Settimana Santa alla Verna: scatti fotografici

Ho “rubato” qualche scatto fotografico della Settimana Santa alla Verna su Facebook del santuario francescano, per ripercorrere insieme la suggestiva liturgia del Triduo pasquale di quest’anno 2023.

Domenica delle Palme

La Settimana Santa ha inizio con la Domenica delle Palme e la memoria dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme per consumarvi la sua Pasqua.

Si tratta di un rito antico, che nasce nella comunità cristiana di Gerusalemme e da lì si diffonde nel resto dell’Impero. Ne parla già la pellegrina Egeria alla fine del IV secolo:

«Allorché comincia l’ora undecima, si legge il brano evangelico in cui i bambini con rami e con palme vanno incontro al Signore dicendo: Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Subito il vescovo si alza in piedi e così tutto il popolo. Poi dall’alto del Monte degli Ulivi si fa a piedi l’intero cammino. Tutto il popolo procede davanti al vescovo con inni e antifone, rispondendo sempre: Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Tutti i bambini del luogo, anche quelli che non sanno ancora camminare perché troppo piccoli e che sono portati a cavalcioni dai genitori, tutti hanno dei rami, chi di palma, chi di ulivo; così la folla accompagna il vescovo nello stesso modo in cui quel giorno venne accompagnato il Signore. Dall’alto del monte fino alla città e di qui, attraversandola tutta, fino all’Anastasis che è già sera. Giunti là, benché sia tardi, si celebra il lucernare, si fa ancora una preghiera alla Croce e si rimanda il popolo».

A Roma, invece, è già attestato nel V secolo come nello stesso giorno si leggesse la Passione del Signore. Nell’attuale liturgia è stato mantenuto questo doppio carattere: da una parte la commemorazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme; dall’altra, la lettura della Passione del Signore di Matteo, o Marco, o Luca, a seconda dell’anno liturgico.

Giovedì Santo

La lavanda dei piedi nella Messa “In Coena Domini”

Il Giovedì Santo è il giorno dell’Ultima Cena di Gesù con i suoi apostoli, perciò è il giorno dell’istituzione sia dell’Eucaristia che del Sacerdozio Ministeriale. La liturgia è molto ricca e prevede al mattino un’unica Messa per tutta la diocesi, con la consacrazione degli oli per l’amministrazione dei sacramenti (Messa crismale): il Crisma per il Battesimo, la Cresima e l’ordinazione sacerdotale ed episcopale; l’Olio dei Catecumeni per il Battesimo; l’Olio degli infermi per l’Unzione degli Infermi.

Il pomeriggio, invece, viene celebrata nelle varie chiese la Messa In Coena Domini, ripetendo i gesti che Gesù compì nella sua Ultima Cena: la Lavanda dei piedi e l’Istituzione eucaristica. Il discorso sarebbe molto lungo; rimando a questo approfondimento (QUI),

e mi limito a far notare che il gesto di Gesù di lavare i piedi ai discepoli è un gesto eclatante che esprime l’abbassamento di Dio a lavare i piedi agli uomini e preannuncia l’imminente Passione e Morte di Gesù (raffigurata nel suo deporre la veste per poi riprenderla, stesso linguaggio usato nel cap. 10 del IV Vangelo per indicare come il Buon Pastore deponga la vita per le sue pecore per poi riprenderla: morte e Resurrezione).

Le campane suonano per l’ultima volta al Gloria della Messa In Coena Domini, poi tacciono, per riprendere a suonare solo al Gloria della Veglia di Pasqua.

Venerdì Santo

L’ostensione del Crocifisso

Nel Venerdì Santo tutto è all’insegna della Croce: in questo giorno non si celebra neppure la Messa, ma si commemora solo la crocifissione e morte di Gesù. I riti consistono quindi solo nell’azione liturgica della Passione del Signore, scandita nei seguenti momenti: lettura della Passione secondo Giovanni, Preghiera dei fedeli, Adorazione della croce e Comunione con le particole consacrate il giorno precedente (un approfondimento QUI).

Il momento simbolicamente più intenso è sicuramente la progressiva scopertura del Crocifisso fino a mostrarlo completamente alla vista dei fedeli, con la conseguente adorazione. Un momento: come di può parlare di adorazione della Croce, se l’adorazione è dovuta solo a Dio? L’adorazione del Venerdì Santo non è certo volta a due pezzi di legno incrociati, e neppure ad una figura di gesso che vi sia inchiodata. L’adorazione è volta alla Presenza divina che ha fatto di quel legno la via della nostra salvezza (adorazione relativa), e va intesa piuttosto nel senso etimologico latino in cui ad-orare significa portare alla bocca (ad – os / oris), quindi baciare in segno di reverenza. Adorando la Croce noi diamo la nostra adorazione al Dio che per noi ha dato tutto se stesso nella persona del Figlio, fino alla morte e alla morte di croce.

Veglia pasquale

Dal fuoco sarà acceso il Cero pasquale che simboleggia Cristo Risorto, e dalla Luce di questo le candele di tutti i presenti

Il Triduo culmina con la Veglia pasquale, Madre di tutte le veglie e di tutte le celebrazioni cristiane.

All’esterno della chiesa, nel buio della notte, il celebrante accende il Cero al fuoco, poi lo introdurrà nella chiesa immersa nelle tenebre…

Padre Alessio… 102 anni ben portati!

… dove dall’unica luce che simboleggia la Luce di Cristo si accenderanno le candele di tutti i presenti, e la chiesa sfavillerà di piccoli splendori.

Il diacono canta il Preconio pasquale o Exsultet.

Un approfondimento del significato QUI.

E via, la Veglia pasquale prosegue con tutti i suoi pregnanti riti, nelle chiese più scalcinate come in quelle più maestose e suggestive. Tra queste, la Verna ha sicuramente un posto d’onore, causando non poca invidia – sia detto benevolmente – in chi non può prendere parte alle liturgie di un luogo così significativo… Ho ragione?