Praticamente sconosciuta in Italia, Santa Melangell è la patrona gallese degli animali.
Questo suo patronato è dovuto in particolare ad un aneddoto: nel 604 il principe di Powys, Brochwel Ysgithrog, andò a caccia di lepri a Pennant nelle colline di Derwyn. Seguendo i suoi segugi sulle tracce di una lepre, trovò una giovane donna che pregava in uno stato di profonda contemplazione, con la lepre sdraiata sotto una piega del suo mantello. I cani, da scatenati che erano, si calmarono indietreggiando, ed il principe rinunciò alla caccia per sedersi ad ascoltare la storia della Santa, una storia di fuga dall’Irlanda e di esilio. Impressionato dalla virtù della giovane, descritta come «virginem vultu speciosam et divinae contemplationi deditam» («vergine bella nel volto e dedita alla divina contemplazione»), le volle donare la terra su cui si trovava affinché le garantisse il luogo adatto per pregare, e proibì per sempre che vi si svolgesse la caccia.
Melangell visse lì da sola per 37 anni, dopo di che sopra la sua cella fu costruita una chiesa con un santuario. La chiesa rimase luogo di protezione per tutto il Medioevo e le lepri continuarono ad essere tutelate nel suo territorio. A Santa Melangell si richiama l’associazione per la protezione degli animali Cymdeithas Melangell che promuove il benessere di queste creature.
Misericordia per gli uomini e per gli animali
È dalla sua intensa vita di preghiera che Santa Melangell attinse la misericordia verso il prossimo e verso ogni essere vivente, tanto che viene considerata patrona dei piccoli animali.
La sua leggenda si è accresciuta col tempo, ma non ci sono dubbi che nel VII secolo in Galles, in fondo alla valle di Tanat, a due miglia circa da Llanwddyn, sia vissuta davvero questa donna che si diede tutta a Dio, lasciando un’impronta così forte nel cuore dei contemporanei che dopo la sua morte, si organizzarono (e si organizzano ancora) continui pellegrinaggi alla sua tomba dove le guarigioni si moltiplicavano.
Verso il 1160 le reliquie della santa furono trasferite in una chiesa in pietra, una delle più antiche chiese normanne di tutta l’isola, edificata a sostituire una precedente struttura in legno.
Una santa ecumenica
Santa Melangell è vissuta quando la Chiesa era ancora unita, prima della divisione delle Chiese d’Oriente, per cui è venerata da cristiani di tutte le confessioni, che ella continua ad affascinare con la sua spiritualità, l’esempio di preghiera, la compassione e l’aiuto caritatevole per tutti. Gli ortodossi le hanno dedicato diverse preghiere, tra cui questo megalynarion:
«Rallegrati, o meravigliosa figlia di re, fiore del deserto e ornamento delle vergini; rallegrati, o Melangell, misericordiosa e giusta, tu sei la più grande gloria del Galles».
Sulla sua tomba vengono deposti biglietti con preghiere di cristiani di tutte le confessioni. L’antica chiesa normanna e il Centro ecumenico di Santa Melangell attualmente sono attualmente affidati alle cure di una donna sacerdote della Chiesa anglicana (Church of England), che vi garantisce accoglienza, sensibilità e conforto. Sulle antiche mura è scolpito l’antico messaggio:
«Rivolgiti alla preghiera con animo puro;
mantieni il tuo cuore nell’adorazione;
dà tutto l’onore dovuto
a Dio che è immensamente buono».
Le persone continuano a frequentare il luogo per trovare guida, speranza e guarigione. Il Centro svolge un’azione di sensibilizzazione all’ecumenismo e alla cura del creato.
La leggenda agiografica
Il più antico testo a parlare di Santa Melangell è l’Historia divae Monacellae (Monacella è il nome latinizzato di Melangell), composto sulla base di una precedente tradizione orale. Se ne conservano due frammenti e tre testi con la copia integrale del manoscritto originale perduto. Inoltre, riferimenti a Santa Melangell e ai pellegrinaggi alla sua tomba si trovano anche in due elegie di Guto’r Glyn, poeta del quindicesimo secolo. Thomas Pennant (1726-1798) parlò diffusamente di lei nel suo Viaggi in Galles.
La leggenda
Da questo complesso di testi emerge questa figura: figlia del re irlandese di Iowchel, quando suo padre volle darla in sposa ad un ricco pretendente la fanciulla oppose un fermo rifiuto poiché aveva già consacrato per sempre a Gesù la propria verginità. Perciò la principessa irlandese fuggì. L’Historia le fa dire in estrema sintesi questa frase lapidaria: «Deo ducente huc veni» («Con la guida di Dio giunsi qui»). Nella valle di Tanat visse per anni in completa solitudine, dedicandosi alla preghiera e alla penitenza: abitò in una grotta, dormendo su una lastra di pietra, nutrendosi dei frutti del bosco, avendo per amici gli animali selvatici e i fiori dei campi. Insieme ai suoni della natura e alle voci degli animali innalzava le sue lodi a Dio; di notte riconosceva la Sua grandezza contemplando le stelle, di giorno le meraviglie della natura.
Dopo l’episodio della lepre datato all’anno 604, 15 anni dopo che la Santa vi si era ritirata in solitudine, altre giovani si unirono a lei per condividere la sua vita di preghiera. Nacque così un piccolo monastero di cui la Santa fu eletta abbadessa. Le monache vi trascorrevano la vita pregando, accogliendo i pellegrini, curando i malati, assistendo i poveri. Dopo l’incontro con Brochwel, Melangell visse ancora trentasette anni, sempre in ardente carità soprattutto verso i sofferenti, nella gioia e nella luce del Vangelo. I contemporanei attestarono che, fino al termine della sua vita, le lepri e gli animaletti del bosco le correvano gioiosamente incontro senza mostrare mai alcun timore. È una costante, per i Santi dei primi secoli e dell’Alto Medioevo, l’amicizia con la natura e con le creature viventi del deserto (per i monaci orientali) e della foresta (nel monachesimo occidentale).