A San Cadoc, santo gallese del VI secolo, è attribuita la fondazione del monastero di Llancarfan; difficile, però, avere notizie storiche su di lui. Ci sono pervenute due Vitae di Cadoc, redatte tra la fine del sec. XI e l’inizio del XII da due monaci. La “Vita” di Lifris, di epoca normanna, è una fonte importante per la questione della storicità del personaggio di re Artù come una delle vite di sette santi che lo menzionano indipendentemente dall’Historia Regum Britanniae di Geoffry di Monmouth.
Secondo questo complesso di testi, Cadoc era il figlio primogenito di Gwynllyw Farfog (Il barbuto) re del Gwynllwg (Galles meridionale), fratello di San Petroc, e di Gwladys figlia o nipote di san Brychan, che era stata rapita durante l’incursione di un re vicino e per la quale fu niente meno che re Artù a fare da paciere.
I primi anni
Il bambino nacque verso la fine del sec. V e fu battezzato col nome di Cathmail (Cadfael) da un vecchio eremita irlandese, san Meuthi. Fin da piccolo abbracciò la vita religiosa, formandosi alla scuola di Gwent (Monmouthshire), dove restò per dodici anni.
Divenuto adulto San Cadoc rifiutò la vita militare che il padre gli proponeva e fu in grado invece di aprire egli stesso una scuola. Fondò, verso il 518, il monastero di Llancarfan («Chiesa dei Cervi»), al quale convennero in molti. Secondo la leggenda, giunto a Penychen, regno di suo zio Pawl, con il suo arrivo aveva disturbato dei maiali, il cui guardiano segnalò la presenza di Cadoc al re. Il re Pawl però regalò a suo nipote la valle dove pascolavano questi maiali, e fu qui che il giovane santo costruì il suo famoso monastero di Llancarfan.
San Cadoc e re Artù
Cadoc rimase lì per molti anni e entrò in conflitto con Artù, afferma la Vita di Lifris. La Vita descrive Artù come grande e audace, ma ostinato. Cadoc diede protezione a un uomo che aveva ucciso tre soldati di Artù e lo risarcì offrendogli una mandria di bestiame, ma quando Artù ne prese possesso furono trasformati in fasci di felci. Sono luoghi comuni in queste biografie medievali i miracoli in cui i rapporti con l’autorità temporale rafforzano la causa della libertà della chiesa. Nelle successive Triadi gallesi arturiane Cadoc diviene addirittura uno dei tre cavalieri custodi del Santo Graal.
Cadoc si trovò persino coinvolto nel conflitto tra re Artù, re Maelgwn del Gwynedd e re Rhain Dremrudd del Brycheiniog.
San Cadoc e gli animali
San Cadoc e il topolino
Lo studio non astraeva Cadoc dalle necessità quotidiane dei fratelli e dei poveri. A quei tempi infuriava una grave carestia e Cadoc un giorno, seguendo un topolino che teneva tra le zampette un chicco di grano, scoprì un grande e ben fornito granaio sotterraneo. L’episodio appare verosimile perché i Celti si servivano di granai sotterranei, le cui rovine sono ancora visibili nel Galles e nel Cornwall. Il grano sfamò i poveri e il luogo dove era stato trovato, donato da Brychan a Cadoc, prese il nome di Llanspyddid.
San Cadoc e il cinghiale
Abbiamo già detto che Cadoc aveva fondato il monastero di Llancarvan nel luogo in cui pascolavano i porci. Secondo altra versione della leggenda, Dio gli aveva mandato un cinghiale dal pelo bianco. Cadoc, che non ne aveva mai visto uno, lo seguì fino ad una bellissima radura dove ebbe la visione di un monastero pieno di monaci che pregavano e di pellegrini che si convertivano a Dio. Cadoc capì il significato della visione e iniziò a costruire il monastero. Altra variante: inseguito dal guardiano di porci di cui Cadoc aveva disturbato la mandria, il santo fuggì spaventando un vecchio cinghiale grigio, che fece tre grandi balzi verso di lui e poi scomparve. Cadoc lo prese come un segno e nel luogo indicato dal cinghiale fondò il monastero.
San Cadoc e i cervi
Cadoc edificò altri monasteri, ma quando tornò a Llancarfan trovò il monastero distrutto. Cadoc lo ricostruì presso il Severn, a tre miglia da Cowbridge, e vi aprì una scuola. Due cervi erano usciti dalla foresta per aiutare i monaci nella ricostruzione, per questo si dice che il ruscello che scorre davanti al monastero sia chiamato Nant Carfan, il ruscello dei cervi. I monaci lavoravano nei campi o nei boschi e trascrivevano le Sacre Scritture e altri testi. Per merito di Cadoc, il monastero fu risparmiato più volte dalle razzie.
Altri viaggi
Verso il 523 si recò in Irlanda con alcuni discepoli e soggiornò per tre anni nel Lismore per apprendere le arti liberali. Tornato in patria con molti compagni irlandesi, si mise alla scuola di Bachan, retore famoso, che era giunto dall’Italia, per studiare il latino secondo il metodo romano.
Quando il vecchio re Gwynllyw morì, Cadog divenne il sovrano del dominio di suo padre ereditando anche Penychen, ma queste responsabilità mondane non interferirono con il suo santo modo di vivere.
Durante le invasioni sassoni, o forse per sfuggire alla peste, Cadoc con alcuni confratelli si rifugiò in Bretagna, dove fondò un monastero in un’isola delle Morbihan: per facilitare l’afflusso dei discepoli unì l’isola alla terraferma con un ponte in pietra. Fece anche visita a sua zia, Santa Keyne, sul monte St. Michael, e fondò una cappella ad Harlyn vicino a Padstow. In Bretagna si stabilì sull’Ile de St. Cadou nel Mar di Belz. Durante il soggiorno nel continente, Cadog compì pellegrinaggi sia a Roma che in Grecia e a Gerusalemme (544?). Tornato in Inghilterra, Cadoc si ritirò a Benevenna (nome romano per Weedon, Northamptonshire), dove secondo una versione morì di morte naturale, secondo un’altra fu ucciso da un soldato sassone (570).
La memoria di San Cadoc è celebrata il 23 gennaio nel priorato di San Michele a Newport e nella cattedrale di Belmont nel Galles, mentre il 21 settembre ricorre la sua festa nella diocesi di Vannes. Cadoc è patrono di Llanspyddid e di altre chiese del Galles e della Bretagna.