
San Paolo di Tebe (230 circa – 335 circa), è considerato dalla tradizione cristiana il primo eremita. Fu durante la persecuzione di Decio e Valeriano che questo giovane ricco e colto fu costretto a rifugiarsi nel deserto, essendo stato denunciato come cristiano da familiari avidi di impadronirsi del suo patrimonio.
Paolo trovò rifugio in una grotta nelle cui vicinanze cresceva una palma. Con le foglie di palma intrecciava i vestiti e con i suoi datteri si nutriva. Questo per circa 43 anni, quando un corvo cominciò a portargli quotidianamente un mezzo pane. Trascorse la vita in assidua preghiera. Alla sua morte, Sant’Antonio abate, che era venuto a visitarlo, lo seppellì in una fossa scavata da due leoni, dato che egli non aveva nemmeno un attrezzo con cui farlo. I leoni si erano avvicinati vedendo l’afflizione del santo, avevano scavato la terra con gli artigli e terminata la pia opera di sepoltura si erano inchinati per avere la sua benedizione.
Per questo nell’iconografia San Paolo eremita è rappresentato con un abito di foglie di palma intrecciate e affiancato da un corvo e da due leoni.
Ritroviamo anche in questo antico eremita lo stesso atteggiamento di armonia con la natura e di amicizia con gli animali che contrassegnava la santità della persona nei secoli più antichi del cristianesimo. Il santo è quasi un nuovo Adamo riconciliato con Dio e quindi anche con se stesso, con gli altri uomini e con l’intero Creato, massimamente con gli animali selvatici.