Il 17 gennaio si ricorda un santo molto conosciuto anche a livello popolare, Sant’Antonio abate patrono degli animali (un articolo QUI). Sulle sue stesse orme ha camminato un suo discepolo, San Macario, un uomo che ha dedicato la propria vita a Dio.
Nato nel 300 d.C. in Egitto, faceva il cammelliere e percorreva le vie del deserto con i suoi animali carichi di salnitro che vendeva ai commercianti della città di Scete. Nel 334 incontra Sant’Antonio, rimane impressionato dalla sua fede e lo segue. Studia teologia e viene ordinato sacerdote quando ormai ha quasi 40 anni. È già un padre spirituale di molti quando un’ingiusta accusa si abbatte su di lui: una giovane donna lo accusa di averla sedotta. Viene smascherata, ma San Macario si convince di dover prendere le distanze dal vivere con gli esseri umani. Decide di ritirarsi nel deserto.
Altri monaci però lo raggiungono e intorno a lui si forma una comunità religiosa, che dopo il 356 diviene così numerosa da doversi scindere in un secondo gruppo di discepoli. L’ostilità del vescovo ariano Lucio spinge in seguito San Macario a ritirarsi in un’isola del Nilo dove crea un terzo gruppo di monaci. Nel 390 il santo muore a Scete.
San Macario e la iena
San Macario è ricordato, fa l’altro, per un episodio commovente. Lo racconta il suo discepolo Pafnuzio. Un animale del deserto, piangendo, lo aveva condotto dai suoi cuccioli ammalati ed egli pregò per loro dicendo: «Tu che hai cura di tutto, nostro Signore Gesù Cristo, tu che possiedi tesori di sovrabbondante misericordia, abbi pietà della creatura che hai creato». Fece poi su di essi il segno della croce ed essi guarirono.
Risanò anche un piccolo di iena, cieco, che era stato condotto a lui dalla madre durante la preghiera della sera. Pregando, il monaco sente una presenza e si gira: una iena gli depone davanti il suo cucciolo e si accovaccia ai suoi piedi. Il monaco osserva meglio il cucciolo e si accorge che è cieco. Commosso, gli accarezza la testolina e lo benedice. Subito gli occhi del cucciolo diventano limpidi e con un balzo l’animaletto raggiunge la madre che lo prende tra i denti e scompare nel deserto.
Il giorno dopo, al tramonto, mentre il monaco è assorto nella preghiera, sente la presenza della iena. Si gira e la vede arrivare col cucciolo che le trotterella dietro. La iena tiene tra i denti un vello di pecora che lascia cadere ai piedi del monaco. Poi si gira e se ne va, seguita dal cucciolo. Quella notte, San Macario avrà meno freddo.
Sant’Agatone (21 ottobre): la strana coppia
Alla memoria di San Macario unisco quella di Sant’Agatone d’Egitto. Anche il santo abba Agatone (IV secolo) aveva seguito l’esempio di Sant’Antonio facendosi eremita nel deserto della Tebaide. Di lui si narra quanto segue.
Si racconta che abba Agatone occupò una volta una grotta nel deserto, nella quale vi era un grande drago e costui si alzò per andarsene e uscire. Abba Agatone gli disse: «Se te ne vai, io non resto qui», e il serpente si astenne dal partire. Poiché vi era un sicomoro in quel deserto, uscirono l’uno assieme all’altro. Abba Agatone fece una incisione sul sicomoro e lo divise con lui, affinché il serpente mangiasse da una parte del sicomoro e lui, l’anziano, mangiasse dall’altra parte. Quando ebbero finito di mangiare, rientrarono tutti e due di nuovo nella loro grotta.
M. Chaìne, Le manuscrit de la version copte des «Apophtegmata Patrum», Il Cairo 1960, 235.
Detti e fatti dei Padri del deserto a cura di Cristina Campo e Piero Draghi, Rusconi 1975, pag. 117.