
Una delle sante più popolari in tutto il mondo è Santa Lucia, vergine e martire, la cui festa ricorre il 13 dicembre. Di lei dà notizie una Passio latina del V – VI secolo, di cui la critica recente ha confermato l’esattezza terminologica del linguaggio giuridico e la congruenza dei dati storici.
La biografia
Lucia nacque a Siracusa, da una nobile famiglia cristiana, verso la fine del III secolo. Si consacrò segretamente a Dio con voto di perpetua verginità, venendo però promessa in sposa a un pretendente. A seguito della miracolosa guarigione della madre Eutichia presso il sepolcro della martire catanese Sant’Agata (5 febbraio 301), Lucia svelò alla madre il desiderio di donare tutta la propria vita a Dio, elargendo tutte le sue ricchezze ai poveri. Così Santa Lucia si fece povera, e si dedicò alle opere di misericordia d’ogni genere, a vantaggio dei poveri, degli infermi, degli orfani, delle vedove, e dei ministri di Dio. Ma il pretendente deluso la denunciò al locale tribunale dell’impero, con l’accusa di essere cristiana. Erano i tempi della persecuzione di Diocleziano.
Il martirio
Avendo rifiutato di sacrificare agli déi, fu processata dal magistrato Pascasio. Ella gli rispose con fermezza, quasi solamente citando la Sacra Scrittura. Così riporta il testo dell’interrogatorio: «Sacrificio puro presso Dio è soccorrere i poveri, gli orfani e le vedove. Per tre anni ho offerto tutto al mio Dio. Ora non ho più nulla, e offro me stessa. Sono la serva del Dio eterno, il quale ha detto: quando sarete trascinati dai giudici, non preoccupatevi di cosa dire, perché non sarete voi a parlare, ma parlerà in voi lo Spirito Santo. Coloro che vivono in santità e castità sono tempio di Dio e lo Spirito Santo abita in essi». Per professare la sua fede nella potenza di Dio, citò il salmo 91,7: «Mille cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra, ma nulla ti potrà colpire».
Rimasta miracolosamente illesa dai più efferati supplizi, fu finita con un colpo di spada alla gola e venne sepolta nelle catacombe cristiane di Siracusa. Era il 13 dicembre dell’anno 304. Secoli dopo, per metterle al sicuro dalle razzie saracene, le sue spoglie furono trasferite a Venezia, dove si trovano tuttora.
Patrona della vista

Il personaggio di Santa Lucia è immediatamente riconoscibile dai fedeli per un particolare iconografico: gli occhi in un piattino che la santa tiene in mano. Gli occhi in viso, però, li ha ugualmente… Che cosa significa? Il dettaglio del cavamento degli occhi è leggendario, ma Santa Lucia è riconosciuta come protettrice della vista, quindi degli occhi. Da qui il particolare iconografico. Ma allora ci chiediamo: quando nasce questo patronato, e perché? Sicuramente lo troviamo affermato al Medioevo in poi.
L’origine del patronato sulla vista è verosimilmente da cercarsi nella connessione etimologica del nome Lucia con il vocabolo lux / luce, tanto che la figura e il culto di Lucia divengono, nel corso del tempo, una promessa di luce materiale e spirituale. Nella Legenda Aurea di Iacopo da Varazze, fonte di gran parte dell’iconografia religiosa, il racconto relativo a Santa Lucia è preceduto appunto da un preambolo sull’accostamento Lucia / luce.
Anche Dante Alighieri, che aveva avuto problemi alla vista per averla sforzata nella lettura, era devoto di Santa Lucia, che per ben tre volte si presenta nella Divina Commedia, una per ogni Cantica, quale simbolo della Grazia illuminante:
- Quando Dante è smarrito nella selva oscura, inviata da Maria perché chieda a Beatrice di intervenire a favore del suo fedele (Inferno II, 92-108)
- Quando la santa solleva Dante fino all’ingresso del Purgatorio (Purgatorio IX, 55-63)
- Quando Santa Lucia siede nell’Empireo (Paradiso XXXII, 133-138).
Gli Occhi di Santa Lucia: porte blindate

Capita talvolta di trovare sulla riva del mare delle curiose conchiglie lasciate lì dalla marea: curiose, perché sono conchiglie talmente piatte che non è possibile che un mollusco ci abiti. Hanno la forma di occhi, un rilievo centrale, come se avessero le pupille, e infatti… sono gli Occhi di Santa Lucia.
In realtà non sono intere conchiglie, ma porte con cui il gasteropode si chiude ermeticamente all’interno. Sto parlando della Bolma rugosa, un animaletto la cui conchiglia è provvista di un opercolo che funge da vera e propria porta del guscio, fornendo così la massima protezione dai predatori.
Secondo una leggenda solo poetica, quando Santa Lucia si volle consacrare interamente al Signore, si strappò gli occhi e li gettò in mare, per allontanare da sé, per sempre, ogni pretendente. Ma la Madonna la ricompensò donandole un altro paio di occhi, ancora più belli e luminosi di prima.
Gli Occhi di Santa Lucia sono pregiati, e vengono utilizzati anche in gioielleria per fare medaglioni e ciondoli.
Tradizioni della festa di Santa Lucia

La festa di Santa Lucia era considerata tanto importante, che era ritenuto una grazia speciale nascere proprio in quel giorno. Mio padre raccontava che la mia nonna paterna Cesira, classe 1870, era nata qualche ora prima del 13 dicembre, ma era stata registrata all’anagrafe come nata il giorno successivo, per farla nascere proprio nel giorno di Santa Lucia.
Data la popolarità della santa e l’importanza del simbolo della luce a lei connesso, il suo culto si è legato a molte tradizioni che spaziano ben oltre Siracusa e la Sicilia di cui Santa Lucia era originaria. Infatti, cadendo in pieno Avvento, il giorno di Santa Lucia appare come un evento che precede l’arrivo della Luce di Cristo il giorno di Natale.
Nel nord Italia
Ad esempio, una tradizione di origini contadine, che si tramanda nelle province di Cremona, Bergamo, Lodi, Mantova, Brescia fa la Santa Lucia la portatrice di doni. Dato che il solstizio d’ inverno cadeva proprio il 13 dicembre, in tale giorno nelle campagne era uso, da parte di chi aveva avuto raccolti più abbondanti, donarne una parte ai meno fortunati.
Inoltre, si racconta che nel XVI secolo, a seguito di una grave carestia nel Bresciano, alcune signore di Cremona avessero organizzato una distribuzione anonima di sacchi di grano da lasciare sulle porte di tutte le famiglie. Questa distribuzione, effettuata da una carovana di asinelli, avvenne di nascosto la notte tra il 12 e il 13 dicembre, quasi fosse una grazia della santa. Per di più, in tale notte ospitalità voleva che si accogliessero nelle case i pellegrini i quali, prima di ripartire, lasciavano sulla porta un dono per i padroni della casa. Così, con il passar del tempo, si consolidò così l’usanza di fare regali il 13 dicembre.
La sera del 12 si prepara un piatto di biscotti e un bicchiere di vin santo per Santa Lucia e una manciata di paglia o una carota per l’asinello che deve trasportare le gerle colme di doni. I bambini devono andare a dormire presto, perché chi fosse sveglio e vedesse la Santa riceverebbe una manciata di cenere negli occhi. Alla mattina i bambini troveranno i doni.
In Svezia
In Svezia per Santa Lucia, prima dell’alba, la figlia più giovane di ogni famiglia rappresenta la Santa vestita di una lunga veste bianca, con una fascia rossa in vita e una corona di candele in testa. I dolci tipici di questa festa sono i Lussekatter («gatti di Santa Lucia»), brioches allo zafferano che poi rimarranno protagoniste di tutto il periodo natalizio.
In Danimarca
Anche in Danimarca si celebra il «Luciadag» (giorno di Lucia) con processioni e recite in chiese e scuole. La «Lucia» prescelta incoronata con delle candele accese viene posta a capo di un gruppo di fanciulle vestite di bianco, ognuna con una candela in mano. Anche i bambini possono essere vestiti con lo stesso tipo di tunica bianca delle bambine, indossando però, invece della corona di candele, un cappello a forma di cono, decorato con stelle dorate: sono i «stjärngossar» (ragazzi delle stelle).
Altri paesi
Usanze simili si riscontrano in altri paesi nordici, come la Norvegia e le zone di lingua svedese della Finlandia. Santa Lucia è uno dei pochi santi celebrati nei paesi a prevalenza luterana. In Dalmazia e Ungheria, tradizione vuole che nel giorno di Santa Lucia si piantino chicchi di grano: il giorno di Natale saranno già alti, rappresentando la nuova Vita nata a Betlemme.
Il 13 dicembre è davvero il giorno più corto che ci sia?

La memoria liturgica della Santa ricorre il 13 dicembre: proverbialmente, il giorno più corto che ci sia (nell’emisfero boreale, naturalmente). Questo proverbio è insistente, ma risponde a verità? Nemmeno per sogno. Il giorno più corto è quello del solstizio d’inverno, 21 dicembre. Come mai la sapienza popolare ha preso una cantonata simile?
In realtà il proverbio, quando è nato, non sbagliava: fino al 1582 il 13 dicembre era davvero il giorno del solstizio d’inverno, la giornata più corta dell’anno. Cosa è successo dal 1582 ad oggi?
Il calendario giuliano
Il calendario vigente fino al 1582 era il calendario giuliano, adottato da Giulio Cesare nel 46 a.C. Tale calendario inseriva un anno bisestile ogni quattro anni, cioè aggiungeva all’anno un giorno intero, mentre la durata esatta dell’anno solare è di 365 giorni più 5 ore, 48 minuti e 46 secondi. Perciò ogni anno bisestile comportava l’aggiunta di 24 ore e non di una frazione di giorno come sarebbe stato corretto. Si era quindi accumulato un anticipo di circa dieci giorni della datazione del calendario rispetto al vero anno solare, per cui il solstizio invernale cadeva il 13 dicembre e non il 21 come avrebbe dovuto, e il giorno di Santa Lucia era davvero il giorno più corto dell’anno.
Il calendario gregoriano
A rimediare alla discrepanza intervenne papa Gregorio XIII (per questo il calendario attualmente in vigore si chiama calendario gregoriano), il quale fece letteralmente saltare il periodo fra il 4 e il 15 ottobre (cioè, dopo il 4 ottobre 1582 venne il 15 ottobre), riportando l’anno del calendario a coincidere con l’anno astronomico. I paesi cattolici lo adottarono subito, quelli protestanti e non cristiani vi si conformarono gradualmente entro l’Ottocento. Alcune Chiese ortodosse, come la Chiesa russa, seguono ancora il calendario giuliano: ecco perché in questo caso le solennità religiose vengono celebrate con un ritardo di 13 giorni, come il Natale festeggiato il 6 o 7 gennaio anziché il 25 dicembre.
Gradatamente, quindi, l’anno solare e l’anno del calendario andarono a coincidere, e il giorno più corto tornò ad essere il 21 dicembre. Ma la memoria popolare è tenace, per cui il proverbio rimase, come pure quello che afferma «Per San Benedetto la rondine è sotto il tetto», mentre l’arrivo delle rondini avviene una decina di giorni dopo. Pensate all’antichità di questi proverbi, nati prima del 1582…
D’altra parte, per pareggiare i conti, la sapienza popolare aveva escogitato un accomodamento, affermando che Santa Lucia è il giorno più corto che ci sia ma che il sole nei giorni successivi sta fermo fino al 21 dicembre, festa, a quei tempi, di San Tommaso apostolo. Poi, «Per San Tommè, il giorno cresce quanto il gallo alza un piè»: cioè, pochino pochino…