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San Colombano nacque verso il 540 in Irlanda. Studiò le arti liberali e la S. Scrittura mentre si occupava dei lavori di famiglia. L’incontro con una pellegrina consacrata a Dio gli fece capire che anch’egli doveva farsi pellegrino di Cristo. Perciò a 15 anni decise, nonostante l’opposizione disperata della madre, di entrare in un monastero, dove perfezionò la conoscenza della Scrittura e apprese il latino.
Terminati gli studi si trasferì a Bangor, vera e propria cittadella monastica dove si praticava una stretta ascesi accogliendo fino a tremila monaci dalla veste bianca che li rendeva simili ai monaci orientali ma anche agli antichi druidi, sottolineandone agli occhi degli irlandesi il carattere di sacralità. Qui si dedicò alla preghiera, al lavoro e soprattutto allo studio sui numerosi volumi che il monastero possedeva.
Dopo molti anni rivelò all’abate il desiderio di intraprendere la vita missionaria. Lasciò Bangor verso il 590, imbarcandosi con 12 monaci tra cui Gall (S. Gallo). Alcuni vescovi lo osteggiarono soprattutto per l’introduzione della confessione auricolare e penitenza tariffata (così detta a causa della proporzione stabilita tra gravità del peccato e tipo di penitenza imposta dal confessore), cioè proprio la forma di confessione privata con il solo confessore, e reiterata, oggi in uso in sostituzione di quella pubblica di fronte al popolo o di quella unica praticata all’avvicinarsi della morte. S. Colombano alle obiezioni rispondeva che anche il peccato è una malattia di cui può ammalarsi chiunque, e, come una malattia, può colpire varie volte la stessa persona, che ogni volta ha bisogno di curarsi.
Le storie dei primi tempi non mancano di aspetti che si potrebbero avvicinare ai Fioretti di san Francesco: sono lupi che circondano Colombano e finiscono per ritirarsi, lasciandolo sano e salvo; oppure sono gli “svevi” – bande di invasori attardarsi nel paese, una sorta di emigrati divenuti banditi – che piombano nella foresta, ma passano letteralmente vicino a lui senza vederlo. Ancora oggi si mostra sopra Annegray, su una collina boscosa, la grotta dove Colombano si ritirava per pregare in solitudine. In origine era la tana di un orso che alla fine divenne suo compagno.
San Colombano e l’orso

Nella regione montuosa dei Vosgi, in Francia, dove si era stabilito per un periodo, San Colombano era solito andare in una grotta a pregare. Il luogo era abitato da un grande orso bruno che lasciò però la grotta all’eremita. Una sorgente cominciò a sgorgare nelle vicinanze, dissetando Colombano. Non solo: con un segno di croce il santo convinse l’orso a condividere con lui le bacche di un cespuglio. L’orso bruno è quindi un animale simbolo per san Colombano.
È anche un animale legato miracolosamente a molti altri santi: prima di tutto al suo discepolo San Gallo (550-645), che tolse ad un orso sofferente una spina da una zampa e ne ebbe un aiuto per costruire l’eremo; ma anche a San Marino (275-366), a San Romedio (330-400), a San Corbiniano (680-730); a Santa Colomba (257-273), San Gennaro (272-305) e San Cerbone (+ 575) che condannati ad essere sbranati da orsi feroci ne furono invece risparmiati e coccolati; a un San Fiorenzo che aveva un orso per compagno (+ 540), a San Takla Haymanot della Chiesa copta d’Egitto (1215-1313) che aveva un orso per compagno di eremitaggio insieme ad altri animali, a San Sergio di Zagorsk (+ 1392) che con un orso divideva il pane…
Santo europeo

Evangelizzatore dell’Europa, San Colombano fondò numerosi monasteri, tra cui San Gallo e Bobbio, dove morì e fu sepolto. Benedetto XVI lo ha definito «santo europeo», il primo ad avere una mentalità europea, figlio di un’Irlanda evangelizzata che diviene evangelizzatrice mandando i suoi missionari in tutta Europa dall’Islanda al Mediterraneo. Già nel 1950 Robert Schumann, uno dei Padri fondatori dell’Europa (ne è in corso la causa di beatificazione), dichiarava: «San Colombano, questo irlandese illustre che lasciò la sua patria in un esilio volontario, desiderò e realizzò l’unione spirituale tra le principali nazioni europee del suo tempo. Egli è il santo Patrono di tutti coloro che si prodigano per costruire un’Europa unita».
Agli albori del Medioevo, San Colombano fu il primo a parlare di «tutte le chiese dell’intera Europa» (omnium totius Europae ecclesiarum) e non si sentì mai vincolato dai confini, linguistici, etnici o culturali che fossero.