Santa Vereburga e le oche (3 febbraio)

Santa Vereburga con le oche. Fonte immagine: https://www.santiebeati.it/immagini/?mode=view&album=39475&pic=39475A.JPG

Totalmente sconosciuta ai più, Santa Vereburga ha come attributo iconografico le oche. Perché?

Vereburga (Werburga), nome latinizzato di WerburhWærburh e Werburgh, fu fondatrice di monasteri e badessa dell’abbazia di Ely. Nata nel 650, era figlia del più feroce dei re di Mercia, Wulfhere, e di sant’Ermenegilda principessa del Kent.

Nel 675, alla morte del padre, rinunciò ai privilegi regali e si ritirò nell’abbazia di Ely nell’East Anglia, dove la nonna S. Sexburga e poi la madre S. Ermenegilda erano state badesse. Svolse la propria funzione con scrupolo e fondò diversi altri monasteri, tanto più che l’erede del re suo padre, lo zio Ethelred, la invitò ad assumere la direzione di tutti i monasteri femminili nel suo dominio, affinché potesse portarli all’alto livello di perfezione che aveva caratterizzato quello di Ely. La santa acconsentì con qualche difficoltà a rinunciare alla solitudine e intraprese l’opera di riformare i monasteri  esistenti e di fondarne di nuovi, sempre in spirito di umiltà e di servizio. 

Santa Vereburga morì nel monastero di Trentham nel Lincolnshire il 3 febbraio 699 o 670.

Santa Vereburga: la leggenda

Se i dati storici sono scarni, abbondante di particolari è la romanzesca leggenda riportata nella Vita del monaco benedettino Goscelino (fine XI secolo), secondo la quale Santa Vereburga, pur essendo una bella si voleva consacrare interamente a Cristo e respinse numerosi corteggiatori. Uno di questi, Werbod, che non era cristiano, giunse a denunciare gli stessi figli del re, che come cristiani frequentavano nascostamente S. Chad vescovo di Lichfield, facendoli mettere a morte. Werbod però andò incontro ad una miserabile fine e re Wulfhere, pentito, cessò di osteggiare la sua santa sposa e S. Chad, anzi fu conquistato alla fede dalla sua grazia. Bisogna aggiungere che la storia smentisce questqa parte della leggenda: i martiri S. Wulfald e S. Ruffin non erano figli di Wulfhere e S. Ermenegilda, e non furono vittime della crudeltà di quel re. 
Un’altra leggenda spiega perché l’attributo principale della santa sia un’oca. Quando un gruppo di oche selvatiche devastò i raccolti, la santa le fece intrappolare e catturare. Il mattino successivo però scoprì che un servo ne aveva cucinata una: Santa Vereburga si fece consegnare i resti e risuscitò l’oca, che poi volò via in libertà insieme a tutte le sue consorelle cessando di rovinare i raccolti.