Sic transit gloria mundi…

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Sic transit gloria mundi. Non voglio dir niente su Silvio Berlusconi, sarebbe fuori luogo. Mi limito a ripensare al rituale previsto per l’accesso dei membri della casa d’Asburgo alla Cripta dei Cappuccini per la sepoltura. Questo rituale viene narrato per Francesco Giuseppe, morto nel 1916, anche se forse è stato formalizzato in seguito ed attuato sicuramente il 16 luglio 2011 per Otto von Habsburg (il video QUI), principe ereditario e parlamentare europeo, come, nel 1989, per sua madre Zita di Borbone-Parma, l’ultima imperatrice austriaca vedova dell’ultimo imperatore Carlo I d’Asburgo.

Il rituale, oltre che suggestivo, è istruttivo.

Il rituale

Il ciambellano di corte bussa tre volte alla porta chiusa dietro la quale attende il padre guardiano dei cappuccini che custodiscono il luogo. Alla domanda «Chi è?» risponde declamando un lunghissimo elenco di titoli:

«Sua Maestà Imperiale e Reale Apostolica, Francesco Giuseppe I per la grazia di Dio Imperatore d’Austria, Re d’Ungheria e Boemia, Dalmazia, Croazia, Slavonia, Galizia e Lodomiria, e d’Illiria, Re di Gerusalemme ecc., Arciduca d’Austria, Gran Duca di Toscana e Cracovia, Duca di Lorena, di Salisburgo, Stiria, Carinzia, Carniola e di Bucovina, Gran Principe di Transilvania, Margravio di Moravia, Duca d’Alta e Bassa Slesia, di Modena, Parma, Piacenza e Guastalla, d’Auschwitz e Zator, di Teschen, del Friuli, di Ragusa e Zara, Conte principesco d’Asburgo, di Tirolo, di  Kyburg, Gorizia e Gradisca, Principe di Trento e Bressanone, Margravio d’Alta e Bassa Lusazia e in Istria, ecc.» (dove l’«ecc.» include un’altra chilometrica sfilata di appellativi…).

Saranno validi questi titoli roboanti per essere ammessi nel Regno dei Cieli? No. Il guardiano dei cappuccini risponde: «Non lo conosco». La porta resta chiusa.

Per la seconda volta il ciambellano bussa tre volte alla porta, e alla domanda «Chi è?» questa volta brevemente risponde: «Sua Maestà Imperiale Francesco Giuseppe d’Asburgo». Ahimè, non basta neppure questo. La risposta è la stessa: «Non lo conosco». La porta non si apre.

Di nuovo il dignitario bussa tre volte e alla domanda rituale umilmente risponde: «Un povero peccatore». È così che gli si spalancano le porte dell’eternità.