
Santi in famiglia: gente comune. Dopo aver fatto qualche carrellata di vite di sovrani santi, che pur si sono santificati nella vita familiare (ad esempio QUI), avventuriamoci nel territorio della gente comune, quella gente che difficilmente viene canonizzata anche se talvolta vive eroicamente nelle condizioni secolari. Se ne trova poca, pochissima nei secoli distanti da noi, con maggiore frequenza nei tempi attuali.
B. Lucchese e Bonadonna (XIII sec.)

Contemporaneo di San Francesco, Lucchese verso i 30 anni si liberò della sua avidità e avarizia e di tutte le ricchezze e scelse di fare la carità. All’inizio la moglie dubitò della sua salute mentale. Ma una volta, dopo aver rimproverato il marito che per fare elemosina a tutti aveva svuotato la madia, aprendola di nuovo la trovò piena di pane fresco. Dopo questo miracolo anch’ella decise di seguire lo sposo dedicandosi con lui a Dio e al prossimo. Lucchese avrebbe voluto farsi frate e Bona unirsi a S. Chiara, ma S. Francesco li invitò a continuare a vivere insieme dando loro una regola di vita: fu per loro che fondò l’Ordine francescano secolare o Terz’Ordine francescano. Il 28 aprile 1260 Lucchese e Buonadonna, uniti dall’amore in terra, furono chiamati insieme al cielo.
Santi Louis e Zélie Martin (XIX sec.)

Per trovare la coppia successiva facciamo un balzo di secoli così grande che di loro abbiamo addirittura la foto: perché dalla Toscana del Medioevo si passa alla Francia dell’Ottocento. Sono i genitori di S. Teresa di Lisieux.
Louis Martin e Zélie Guérin, canonizzati il 18 ottobre 2015, sono stati sposi secondo il cuore di Dio. Avrebbero desiderato entrambi farsi religiosi, ma capirono che il Signore li voleva insieme e il 13 luglio 1858 si sposarono nella chiesa di Notre Dame in Alençon. Dio, nella loro famiglia, sarà sempre «il primo servito». Quando Louis rimase vedovo a 54 anni, dopo 19 di matrimonio, si consacrò interamente alla felicità delle figlie. Morirà a 71 anni dopo un umiliante declino causato da arteriosclerosi e paralisi, conoscendo prima, comunque, la gioia di donare tutte le cinque figlie al Signore: quattro nel Carmelo di Lisieux e una fra le Visitandine.
Beati coniugi Beltrame Quattrocchi (XX sec.)

Non hanno fondato congregazioni, non sono partiti missionari; hanno vissuto il loro matrimonio come un cammino verso Dio facendosi santi, una coppia borghese che visse a Roma nella prima metà del Novecento: Luigi e Maria, beati non malgrado il matrimonio, ma proprio in virtù di esso. I figli abbracceranno tutti la vita religiosa. Luigi fu avvocato stimato e integerrimo; Maria, una scrittrice assai feconda di libri educativi. Entrambi avevano a cuore i problemi della società e della nazione; furono animatori dei gruppi del movimento di Rinascita Cristiana e del movimento Per un mondo migliore di Padre Lombardi, nella sollecitudine costante verso i bisognosi che bussavano alla loro porta. Nel 1917 divennero terziari francescani e nel corso della loro vita non mancarono mai di accompagnare gli ammalati a Loreto e a Lourdes con l’Unitalsi.
I martiri di Markowa

Guardate bene questa foto, perché di lì a poco tutta questa famiglia sarà sterminata dai nazisti per aver nascosto degli ebrei nella propria casa. E per la prima volta nella storia della Chiesa sarà beatificata un’intera famiglia, compreso il settimo figlio, quello non ancora nato, per il quale è stato riconosciuto un vero e proprio battesimo di sangue come per i Santi Innocenti.
Il 24 marzo 1944, nel villaggio di Markowa presso Podkarpackie in Polonia, un’intera famiglia veniva sterminata dalla polizia tedesca con gli otto ebrei che ospitava. La coppia, Józef Ulma e sua moglie Wiktoria Niemczak, aveva 6 figli piccoli – Stanisława, di 8 anni; Barbara, di 6; Władysław, di 5; Franciszek, di 4; Antoni, di 3; Maria, di un anno e mezzo – e ne aspettava un settimo. Nella Bibbia che fu trovata in casa loro, erano sottolineati in rosso alcuni versetti della parabola del buon samaritano.
Józef Ulma, classe 1900, abile agricoltore, coltivava anche interessi culturali ed era molto attivo nel circolo della Gioventù Cattolica. Nel 1935 sposò Wiktoria Niemczak (nata nel 1912). Quando iniziò la deportazione degli ebrei polacchi verso i campi di concentramento, si salvarono solo quelli che si fecero nascondere dai vicini di casa. Si conoscono almeno seimila polacchi che misero a rischio la loro vita per nascondere e salvare gli ebrei, a rischio di essere giustiziati sommariamente. I coniugi Ulma nascosero in casa loro ben otto persone; si suppone che a fare la spia sia stato un poliziotto che ricattava la famiglia ebrea nascosta in casa Ulma, quando questa risultò impossibilitata a continuare a pagare.
Józef e Wiktoria Ulma, nel 1995, sono stati riconosciuti «Giusti tra le Nazioni». Nel 2003 la diocesi di Przemyśl ne ha iniziato il processo di beatificazione, includendoli dapprima nel gruppo di 122 martiri polacchi della II Guerra mondiale, capeggiati dal sacerdote Henryk Szuman. Nel corso della fase diocesana, fu deciso di inserirvi anche i bambini, a motivo della fede dei genitori. Il processo dei 122 martiri si è concluso il 24 maggio 2011 nella diocesi di Pelplin.
Nel marzo 2017, la Congregazione delle Cause dei Santi ha autorizzato lo scorporo della causa degli Ulma da quella collettiva. Il loro cammino verso gli altari è quindi diventato autonomo, in attesa che sia riconosciuto «che questa famiglia abbia in modo eccezionale testimoniato la Carità fino al martirio». Il riconoscimento del loro martirio è avvenuto da parte di Papa Francesco, in data 17 dicembre 2022. Per la prima volta nella storia della Chiesa viene riconosciuto il martirio di un bimbo già concepito ma non ancora nato.
Una coppia di laici fondatori di istituti religiosi

Torniamo indietro nel tempo, e troviamo, in Piemonte, una inconsueta coppia di laici fondatori di ordini religiosi. Si tratta di laici benestanti, Carlo Tancredi Falletti, marchese di Barolo (nato a Torino il 26 ottobre 1782), e la sua sposa Giulia Colbert (nata a Maulevrièr in Vandea il 26 giugno 1786), che aveva conosciuto a Parigi presso la corte di Napoleone. I due furono subito in sintonia sui valori più profondi. Non avendo avuto figli, i due sposi interpretarono questa penosa assenza all’interno del disegno provvidenziale di Dio e si dedicarono ad una paternità e maternità spirituali vissute fecondamente nella realtà del loro tempo, riuscendo a segnare profondamente la vita sociale di Torino.
Giulia si impegnò intensamente nella realtà carceraria, visitando le carcerate e intrecciando con loro rapporti interpersonali che le potevano condurre all’esperienza concreta dell’amore di Dio. Denunciò al Governo la triste situazione delle carceri e si prodigò personalmente per la trasformazione dell’ambiente carcerario da luogo di punizione a luogo di rieducazione e redenzione. Fondò per questo varie istituzioni e in particolare una Congregazione femminile formata anche da ex detenute: le “Sorelle Penitenti di Santa Maria Maddalena” (1834, approvate da Carlo Alberto e poi da Gregorio XVI nel 1846), oggi chiamate “Figlie di Gesù Buon Pastore”. Sono presenti in Italia, Eritrea, Messico, Venezuela, Colombia e Perù.
Carlo Tancredi si dedicò invece massimamente all’educazione. Ricoprendo cariche di una certa rilevanza politica (fu anche sindaco di Torino), poté scelte concrete soprattutto per i piccoli, per i quali istituì nel suo palazzo le “stanze di ricovero” per i figli di operai poveri: i primi asili d’infanzia del Piemonte e forse d’Italia. Nel 1834, insieme alla moglie, fondò le Suore di Sant’Anna, per proseguire nella Chiesa la missione a servizio dei giovani. Sono presenti in tutti i continenti tranne che in Oceania.
I due sposi ospitarono per molti anni nel loro palazzo Silvio Pellico, reduce dalle prigioni austriache. Carlo Tancredi morì il 4 settembre 1838, mentre la sposa continuò la loro missione a servizio dei più poveri fino al 19 gennaio 1864, quando lo raggiunse. Per entrambi è in corso il Processo di canonizzazione. Si auspica che Carlo e Giulia siano proclamati beati insieme come coppia, a modello di santità per tutte le famiglie.
Una vita qualunque: i santi della porta accanto

Si potrebbe obiettare: sì, ma questi erano privilegiati, erano ricchi, avevano soldi, erano istruiti… Forse questo si può dire per alcuni, ma non per la maggior parte dei Santi della porta accanto, come li chiama papa Francesco, le persone comuni che vivono santamente la loro vita quotidiana, con un eroismo che nessuno conosce. A questo proposito, mi viene da citare un passo di un romanzo un po’ strano di C.S. Lewis, Il Grande Divorzio (dove il divorzio come istituto giuridico non c’entra per niente), che conduce il lettore dalle porte dell’inferno alle soglie del paradiso… oltre no, perché il grande scrittore non si riteneva degno di immaginarlo.
Bene, a un certo momento dell’azione, durante la quale gli spiriti dannati vengono pregati dalle anime sante di arrendersi a Dio ed accettare la sua misericordia, l’autore, nella veste del protagonista, quasi un secondo Dante Alighieri, vede venire avanti una processione formata da figure luminose. Ragazzi e ragazze precedono, e dietro viene la Dama in onore della quale la processione si sta svolgendo. Lo spettatore si emoziona, scambiando la Signora, presumibilmente, per la Vergine Maria, tanta è la gloria che la circonda. Chiede chiarimenti al suo Virgilio, lo scrittore cristiano McDonald.
«“È lei…? È lei?” sussurrai alla mia guida. “Niente affatto”, disse. “È qualcuno di cui non hai mai sentito parlare. Sulla terra si chiamava Sarah Smith e viveva a Golders Green”.
“Pare che sia…, diciamo, una persona particolarmente importante”. “Sì. È una dei grandi. Hai sentito che la fama in questo paese e la fama sulla terra sono due cose completamente diverse”…
“Chi sono i ragazzi e le ragazze da entrambe le parti?”. “Sono i suoi figli e le sue figlie. “Deve avere avuto una famiglia numerosa, signore”. “Ogni giovane uomo o donna che la incontrava diventava suo figlio, anche se era il ragazzo che portava la carne a casa attraverso la porta sul retro. Ogni ragazza che l’ha incontrata è diventata sua figlia”. “Non è molto duro questo per i veri genitori?”. “No. C’è, infatti, chi ruba i figli degli altri. Ma la sua maternità era di tipo diverso. Coloro che furono accolti sotto la sua maternità tornarono ad amare molto di più i loro veri genitori. Pochi uomini la contemplavano che non diventassero, in modo speciale, suoi amanti. Ma era quel tipo di amore che non li rendeva mariti infedeli con le loro vere mogli, ma mariti più fedeli”.
“E come?… ma, guarda! Cosa sono tutti quegli animali? Un gatto, due gatti, dozzine di gatti. E quei cani… Ecco! non riesco a contarli! E ci sono anche uccelli. E cavalli”. “Sono i suoi animali”. “Mantiene una specie di zoo? Mi sembra che questo sia un po’ eccessivo”. “Ogni bestia, ogni uccello che le si avvicini ha un posto nel suo amore. Al suo fianco diventano se stessi. L’abbondanza di vita che ha in Cristo, ricevuta dal Padre, trabocca e li inonda” .
Ho guardato il mio Maestro con stupore. “Sì”. disse. “Succede come quando gettiamo un sasso in uno stagno: che le onde concentriche si espandano sempre di più. Chissà dove andranno a finire? L’umanità redenta è ancora giovane, ha appena raggiunto la sua piena forza. Ma già c’è abbastanza gioia nel mignolo di una grande santa, come quella donna, per risvegliare tutte le cose dell’universo che sono morte e riportarle in vita”».
Auguriamoci che l’ottimismo cristiano di C.S. Lewis si avveri. Come cerchi concentrici su uno specchio d’acqua: questo, per grazia di Dio, è il potere di espansione della santità autentica, anche quella silenziosa.