre valide nella storia del mondo.
Queste ipotesi midrashiche nascono fra le righe del non detto, come spesso accade. Infatti, il testo ebraico recita semplicemente:
«E disse Caino ad Abele suo fratello quando erano nel campo».
E disse… ma che cosa disse? Manca il complemento oggetto, che sarebbe obbligatorio in ebraico come in italiano. Il Midrash cerca di colmare la lacuna interpretando il non detto.
Il testo del Midrash (Bereshìt Rabbà 22, 15)
Di che cosa discutevano? Dicevano l’un l’altro: «Orsù dividiamoci il mondo». Caino prese i terreni beni immobili ed Abele i beni mobili.
Uno disse: «La terra sulla quale stai è mia!». L’altro: «Quello che tu vesti è mio!».
Uno disse: «Toglilo (il vestito)!».
L’altro disse: «Vola!».
Conseguenza di ciò: «E si levò Caino contro suo fratello Abele e lo uccise».
[Invece] Rabbì Jeoshùa di Sachnìn a nome di Rabbì Levì disse: «Tutti e due avevano preso i beni immobili e tutti e due avevano preso i beni mobili. E di cosa discutevano? Uno diceva: «Sul mio territorio verrà costruito il Santuario». L’altro diceva: «Nel mio territorio verrà costruito il Santuario», come è detto: «e fu quando furono nel campo» e per campo non si intende altro che il Santuario, come è scritto (Mic 3, 12): «Sion sarà arata come campo».
A seguito di ciò: «E si levò Caino contro suo fratello e lo uccise».
La colpa di Caino
Naturalmente, il Midràsh risponde solo ad un problema letterario: cosa disse Caino ad Abele, visto che il testo non lo dice? La risposta midrashica è allegorica e non letterale, perciò non si riferisce tanto a Caino e Abete quanto a tutti gli uomini di ogni epoca che nelle loro problematiche potrebbero seguire il loro esempio.
La colpa di Caino, in questo caso, potrebbe essere stata quella di essere… più veloce del fratello. «Disse rabbi Jochanan: essendo Abele più forte, aveva atterrato Caino. Allora questi gli disse: siamo gli unici figli al mondo, se mi uccidi che dirai a nostro padre? Abele si impietosì, e così Caino si alzò e lo uccise» (22,8).
Ma vediamo, invece, il senso che si può dare alla lacuna del testo.
Il testo ebraico
Il testo ebraico, come abbiamo detto, presenta una sospensione: riferisce che «Caino disse», ma non riferisce che cosa disse. Parla, ma non dice niente.
Le antiche traduzioni hanno inteso questo verbo come fosse legato a quel che segue: secondo i LXX Caino ha detto al fratello «Andiamo in campagna», secondo la Volgata «Egrediamur foras», secondo la Peshitta (siriaca) «Andiamo all’aperto». Può darsi che questi traduttori avessero il supporto di antiche versioni testuali che si esprimevano in tal senso. Ma nel Testo Masoretico, cioè il testo ufficiale ebraico, il complemento oggetto, o la proposizione oggettiva, manca. Quindi, c’è un silenzio.
Il silenzio che uccide
La mancanza di dialogo può uccidere? Eh sì, è quello che sta accadendo nella nostra storia. Non si parla, si aggredisce, ci si difende, si uccide. Il rifiuto di rapportarsi con l’altro nelle sua realtà più profonda, la negazione della reciproca conoscenza, la muta e mutua indifferenza uccidono. Caino col suo silenzio ha già ucciso il fratello in cuor suo prima ancora di alzare la mano su di lui. Cosa che presto farà.