
Fra i santi, non c’è nessuno che incarni lo spirito missionario meglio di San Francesco Saverio, al pari di San Paolo apostolo delle Genti. Di famiglia nobile, fu prima studente e poi maestro alla Sorbona, dove conobbe S. Ignazio di Loyola che lo conquistò – non senza difficoltà – alla sua causa. Ordinato sacerdote trentunenne, nel 1537, fu in India, a Formosa, in Malesia, in Giappone, e morì nel 1552 senza poter raggiungere la Cina, evangelizzare la quale era stato il suo grande sogno. Nel 1927 fu proclamato patrono delle missioni insieme a S. Teresa di Lisieux, la giovane carmelitana che non aveva mai messo piede fuori della sua città, tranne che per un pellegrinaggio a Roma. Perché si è missionari nel desiderio, oltre che nell’azione.
San Francesco Saverio e il granchio
San Francesco Saverio percorse migliaia di chilometri e battezzò migliaia di persone, ma noi qui lo vogliamo ricordare… per un piccolo granchio. Non ne parla lo stesso San Francesco Saverio pur nelle migliaia di lettere che scrisse, ma ne fece menzione un giovane, Fausto Rodríguez, che accompagnò il gesuita verso l’Indonesia in un viaggio in cui entrambi rischiarono di perdere la vita fra i marosi. Ma il santo gesuita calò il proprio Crocifisso nelle acque che si calmarono; e il Crocifisso si perse in esse. Tuttavia, sbarcato sull’isola di Ceram, un granchio riportò a Francesco Saverio quel piccolo Crocifisso di legno stringendolo fra le sue piccole chele, e il santo lo baciò lodando Dio. Questa è la testimonianza:
«Eravamo sul mare il padre Saverio, Giovanni Raposo, ed io, allorché si suscitò una tempesta, che costernò tutti i marinai. Il S. P. allora cavò fuori dal petto un piccolo crocifisso che sempre portava, ed essendosi inchinato sul piano del bastimento, volle immergerlo nel mare. Ma il crocefisso gli cadde dalla mano, e fu trasportato dall’onde. Questa perdita lo afflisse sensibilmente, ed egli stesso ne attestò il suo rammarico. Nell’indomani approdammo all’isola di Baranura…
Avendo messo piede a terra il Padre Francesco ed io andavamo insieme lungo la spiaggia verso il borgo di Tamalo… quando l’uno e l’altro vedemmo sortire dal mare un granchio che portava fra le sue branche il crocifisso stesso elevato diritto. Vidi che il granchio veniva addirittura verso Saverio, ai cui fianchi io era, e che si fermò innanzi a lui. Il Padre essendosi posto in ginocchio, prese il suo crocefisso, dopo di che il granchio se ne tornò in mare» (P. Domenico Bouhours, Vita di San Francesco Saverio, Roma 1824, pag. 126).
Ogni aspetto della vita missionaria di San Francesco Saverio si calcola nell’ordine delle migliaia (migliaia di chilometri, migliaia di conversioni, migliaia di battesimi, migliaia di lettere da lui scritte… ), eppure il santo rimane capace di chinarsi su di un granchiolino che nel suo piccolo gli porta Gesù!