Lettura continua della Bibbia. Atti: Uno scambio di sguardi (3,1-16)

Scambio di sguardi
Immagine da me realizzata con AI tramite www.deepai.org

«Un giorno Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera verso le tre del pomeriggio» (3,1). C’è uno scambio di sguardi all’inizio di questo racconto di miracolo, i due apostoli e un mendicante storpio.

Uno scambio di sguardi

Lo storpio guarda gli apostoli aspettando un’elemosina. Il suo vedere (horáo) è uno sguardo superficiale, di interesse venale: una sbirciata a possibili donatori. Li guarda, ma non li vede veramente: li ha adocchiati solo come potenziali elargitori di qualche spicciolo. Pietro invece lo guarda con attenzione, fissa lo sguardo su di lui (atenízo: guardare fissamente). Oltre alla sua condizione fisica, lo vede dentro. Stabilisce un rapporto. E lo invita a fare altrettanto: Guarda verso di noi! (blépo: guardare in un certo modo).

Questo rapporto più profondo offerto da Pietro fa sì che anche lo storpio cambi il proprio modo di guardare: il verbo usato adesso è epécho: volgersi verso… Non sono soltanto gli occhi, adesso, ad essere coinvolti con uno sguardo superficiale: tutta la persona si volge verso chi gli parla. Dalla sbirciatina al coinvolgimento personale. Il mendicante, però, ha una visuale ristretta: aspetta ancora soltanto una piccola elemosina. Ma non è questo che Pietro ha da dargli.

La guarigione

«Ma Pietro gli disse: Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!».

Pietro sa di poter fare, nel nome di Gesù, quello che Gesù ha fatto. Come nei gesti di salvezza di Gesù, anche quello di Pietro va molto oltre la semplice guarigione fisica. Quello storpio, impedito ad entrare nel tempio dalla sua infermità, adesso vi entra, con gli apostoli, non solo camminando come non aveva mai fatto in tutta la sua vita, ma addirittura di slancio. Entrare nel tempio significa essere ammessi alla comunità.

Lo stupore

Lo stupore che questi portenti suscitano in chi li vede è tipico della narrazione lucana. Stupore, ammirazione e gioia per i doni che lo Spirito suscita nella storia degli uomini. E tutta questa attenzione è motivo per Pietro di pronunciare un secondo discorso.

Scambio di sguardi: Pietro e il popolo

«Tutto il popolo fuor di sé per lo stupore accorse verso di loro al portico detto di Salomone. Vedendo ciò, Pietro disse al popolo: Uomini d’Israele, perché vi meravigliate di questo e continuate a fissarci come se per nostro potere e nostra pietà avessimo fatto camminare quest’uomo?».

Nuovamente uno scambio di sguardi. Il popolo “ha visto” quel che è successo: di nuovo il verbo horáo, quello che qui Luca usa per indicare il primo sguardo superficiale. Anche Pietro “vede” il popolo con questa stessa prima occhiata, quella dello sguardo superficiale. Basta questo sguardo per avvertirlo che c’è qualcosa di sbagliato. Sia lui che il popolo aggiustano il tiro: il popolo adesso sta fissando i due apostoli (atenízo) come se fossero loro gli autori del prodigio. Devono correggere lo sguardo: a testimonianza di ciò che Pietro sta dicendo loro possono finalmente nella giusta luce vedere il guarito (theoráo) che ben conoscono. Questo è, finalmente, il verbo che mancava all’inizio, quello della contemplazione: vedere dentro, vedere la realtà spirituale delle cose. Dalla sbirciatina alla contemplazione: un grande processo spirituale. Ma se questa vista interiore si apre si deve alla Parola.