Viaggio nella Bibbia. Dinah: poteva andare diversamente…

Se Sichem avesse sposato Dianh...
Sandro Botticelli, Le figlie di Jetro. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=148142

La povera Dinah è sacrificata nelle sue aspirazioni e nella sua sorte dall’interesse di famiglia e da una visione etnocentrica contraria all’alleanza con gli stranieri. Ma la cosa poteva andare diversamente, e concludersi magari con un «E vissero tutti felici e contenti…», se Sichem avesse sposato Dinah.

Testi rabbinici che interpretano Genesi 34

Non mancano midrashim che dipingono l’atto violento di Simeone e Levi in ​​una luce negativa e lo deprecano.

Tre esempi:

  • Il midrash Genesis Rabbah (“Vaychi” 98), interpretando la maledizione di Giacobbe su Simeone e Levi, la spiega riferendosi alla perdita delle persone che erano pronte a convertirsi. Inoltre interpreta «storpiarono un toro (shor)» nel senso che sradicarono una linea (shuron) di convertiti che avrebbero potuto nascere dai sichemiti.  Quindi, il midrash muove il rimprovero aver distrutto una potenziale popolazione di convertiti, anche se a giustificazione dei due fratelli si poteva addurre il fatto che essi non si fidavano della sincerità di coloro che volevano convertirsi.
  • Il Sechel Tov di Rabbi Menachem ben Shlomo (Italia del XII secolo) su Gen 34,8 si riferisce al discorso di Hamor, in cui il padre di Sichem usa la parola ח-ש-ק (innamorarsi) quando cerca di convincere Giacobbe a lasciare che suo figlio sposi Dinah. L’autore del midrash nota che la parola denota affetto, e che il plurale Vostra figlia non si riferisce solo a Giacobbe suo padre, ma a Giacobbe e Lia madre di Dinah. In altri termini, Hamor sta tentando di convincere Lia ad accettare il matrimonio di Dinah con suo figlio. Tutto questo dà l’idea di un desiderio genuino di Sichem di far parte della famiglia.
  • In un testo duro, il Talmud (b. Sanhedrin 99b) condanna coloro che vorrebbero tenere fuori dall’ebraismo i potenziali convertiti. Il testo afferma che poiché Abramo, Isacco e Giacobbe non accettarono Timna come convertita, lei sposò il figlio di Esaù e il suo discendente fu Amalek (Genesi 36,12). In altre parole, i patriarchi non avrebbero dovuto rifiutarla, e proprio poiché lo fecero crearono un nemico eterno per i loro discendenti.

Se Sichem avesse sposato Dina…

La lettura rabbinica solleva una possibilità alternativa: cosa sarebbe potuto accadere se, nella storia, i fratelli Simeone e Levi avessero accettato la proposta di matrimonio, o se Giacobbe fosse stato un padre più forte, che avrebbe potuto portare i suoi figli a vedere le cose sotto una luce diversa? Invece, i due fratelli ingannano anche Giacobbe, che tace fino a che sul letto di morte si scaglierà contro i suoi figli maledicendoli per la loro follia.

Ma si può immaginare una storia diversa: se Sichem avesse sposato Dinah… avremmo avuto una Bibbia che invece di raccontare battaglie e stermini avrebbe potuto raccontare di come gli Israeliti e gli Hivvei fecero pace e vissero accanto come vicini, con la gente del posto che aderì alla religione di Abramo. Avrebbe potuto essere, questo, un rivolgimento spirituale duraturo, che avrebbe potuto servire da modello per le generazioni successive… e quanto bisogno ce ne sarebbe oggi!

Giuditta: un’Anti-Dinah

Invece, abbiamo avuto una Giuditta (il nome significa la Giudea, quindi rappresenta il popolo di Israele). Con la sua abile strategia, questa discendente di Simeone attira le attenzioni di un potente pagano, ma a differenza di Dinah si mantiene incontaminata (Gdt 13,16) e con la sua astuzia riesce a far cadere nelle sue mani, novella Giaele, il nemico, e ad ucciderlo. Per giustificarsi, nella sua preghiera invoca proprio il rapimento di Dinah (Gdt 9,2-4). Nell’azione violenta di una donna verbosa, l’ingiustizia fatta alla muta Dinah viene in un certo senso riscattata, o almeno compensata. Ma forse Dinah avrebbe preferito sposare il suo principe, e vivere in pace nella pace fra le due famiglie… Il suo nome significa “Giudizio”, ma un giudizio a lei favorevole, come sarebbe stato giusto, non l’ha avuto.