Santa Barbara (4 dicembre)

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Santa Barbara. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=52093707

«Il primo di dicembre è Sant’Ansano; il quattro, Santa Barbara beata; il sei, San Niccolò che vien per via»…

Così recita la filastrocca toscana dei santi di dicembre, e in effetti Barbara è una santa molto popolare, patrona di tutto ciò che è legato ai pericoli del fuoco ed alle morti fulminanti. Perché?

Le vicende della vita di Barbara ci sono pervenute attraverso poche notizie incerte e frammentarie, in redazioni in greco e latino di una Passio della santa, discordanti anche per quanto riguarda il luogo e l’epoca del martirio (si spazia dal 235 con Massimino il Trace al 313 con Massimino Daja, ad Antiochia, Nicomedia, Heliopolis e persino la Toscana secondo il Martirologio di Adone: «In Thuscia natale Sanctae Barbarae virginis et martiris sub Maxmiano imperatore»). Il testo più antico è del VII secolo, quindi ben lontano dal martirio della santa.  Il sito vaticano la ricorda così:

«Santa Barbara nacque nel 273 d.C. in Asia Minore, ma si trasferì ben presto in Sabina, con il padre Dioscuro, un pagano ricco, proprietario di diversi possedimenti in quella zona. Bellissima e molto ambita da diversi pretendenti, Barbara (che significa straniera) preferiva condurre una vita ritirata e dedicarsi allo studio. Si convertì al cristianesimo, cosa che fece infuriare il padre. Prima tentò di riportarla al paganesimo, ma in seguito alla sua reticenza la trascinò davanti al Giudice.

Nel tentativo di farle rinnegare la sua fede, Santa Barbara fu condannata a subire torture, ma si racconta che le verghe usate per percuoterla si trasformassero in piume e uscì indenne dalle fiamme che dovevano ustionarne le carni. Fu il padre a darle la morte per decapitazione, per essere subito dopo colpito da un fulmine. La storia della giovane martire è quindi anche una parabola della lotta tra paganesimo e cristianesimo, e della vittoria di quest’ultimo» (https://www.vaticano.com/santa-barbara-riti-e-tradizioni/).

L’iconografia

Da sinistra a destra: Santa Barbara (riconoscibile per la spada e la torre), San Girolamo (riconoscibile per il leone) e Sant’Agnese (riconoscibile per l’agnello). Di Hans Leu il Vecchio – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=10980531

Associata a Barbara è un’iconografia molto ricca. Il simbolo più frequente è la torre, a causa del particolare leggendario secondo cui il padre la volle rinchiudere in una torre ed ella vi fece aprire tre finestre, a significare la SS. Trinità.

La palma, ovviamente, è simbolo del martirio, come anche la spada, ma la santa viene raffigurata anche con una piuma di pavone, a motivo dell’altro particolare leggendario secondo cui le verghe usate per fustigarla si trasformarono in piume; il pavone, poi, è simbolo di immortalità.

Un attributo non comune è l’Eucaristia (Ostia con calice), a ricordare che chi invocherà S. Barbara avrà il conforto dei sacramenti in punto di morte. Il concilio di Trento, però, lo proibì, onde evitare che si pensasse di poter avere una grazia magica senza pentimento. Il simbolo rimase associato a Santa Chiara per l’episodio non leggendario in cui Assisi fu assediata dai saraceni di Federico II e la santa si affidò all’Eucaristia per la salvezza delle sue consorelle.

Barbara viene anche raffigurata con un libro a ricordare che – secondo alcune versioni agiografiche – attraverso lo studio dei filosofi e dei letterati era arrivata alla conclusione che il paganesimo era una farsa e che il cristianesimo era la vera fede.

Patronati e tradizioni

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Santa Barbara. Maestro di Francoforte – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=56716072

S. Barbara, per ragioni agiografiche dovute soprattutto alla fine del padre-aguzzino, fulminato da una folgore per avere infierito sulla figlia, esercita molti patronati: essendo particolarmente invocata contro la morte improvvisa, la sua protezione si estende a tutte le persone esposte nel loro lavoro al pericolo di morte istantanea, come gli artificieri, gli artiglieri, i carpentieri, i minatori, più modernamente i vigili del fuoco e i marinai. Nelle navi da guerra il deposito delle munizioni è denominato «Santa Barbara». La festa di Barbara è celebrata il 4 dicembre.

Barbara morì martire a causa della sua conversione al cristianesimo per mano del padre Dioscoro che subito dopo averla uccisa morì incenerito da una saetta divina. Per questa sua tragica vicenda la Santa è diventata patrona di coloro che si trovano in pericolo di morte improvvisa. In particolare, dopo l’invenzione della polvere da sparo, è invocata perché chi lavora con essa sia preservato dal fuoco e dalle esplosioni.

Ad esempio, nella preghiera dei vigili del fuoco, troviamo le parole: «La nostra vita è il fuoco, la nostra fede è Dio per Santa Barbara Martire» (l’inno dei vigili del fuoco QUI).

Ogni anno, il 4 dicembre, per la ricorrenza di Santa Barbara i minatori e le loro famiglie si riunivano nei luoghi di lavoro per pregare la Santa affinché li proteggesse ogni giorno dai pericoli della miniera. Per questa sua importanza, nei borghi minerari come Massa Marittima, la festa di santa Barbara era la festa più grande dell’anno, unendo momenti religiosi a eventi popolari.

Proverbi

Il nome di S. Barbara ricorre in molti detti: Santa Barbara benedetta, liberaci dal fuoco e dalla saetta! Oppure: «Santa Barbara e Santa Elisabetta, liberateci da ogni fulmine e da ogni saetta».

«Comme Barbarea accussì Natalea» (come il 4 dicembre, così le condizioni climatiche del giorno di Natale).
In Sicilia: «Santa Barbara ntu munti stava, di lampi e di trona nun si scantava, si scantava dill’ira di Diu, Santa Barbara amuri miu».
«Santa Barbara, affacciate affacciate ca mo passane ddoje carrozze, una ‘e acqua e una ‘e viento. Santa Barbara fai, fa’ bon tiempo» (Amalfi);

«Se a Santa Barbara piove assai, altri quaranta dì aspetterai!».

I rami di Santa Barbara

L’usanza più conosciuta relativa alla festa della santa consiste nei rami di Santa Barbara. Il 4 dicembre si raccolgono rametti di alberi da frutto e si tengono in acqua tiepida per una notte, vicino al presepe se è già allestito. Il giorno seguente, i rametti si dispongono in un vaso con acqua a temperatura ambiente, in un luogo luminoso. L’acqua andrà cambiata ogni 3-4 giorni, bagnando anche i rametti. Nei giorni di Natale i rametti germoglieranno. L’usanza veniva considerata un augurio di matrimonio a una ragazza entro un anno o di abbondante raccolto per la campagna. Il buon auspicio si sarebbe avverato se i rametti fossero fioriti prima di Natale.