Pur dichiarato dall’8 dicembre 1870 Patrono della Chiesa cattolica da Pio IX, San Giuseppe ha visto sviluppare il proprio culto in occidente solo nel Medioevo, grazie ai monaci benedettini, in particolare Ruperto di Deutz e Bernardo di Chiaravalle, che ne hanno esaltato la figura umile e nascosta.
La gloria del nascondimento
La gloria di Giuseppe di Nazareth, infatti, è paradossalmente il suo nascondimento: lui, di stirpe gloriosa, è semplice falegname; di regali origini betlemite, vive nel villaggio proverbialmente più insignificante; uomo del silenzio, si cui non si ricorda una sola parola, è il padre putativo del Verbo incarnato.
La devozione a San Giuseppe
La devozione a San Giuseppe fu supportata teologicamente dai dottori francescani, San Bonaventura e Duns Scoto. San Tommaso d’Aquino ne evidenziò non solo la funzione di tutore della Vergine e del Figlio di Dio, ma anche il vero matrimonio con Maria, un amore spirituale provvisto di tutti i diritti coniugali che i due si scambiarono anche se, per il voto di verginità, non ne fecero uso.
Il magistero di Giovanni Paolo II lo considera direttamente inserito nel mistero della Redenzione, in quanto svolge oltre alla missione di padre di Gesù e di sposo di Maria anche quella di celeste protettore della Chiesa: un ruolo eccezionale che giustifica la devozione tributatagli dai fedeli e che la teologia non deve trascurare.
La celebrazione della festa di S. Giuseppe fu resa obbligatoria da papa Gregorio XV nel 1621; fino alla riforma del calendario civile attuata in Italia nel 1977, il 19 marzo nel nostro paese era festività civile e festa di precetto. Nel 1955 Pio XII istituì anche la festa di S. Giuseppe artigiano il 1° maggio, in modo che la festa del lavoro venisse celebrata anche dai cattolici; oggi è memoria facoltativa. Nel 1962, durante lo svolgimento del concilio ecumenico, papa Giovanni volle inserire il nome di S. Giuseppe nel Canone romano.
Molte sono le tradizioni popolari legate al 19 marzo, le chiese intitolate a S. Giuseppe e gli Istituti religiosi a lui ispirati.
L’iconografia
San Giuseppe è facilmente riconoscibile, fra gli altri santi, per la presenza del Bambino (o anche della Madre) in vari momenti ed episodi della sua crescita (Sogno di Giuseppe; Sposalizio della Vergine; Natività; Presentazione al tempio; Fuga in Egitto; Sacra Famiglia; educazione di Gesù nella bottega del falegname ecc.).
Gli attrezzi da falegname rientrano fra i suoi attributi, ed anche il giglio che simboleggia la castità e ricorda l’episodio apocrifo della sua scelta come sposo di Maria in quanto fu il suo bastone a fiorire quando i sacerdoti dovevano scegliere.
È priva di fondamento la raffigurazione di Giuseppe come un vegliardo canuto; non vi sono indizi, nel testo biblico, che lo rappresentino come un vecchio. Tale immagine deriva dai vangeli apocrifi.
L’immagine del fiore di nardo nello stemma di papa Francesco simboleggia, secondo la tradizione ispanica, San Giuseppe. Infatti il nardo è simbolo di un amore immenso, menzionato nel Cantico dei Cantici e nel racconto della Passione come profumo usato da Maria per onorare Gesù.