San Giovanni Battista martire della Verità (29 agosto)

El Greco, San Giovanni Battista, 1600-1605, Museo di belle arti di Valencia. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3786113

Il caso di San Giovanni Battista è del tutto particolare: si tratta dell’unico santo, insieme alla Beata Vergine Maria, di cui si ricordi la nascita alla terra oltre alla nascita al cielo. Dunque, doppia festa: quella, più famosa, del 24 giugno (Natività di San Giovanni Battista) e quella del 29 agosto (il suo martirio).

Eccezionale anche il fatto che entrambi gli eventi siano narrati nei Vangeli, rispettivamente nel Vangelo di Luca (Natività: 1,57 ss.) ed in quelli di Matteo (14,3-11) e Marco (6,17-29). Luca, conformemente alle sue scelte narrative, preferisce omettere nei dettagli il racconto della morte, cui accenna appena (3,19-20; 9,9).

Il senso del servizio

Tra questi due eventi, nascita e martirio, è racchiusa tutta una esistenza di grazia e di zelo. Molto ci sarebbe da dire di questo santo che non ha mai fatto miracoli; della sua vita tutta presa, novello Elia, dal fuoco della sua missione di Precursore. Trait-d’union fra Antica e Nuova storia della salvezza, Giovanni il Battista, che introduce al Cristo, ricalca e ricapitola in sé la storia di Elia: Erodiade è la Gezabele che lo vuole mandare a morte, ed Erode Antipa è un perfetto re Achab dominato dalla moglie. Il contesto della vicenda di Elia è un clima di resurrezione (il figlio della vedova di Sarepta), di fuoco (che scende dal cielo sul Carmelo), di rivelazione (di Dio sull’Oreb), di moltiplicazione del pane (2Re 4,42-44).

Al tempo stesso, l’annunciazione della nascita del Battista, la sua natività, la sua circoncisione e crescita precorrono nell’infanzia le stesse tappe dell’infanzia di Gesù. Anche per la vita pubblica il Battista è il precursore di Gesù, lo precede nel tempo e gli prepara la via; il suo martirio prefigurerà la morte salvifica del Signore. Con una sorta di ironia, nel contesto della morte del Battista, Erode si fa implicitamente profeta (senza volerlo e senza saperlo) che Gesù sarebbe risorto dai morti, come lui erroneamente crede sia stato del Battista (Mt 6,16).

Davanti al Cristo che giunge, Giovanni, amico dello Sposo, è pieno di gioia:

«Colui che ha la sposa è lo sposo; ma l’amico dello sposo, che gli sta vicino e l’ascolta, è ripieno di gioia per la voce dello sposo. Questa gioia, che è la mia, ora è perfetta. Egli deve crescere, io invece diminuire» (Gv 3,29-30).

Non mi fermo a commentare come chi svolge un servizio debba scomparire in esso e non usarlo per valorizzare la sua persona. Questo è il senso del ruolo dei Santi: non fermare i credenti ad un devozionismo miracolistico, ma condurre a Cristo attraverso la testimonianza della propria vita.

Mi voglio piuttosto soffermare su questo: San Giovanni Battista è un testimone e un martire della Verità.

Martire della Verità

Erode Antipa è affascinato dal Battista ma anche soggiogato dalla moglie, per cui non avrà la forza di mancare alla sua sconsiderata promessa. Questa, tra l’altro («anche la metà del mio regno»), è un’evidente spacconata: Erode non possiederebbe nulla, se Roma non gliene lasciasse l’usufrutto. Sullo sfondo della forza titanica del profeta si proietta perciò l’ombra confusa di questo re-bambino, che pur di avere il gradimento altrui si sottomette alle altrui voglie, e giunge perfino a rompere il giocattolo prediletto perché gli altri lo incitano a farlo. È un re-schiavo, di fronte al quale il Battista è l’uomo libero. Il Battista, invece, non si piega: non può tradire la Verità.

La debolezza di Erode porta al martirio di sangue il Battista. In quale senso è martire? Per aver sconfessato la sua fede in Gesù? Non se ne parla nemmeno. Il Battista ha tenuto fede alla Verità e la voce che si era alzata nel deserto per additare le vie del Signore sembra essere stata troncata. Ma non tacerà, perché nel Vangelo continua a proclamare la Verità che è Cristo.

Dalle «Omelie» di san Beda, il Venerabile, sacerdote (Om. 23)

Il beato precursore della nascita del Signore, della sua predicazione e della sua morte, dimostrò una forza degna degli sguardi celesti nel suo combattimento… È cosa santa venerarne la memoria e celebrarla in gioia di spirito. Egli confermò con il martirio la testimonianza che aveva dato per il Signore.
    San Giovanni subì il carcere e le catene a testimonianza per il nostro Redentore, perché doveva prepararne la strada. Per lui diede la sua vita, anche se non gli fu ingiunto di rinnegare Gesù Cristo, ma solo di tacere la verità. Tuttavia morì per Cristo.
    Cristo ha detto: «Io sono la verità» (Gv 14,6), perciò proprio per Cristo versò il sangue, perché lo versò per la verità.
E siccome col nascere, col predicare, col battezzare doveva dare testimonianza a colui che sarebbe nato, avrebbe predicato e battezzato, così soffrendo segnalò anche che il Cristo avrebbe sofferto.
    Un uomo di tale e tanta grandezza pose termine alla vita presente con lo spargimento del sangue dopo la lunga sofferenza delle catene. Egli annunziava la libertà della pace superna e fu gettato in prigione dagli empi. Fu rinchiuso nell’oscurità del carcere colui che venne a rendere testimonianza alla luce e che dalla stessa luce, che è Cristo, meritò di essere chiamato lampada che arde e illumina. Fu battezzato nel proprio sangue colui al quale era stato concesso di battezzare il Redentore del mondo, di udire la voce del Padre su di lui e di vedere la grazia dello Spirito Santo scendere sopra di lui.
    Ma a persone come lui non doveva riuscire gravoso, anzi facile e bello sopportare per la verità tormenti transitori ripagabili con le gioie eterne. Per uno come lui la morte non riusciva un evento ineluttabile o una dura necessità. Era piuttosto un premio, una palma di vita eterna per la confessione del nome di Cristo.

La Verità e le verità quotidiane

San Giovanni Battista non dà la sua vita esplicitamente per Cristo, ma la dà per la Verità, che è Lui. Questo ci fa riflettere sulla necessità di essere sempre fedeli alla verità, anche quella scritta con la minuscola, anche le tante piccole verità nella nostra vita spicciola, quotidiana, che deve sempre essere scevra di compromessi e di connivenze con la menzogna. Non esiste niente di troppo piccolo da poter essere giudicato insignificante. Tutto ha rilievo nella nostra esistenza, tanto più che la vita quotidiana, che è la via della santità, è fatta di molte piccole cose. Lc 16,10: «Chi è fedele in cosa di poco conto, è fedele anche in cosa importante; e chi è disonesto nelle piccole cose, è disonesto anche in quelle importanti».

Chi tradisce nel poco è facile che tradisca nel molto…