San Cristoforo Cinocefalo (25 luglio)

Icona di San Cristoforo – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=248830

Non lo sapevate? A fronte di un cane venerato come santo (San Guinefort: lo trovate QUI), riscontriamo il curioso caso di un santo venerato con il muso di cane: è San Cristoforo cinocefalo, che viene spesso rappresentato nelle icone con fattezze canine.

La leggenda parla di un gigante di nome Reprobo, che voleva mettersi al servizio del padrone più forte del mondo. Si mise a servire un re, ma si accorse che questi aveva paura del diavolo, ritenendolo più forte di lui. Si mise allora a servire il diavolo, ma si accorse che questi era terrorizzato dalla croce, dove era morto uno più forte di lui. Allora desiderò servire Cristo, ma non sapeva come trovarlo. Per aiutare il prossimo, si mise a fare il traghettatore su un fiume e una notte gli si presentò un fanciullo per farsi traghettare; ma il suo peso era enorme, e sembrava aumentare ad ogni passo. Allo stupefatto traghettatore il bambino rivelò che aveva portato sulle sue spalle il Cristo, e con lui il peso del mondo intero.

Questo truce colosso si convertì al cristianesimo col nome di Cristoforo (= Portatore di Cristo) e morì poi martire. Storicamente, si riscontra che sia stato martirizzato durante la persecuzione di Decio nel 250 perché, entrato nell’esercito imperiale, aveva predicato il vangelo ai commilitoni.

Cinocefalo: perché?

L’iconografia orientale è singolare, perché raffigura S. Cristoforo con una testa di… cane. Questo elemento iconografico è forse nato perché Cristoforo, trasportando il Cristo sulle sue spalle, si sentiva come l’asinello che portò Gesù in Gerusalemme, e quindi si iniziò a rappresentarlo con una testa d’asino, trasformatasi successivamente nella testa di un cane. Ma nella leggenda orientale San Cristoforo è proprio un cinocefalo, appartenente ad una razza semiumana dalla testa canina. La leggenda qui assume un valore simbolico: il cinocefalo rappresenta l’uomo nello stato bestiale, prima della conversione al cristianesimo. Il significato teologico è tutt’altro che banale: anche gli esseri mostruosi sono creature di Dio e possono accedere alla santità. Gli animali, poi, essendo senza malizia, nella loro innocenza creaturale hanno relazione con Dio nell’ordine naturale.