E se poi tornano le belle giornate…

Se poi tornano le belle giornate...

Se poi tornano le belle giornate… anche noi torniamo al mare. Mare ottobrino un po’ malinconico, dati i rigori di questo autunno che non si è presentato mite o addirittura caldo come da queste parti fa solitamente.

Vale la pena di godersi questo solicello, quando si fa strada tra le perturbazioni…

Se poi tornano le belle giornate...

Quando ero piccola, ed a scuola (parlo degli anni Cinquanta) si studiavano tante poesie, e si leggevano tanti brani di prosa, io vedevo l’autunno attraverso le mie letture. Ero di città: ed in città, a parte la caduta delle foglie dei platani e dei tigli, la venuta delle piogge, ed il rinfrescamento delle temperature, l’autunno non era molto visibile. Ce ne accorgevamo dai frutti esposti nelle botteghe, allora rigorosamente di stagione: uva, kaki e castagne; anche melagrane; le zucche no, non erano di moda, e in Italia Halloween non si sapeva neppure che esistesse, tranne che per i lettori di Topolino che, come me, ne avevano avvisaglie nelle storie della strega Nocciola (con la cantilena: Dolci e chicche, dolci e chicche, o il fantasma di Berlicche!).

Anche l’autunno ha le sue fioriture. Questa però è esotica: è fiorita una palmina

Dunque, l’autunno non era altro che la stagione in cui si tornava a scuola: benedetto quel Primo di Ottobre, fortunati noi che si stava a scuola di meno e si imparava di più! Poi veniva subito, il 4 di ottobre, S. Francesco amico degli scolari, e il quarto giorno era già un giorno di vacanza!

Una stagione letteraria

Tre stagioni della vita…

Dalle letture scolastiche, l’autunno era una stagione di nebbie agli irti colli, piovigginii, urli di maestrale, vendemmie, aspri odori di fermentazioni e voli di uccelli migratori. Lo leggevamo sui libri, perché io una vigna non l’avevo mai vista, e per me la campagna esisteva solo come spazio di collegamento fra una città e un’altra. Dal treno vedevo addirittura i buoi arare, ma era un’immagine da cartolina, come la poesia del Carducci, che mi insegnava che il bove era pio, e che i cipressi erano giganti giovinetti.

Per me, insomma, finché sono stata a scuola, l’autunno era una stagione letteraria. Adesso che la posso apprezzare dal vero, è una mezza stagione che quasi non esiste più, schiacciata tra estati sempre più lunghe ed inverni ancora rigidi, rapida parentesi di colore. Ma quest’anno no: l’autunno è venuto con tutti i sentimenti, intemperie comprese. Perciò, se poi tornano le belle giornate, in cui il sole splende e l’aria è tiepida, buon ritorno al mare!