Come nel terzo giorno, anche nel sesto giorno Dio compie due opere di creazione: gli animali terrestri e l’umanità. Il processo evolutivo che anima il grande affresco della creazione è sempre più raffinato.
La creazione degli animali terrestri (Gn 1,24-25)
Il comando di Dio è quello, alla terra, di far uscire da sé esseri viventi. L’animale terrestre è visto come totalmente dipendente dalla terra, che nuovamente partecipa all’attività creatrice, come aveva fatto per la vegetazione.
Come la vegetazione, anche gli animali terrestri sono suddivisi in tre gruppi, non secondo criteri zoologici scientifici, ma a seconda del rapporto che hanno con l’uomo.
- Behemah o bestiame domestico (sarà poi distinto, in Lv 1,2, in bestiamo grosso e bestiame minuto)
- Remesh o rettili (stessa radice RMSH usata per il brulichio dei pesci in 1,21)
- Animali della terra, cioè le bestie selvatiche.
Il testo non fa invece distinzione fra specie pure e specie impure: Dio ha creato pure tutte le cose.
Cinque volte nei due versetti ricorre il comando di moltiplicarsi secondo la propria specie. Dall’indifferenziato originario, la creazione passa alla differenza, secondo la propria specie. Solo l’umanità sfuggirà a questa affermazione, perché non esistono diverse specie di umanità: esiste una sola umanità che si trova in ogni uomo. L’uomo però sarà se stesso solo «se accetta di stare in quel regime di differenza a lui proprio in cui Dio lo pone» (E. Bianchi, Adamo, dove sei? pag. 133).