Sant’Eligio e il cavallo (1 dicembre)

Sant'Eligio
Sant’Eligio. Di FredSeiller – Opera propria, CC0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=148716083

Sant’Eligio di Noyon (588 – 1º dicembre 660), figlio di Eucherio e Terrigia, era di umili condizioni ma poté apprendere l’arte dell’oreficeria a Limoges presso il monetiere Abbone. Avendo realizzato, secondo la tradizione, ben due troni per Clotario II che gliene aveva commissionato uno, il re lo nominò orafo di corte e maestro della zecca. La tradizione gli attribuisce pure numerose opere di oreficeria, molte delle quali ormai perdute.

Sotto Dagoberto I Sant’Eligio ricoprì la carica di tesoriere e fu anche incaricato di complesse missioni diplomatiche.

Si dedicò assiduamente ad esercitare la carità in favore dei poveri e degli infermi, finanziando anche il riscatto dei prigionieri, oltre alla costruzione di chiese e monasteri. Fondò un monastero a Solignac, e il monastero femminile di S. Marziale di  Parigi. Usò, insomma, la sua importante carica per compiere numerose opere di bene. Eletto vescovo della diocesi di Tournai e Noyon nel 640, si dedicò alla conversione dei pagani ancora presenti nella diocesi.

È patrono degli orafi, dei numismatici, dei maniscalchi e anche dei veterinari, in quanto avrebbe riattaccato la zampa ad un cavallo. Per questo motivo il  1º dicembre, giorno della sua festa, in alcune località francesi si effettua la benedizione dei cavalli; la tradizione esiste anche in Italia.

Iconografia

Sant’Eligio è solitamente raffigurato come vescovo o come orefice, più raramente in entrambe le condizioni. La scena più vivace è quella della visita di Gesù nella sua bottega, mentre gli mostra come ferrare un cavallo tagliandogli la zampa e poi riattaccandola. La leggenda è questa:

Sant’Eligio e il cavallo

Eligio, oltre che un orafo, era anche un abilissimo maniscalco. I chiodi che usava per fissare i ferri allo zoccolo sembravano delle pietre preziose. La sua bravura lo portò ad insuperbirsi, tanto che fece montare sulla sua bottega un’insegna con scritto Éloi, maître sur maître, maître sur tous, il maestro dei maestri, il maestro su tutti.

Gesù Cristo intervenne allora per riportare all’umiltà il provetto maniscalco e sotto mentite spoglie si presentò alla bottega di Eligio offrendogli i propri servigi. Eligio prese una verga di ferro e la porse allo sconosciuto, che prontamente realizzò un ferro perfetto. Allora il maniscalco lo sfidò nell’arte della ferratura, ma lo sconosciuto sollevò la zampa posteriore sinistra del cavallo; la tagliò di netto e comodamente ferrò lo zoccolo, per poi riattaccare la zampa al suo posto senza forzo e facendo lo stesso con le altre tre. Quando Eligio provò a fare lo stesso, non riuscì più a riattaccare la zampa al cavallo di un cavaiere diretto in Inghilterra, che stava rapidamente perdendo sangue.

Disperato Eligio stava per uccidersi, per non sopravvivere al disonore, ma Gesù ricomparve e riattaccò al cavallo l’arto tagliato. Eligio vide che il capo dello sconosciuto era cerchiato da un’aureola e riconobbe Gesù Cristo, che gli disse: Ti perdono perché ti credo guarito dal tuo orgoglio: rimani maestro dei maestri, ma ricordati che solo io sono maestro di tutti. Detto ciò salì in groppa al cavallo risanato, dietro al cavaliere, e con lui si dileguò. Il cavaliere, diretto in Inghilterra, era san Giorgio! (fonte: http://www.dumaspere.com/pages/bibliotheque/chapitre.php?lid=v8&cid=66).