Santa Brigida (23 luglio): una Santa per l’Europa

Vi è una piccola frotta di Sante che nell’ultimo scorcio di luglio ci accompagna verso la piena estate (da S. Maria Maddalena, «apostola degli apostoli», all’indaffarata S. Marta di Betania): tra queste, una forse poco conosciuta in Italia, e tuttavia patrona d’Europa, Santa Brigida di Svezia (1303 – 1373), contemporanea di Caterina da Siena con cui condivide tale ruolo per il ministero di pacificazione che entrambe svolsero.

Vita di famiglia

Brigida, di nobile famiglia, andò sposa a 14 anni, ed ebbe 8 figli con lo sposo Ulf che, diversamente dal nome che significa «Lupo», fu uomo mite e di spirito evangelico, e si fece insieme a lei terziario francescano. Brigida ogni giorno si dedicava alla cura dei malati nel piccolo ospedale che aveva fatto costruire, lavandoli e rammendando i loro abiti; provvide anche a dare un onesto lavoro alle giovani povere che sarebbero altrimenti cadute nel giro della prostituzione.

Per venti anni la città di Ulfasa, dove era  principessa di Närke, fu il centro della sua vita, che però Brigida conduceva senza vanagloria, dirigendo personalmente i suoi servitori e svolgendo insieme alle ancelle le incombenze domestiche, in un clima di famiglia. Ebbe anche modo di studiare la S. Scrittura e di conoscere le correnti di pensiero di tutta Europa presso il maestro Matthias, che si era formato a Parigi. Brigida venne così apprezzata per la sua cultura da essere chiamata dal re di Svezia per istruire la giovane regina.

La scelta monastica

Quando nel 1341 i due coniugi festeggiarono le nozze d’argento, vollero recarsi in pellegrinaggio a Santiago di Compostella; questo fu l’evento che segnò una svolta decisiva nella loro vita. Nel viaggio di ritorno, Ulf trovò scampo dalla morte grazie ad un prodigio e i due coniugi decisero concordemente di abbracciare la vita religiosa.

Ulf fu accolto nel monastero cistercense di Alvastra, Santa Brigida si trasferì in un edificio annesso allo stesso monastero, dove restò quasi tre anni. Nel frattempo, Ulf morì, il 12 febbraio 1344, assistito dalla moglie.

Presso tale monastero, Santa Brigida ebbe intense esperienze mistiche grazie alle quali comprese di dover operare per il bene e la pace di tutta Europa e della Chiesa. Nel 1346 il re di Svezia Magnus Eriksson le donò il castello di  Vadstena affinché lo adibisse a monastero; papa Urbano V lo avrebbe approvato il 5 agosto 1370.

Santa Brigida preparò per la sua fondazione monastica una regola in 27 capitoli che venne approvata da Urbano VI il 3 dicembre 1378 (bolla Hiis quae pro divini cultus aumento).

Una donna per l’Europa

Nel 1349 Brigida lasciò la Svezia recandosi a Roma per celebrare il giubileo del 1350 e ottenere l’approvazione del suo ordine. A Roma, però, la santa soffre per il diffuso degrado della città, nella quale si avvertiva fortemente la lontananza del Papa, residente ad Avignone dove la sede papale si trovava dal 1309. Come per S. Caterina da Siena, parte importante della sua missione sarà quindi quella di ottenere il ritorno del Papa a Roma.

Ma Santa Brigida ha a cuore anche la situazione europea. Scrive ai principi perché si metta fine alla Guerra dei Cent’anni tra Francia e Inghilterra. Importanti in quel periodo le sue opere di carità. Brigida vive in povertà, chiedendo anche l’elemosina alle porte delle chiese.

Salvo alcuni pellegrinaggi, Santa Brigida rimase a Roma fino alla sua morte avvenuta il 23 luglio 1373. L’unico suo rimpianto era che il Papa non fosse tornato definitivamente a Roma: solo per un breve periodo, nel 1367, Urbano V vi era rientrato. A stabilirvisi definitivamente sarà Gregorio XI, alcuni anni dopo la morte di Brigida. Morendo, la Santa affidò l’Ordine alla figlia Caterina che, una volta rimasta vedova, l’aveva raggiunta e seguita nella vocazione monastica.
La sua canonizzazione avvenne nel 1391 ad opera di papa Bonifacio IX. Nel 1891 fu dichiarata patrona della Svezia. Nel 1999 è dichiarata Compatrona d’Europa da Giovanni Paolo II.

L’iconografia

Nelle immagini, Santa Brigida è spesso accompagnata da un cervo. Il cervo è un attributo iconografico abbastanza diffuso per due motivi:

  • Si presenta come simbolo dell’anima che ha sete di Dio, riprendendo il versetto “come la cerva anela ai corsi d’acqua così l’anima mia anela a Dio” (Salmo 42).
  • Può  essere simbolo anche di Cristo stesso per il portamento regale e la fierezza ed anche perché, secondo il bestiario antico, non teme il serpente ma lo uccide.

L’attributo iconografico di S. Caterina di Svezia, sua figlia, è un cervo: fu, infatti, più volte miracolosamente salvata da una cerva in cui alcuni ravvisarono la madre, Santa Brigida. È forse per questo che il cervo, che in questo caso rappresenta l’aiuto materno, compare anche in relazione alla madre Santa Brigida.

L’ordine del SS. Salvatore: le Suore Brigidine

Il suo Ordine del SS. Salvatore, le cui religiose sono dette comunemente “Suore Brigidine”, ebbe per due secoli un grande influsso sulla vita religiosa dei Paesi Scandinavi. Nel periodo di maggiore fioritura contava 78 monasteri “doppi”, nonostante le rigide regole numeriche. I monasteri brigidini dovevano ospitare 60 monache governate dalla badessa e 25 religiosi retti da un confessore generale. Dei religiosi, 13 dovevano essere sacerdoti (come gli apostoli più S. Paolo), 4 diaconi (come i quattro dottori della Chiesa: Agostino, Ambrogio, Girolamo e Gregorio Magno), e 8 laici. Tale composizione voleva ricordare la primitiva comunità cristiana, con i 72 discepoli (le monache con i diaconi e i fratelli) oltre agli apostoli.

Il 13 febbraio 1422 papa Martino V proibì i monasteri doppi: i monasteri esistenti sopravvissero con una speciale dispensa, quelli di nuova fondazione dovevano essere esclusivamente maschili o femminili.
L’ordine fu sciolto prima con la Riforma Protestante, poi con la Rivoluzione Francese; sopravvissero alcuni monasteri in Polonia, Baviera, Paesi Bassi,  Italia  e  Portogallo. Il ramo maschile si estinse nel 1863.

La rinascita

L’8 settembre 1911 la svedese Maria Elisabeth Hesselblad, luterana convertitasi nel 1902 al cattolicesimo, fondò a  Roma  una congregazione di suore con l’abito e il carisma di santa Brigida per l’apostolato  ecumenico presso le popolazioni  scandinave, nel solco di quella ricerca della pace e dell’unità, così care a Brigida. Papa Francesco ha voluto canonizzarla nel 2016. Oggi l’Ordine conta 57 case e circa 600 religiose. 
Le Suore Brigidine si riconoscono per il tipico copricapo. Due bande bianche formano una croce, i cui bracci sono uniti da una fascia circolare; cinque fiamme, una al centro e quattro sul bordo, ricordano le piaghe di Cristo.

Oltre alle suore, esiste ancora una dozzina di abbazie autonome di monache Brigidine di clausura.

… e i brigidini

Pare che ad un monastero di Brigidine a Pistoia debbano l’esistenza e il nome i famosi dolci di Lamporecchio: secondo la leggenda, una monaca avrebbe rovesciato dello zucchero sull’impasto delle ostie, e per non sprecare il materiale vi aggiunse dell’anice e creò i «brigidini»…

I santi patroni di Europa

I Santi patroni d’Europa. Di collection by User:jobas – self-made fromOther photos, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=32020763

I santi patroni sono importanti, non solo come intercessori a cui rivolgersi, ma anche come figure di riferimento cui ispirarsi, fratelli maggiori che hanno già percorso la nostra strada e possono essere presi come guide.

L’Europa ha un patrono dal 1966, quando Paolo VI le assegnò come santo protettore – ovviamente – San Benedetto, fondatore di un ordine che ha salvato il continente dalla barbarie coltivandone la terra e coltivandone la mente.

Giovanni Paolo II pensò alla componente slava, quindi all’Europa orientale, quando nel 1980 proclamò patroni d’Europa i santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori del mondo slavo.

Lo stesso papa nel 1999 provvide ad integrare fra i patroni la componente femminile della santità, aggiungendo ai tre santi patroni tre sante patrone: la nordica Santa Brigida e l’italiana Santa Caterina, pacificatrici di popoli e fautrici del ritorno del Papa da Avignone a Roma, e Santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, ebrea di origine, monaca carmelitana, filosofa e mistica, vittima della Shoah.