
San Ghisleno e l’orsa: un episodio di salvataggio che si trova frequentemente nelle vite dei santi di quel periodo.
San Ghisleno di Mons nacque ad Atene nel VII secolo da una famiglia di origine gallica o belga. Dopo aver compiuto gli studi letterari ad Atene, entrò come monaco nell’ordine basiliano e vi ricevette l’ordinazione sacerdotale.
Si sarebbe poi recato a Roma per pregare sulle tombe degli apostoli; nel 648 papa Teodoro I lo inviò in Belgio. A Maastricht fece amicizia con sant’Amando.
Aspirando alla vita eremitica, San Ghisleno s’insediò sulle rive dello Haine, costruendo celle per sé e per suoi discepoli. Fondò poi un monastero a Ursidong, che in seguito prese il nome di Saint-Ghislain. Interrogato dal vescovo di Cambrai, sant’Autberto, sul suo apostolato, Ghisleno rispose così:
«Io sono di nazionalità greca, cristiano di professione, nato ad Atene e rigenerato dal battesimo di Gesù Cristo. Sono stato a Roma e per disposizione di Dio sono venuto in questi Paesi, sulle rive dello Haine, in un luogo chiamato Ursidong, ove lavoro con le mie mani e dove desidero installare un oratorio in onore dei santi apostoli Pietro e Paolo. Io mi proponevo si chiedere il permesso alla vostra santità per realizzare ciò che ho incominciato, ma voi mi avete preceduto facendomi chiamare».
Il vescovo lo prese sotto la sua protezione e nel 653 consacrò la sua chiesa alla presenza di sant’Amando. La fama di Ghisleno si diffuse anche fra la nobiltà: due nobili sorelle, Santa Valdetrude e Santa Aldegonda, si consacrarono al Signore. Ghisleno nutrirà sempre amicizia per loro.
San Ghisleno morì nel 681 (o nel 685) e presso la sua tomba, nella chiesa del suo monastero, si verificarono alcuni miracoli per la intercessione.
San Ghisleno è invocato contro l’epilessia, detta anche “Male di San Ghisleno”, e le difficoltà del parto. Infatti, facendo applicare la sua cintura sul grembo della castellana di Roisin che stava per perdere la vita durante il parto, ottenne la risoluzione di tutte le sue difficoltà e il figlio nacque in buona salute.
San Ghisleno e l’orsa
Nella Vita Gisleni si narra un episodio ricorrente nella vita dei santi di quel periodo: il salvataggio di un animale inseguito dai cacciatori, che può essere un cervo, un cinghiale, una lepre o qualunque altro. Nel caso di San Ghisleno è un’orsa. Inseguita dai cacciatori di re Dagoberto, la bestia va a nascondersi dietro l’abito del santo appeso ad un albero. A questo punto i cani dei cacciatori si ammansiscono improvvisamente e annusano l’orsa scodinzolando. Ma se i cani si sono istantaneamente acquietati per la virtù del santo, i cacciatori, invece, lo accusano di stregoneria. Il santo nega di aver gettato un incantesimo sui cani, dichiarando al contrario di essere un servo di Dio. Il re rimane colpito dalle sue parole e si pente della sua azione di caccia; chiede al santo la benedizione, e ottenutala si ritira insieme al suo seguito, lasciando in pace l’orsa. L’orsa dunque trova rifugio presso Ghisleno e in seguito gli indica il luogo dove il Santo avrebbe dovuto fondare un monastero. Tra l’altro, il luogo della cella del santo era chiamato appunto Ursidongus, “tana dell’orso”.