
Saulo era partito baldanzoso, e adesso resta inchiodato a terra. Le certezze che aveva prima non ci sono più. Capisce solo di essere alla presenza di un a lui sconosciuto Signore. «Chi sei, o Signore?» (9,5). Signore, Kyrios, è il titolo divino per gli ebrei di lingua greca. Saulo è di fronte a qualcosa di grande che non si sarebbe mai aspettato. È la Voce che lo istruisce sul da farsi.
«Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». «Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno. Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla» (9,7-8). Nessuno ha visto nulla: c’era solo quella Voce, e la luce che ha abbagliato Saulo.
Saulo a Damasco
Saulo a Damasco doveva andare da trionfatore, per arrestare i seguaci di Gesù di Nazareth. Credeva che fosse questo il suo dovere, tanto era zelante osservante della Legge. Pur essendo discpolo di Gamaliele, non aveva fatto tesoro della sua saggezza. Adesso è al buio e non sa più nulla. È un disabile, dipende dagli altri per qualunque movimento.
«Guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda».
Saulo a Damasco è come morto: ce lo dice quella durata di “tre giorni” nei quali resta nelle tenebre senza mangiare e senza bere, senza compiere atti di vita.
Anania
«Ora c’era a Damasco un discepolo di nome Anania».
Come Saulo sospettava, a Damasco c’era già una piccola comunità di discepoli: andava lì per arrestarli. Anania è uno di loro. Il Signore lo manda da Saulo:
«Anania! Rispose: Eccomi, Signore! E il Signore a lui: Su, và sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando, e ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista».
«Rispose Anania: Signore, riguardo a quest’uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme. Inoltre ha l’autorizzazione dai sommi sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome. Ma il Signore disse: Va’, perché egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome».
Nella sua cecità e nel suo sconcerto, Saulo prega. Non vede con gli occhi del corpo, ma vede con gli occhi della mente.
«Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo».
Anania non si fida umanamente, ma sulla parola del Signore crede, e chiama Saulo fratello. Un altro aspetto che stupisce profondamente Saulo: essere chiamato fratello da colore che egli voleva incarcerare.
«E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato, poi prese cibo e le forze gli ritornarono».
Dopo tre giorni Saulo ci vede, appena battezzato può tornare a mangiare, le forze gli ritornano. Non perde tempo.
Dalla lettera ai Galati risulta che Saulo – Paolo rimase due o tre anni a Damasco. Qui Luca sintetizza in pochi giorni: tempi di ritiro, di preghiera, di ascolto, di studio… e di annuncio (vv. 19-25):
«Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco, e subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio. E tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: Ma costui non è quel tale che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocano questo nome ed era venuto qua precisamente per condurli in catene dai sommi sacerdoti?».