La vita di San Kevin, di cui abbiamo parlato ieri (QUI), è legata a quella di San Petroc (Petrock, Pedrog in gallese, Petrocus in latino) (+ Padstow, 564). San Petroc è stato un monaco gallese, venerato come santo dalla Chiesa cattolica, anglicana e ortodossa.
Originario del Galles, operò nel Devon (Dewnans), in Cornovaglia (Kernow), Somerset (Gwlas an Hav) e Dorset. Parecchie chiese del Devon ed in Cornovaglia portano infatti il suo nome. Le fonti scritte sulla sua vita scarseggiano, o sono tardive e leggendarie.
La vita
Così lo descrive la Vita Petroci, XII secolo:
«Era il figlio più giovane del re Glywys in Galles. Alla morte di suo padre, gli fu offerta la corona di una parte del regno, ma Petroc voleva studiare per una vita religiosa e andò in Irlanda [con alcuni amici]».
La «Vita» medioevale dell’abbazia di Saint-Méen, forse copiata da una più antica del priorato di Bodmin, racconta che Petroc ed i suoi compagni studiarono per vent’anni in Irlanda, come asserito anche dalla «Vita» di San Kevin. Terminato il periodo di formazione, si trasferirono a Lanwethinoc. Qui Petroc condusse per trent’anni una vita molto austera, interrotta solamente da un pellegrinaggio a Roma ed a Gerusalemme. Una «Vita» leggendaria, scritta da Giovanni di Tynmouth, narra che arrivò sino in India, ove in riva al mare vide volteggiare sopra di lui un globo splendente che lo trasportò in un’isola ove trascorse sette anni. Trascorso tale periodo, lo stesso globo lo riportò dove lo aveva prelevato e sulla spiaggia Petroc trovò un lupo che custodiva il bastone e la pelle di pecora che aveva lasciato lì. I lupi, secondo la leggenda, gli saranno speciali compagni.
Petroc alla fine tornò in Gran Bretagna, avendo per compagno il lupo che aveva incontrato in India. Tornato a Cerniw, con l’aiuto dei santi Wethnoc e Samson, sconfisse e ammansì un grande serpente che il re Teudar di Penwith aveva usato per divorare i suoi nemici. Gli mormorò all’orecchio una preghiera, e il serpente entrò in mare e si allontanò.
Fatto questo, partì dal suo monastero a Lanwethinoc (Padstow) per vivere come un eremita nei boschi di Nanceventon (Little Petherick). In un’altra versione della sua vita, proveniente dall’abbazia di Saint-Méen e scritta da un canonico di Bodmin (inclusa in un manoscritto del XIV secolo scoperto a Ghota in Germania nel 1937, è conosciuta come «Vita di Ghota»), si viene a sapere che Petroc fece edificare una cappella ed un mulino presso Little Petherick, ove aveva stabilito una seconda comunità monastica.
Lì, Petroc si dedicò alla preghiera e alle opere di carità. Crebbe così la sua fama di santità e molte leggende gli attribuirono la guarigione di parecchi ammalati.
Il Santo aveva un’affinità speciale con gli animali selvatici. Uno dei suoi emblemi è un cervo: infatti, fu mentre si trovava nell’eremo che un cervo braccato cercò rifugio nella cella di St. Petroc. Petroc lo protesse dalla caccia del re Costantino di Dumnonia e riuscì a convertirlo al cristianesimo. Secondo la leggenda, una volta curò un drago che si era presentato a lui con una scheggia in un occhio.
In seguito si ritirò sul Bodmin Moor, ma alcuni fratelli vollero unirsi a lui. Rendendosi conto di avvicinarsi alla fine della sua vita, decise di visitare per un’ultima volta Little Petherick e Lanwethenoc. Verso metà strada si sentì mancare le forze e venne meno. Fu sepolto a Padstow che divenne il centro del suo culto. L’attuale reliquiario sopravvisse alla Riforma e alla distruzione del santuario. Petroc è venerato in tutta la Cornovaglia e la Bretagna (dove è conosciuto come San Perreux). La bandiera della contea di Devon è nota come bandiera di San Petroc.