Praticamente a noi sconosciuto benché diverse località francesi portino il suo nome, San Basolo (Basle in francese) visse in Francia dal 555 circa al 25 novembre 630.
La sua vocazione iniziò con una visita che Egidio, arcivescovo di Reims, andò a fare ai suoi genitori, parlando di San Remigio e del culto che gli veniva reso nella sua città. Fu l’ascolto di questo racconto a far decidere Basolo: lasciò la propria casa per entrare nell’Abbazia di San Remigio, dov’era custodita la tomba del santo, poi passò al monastero di Verzy. Di fronte alla richiesta de suoi confratelli di nominarlo superiore, San Basolo rifiutò, preferendo vivere da eremita.
Si ritirò dunque in una valle incolta, Installandosi ai bordi di una sorgente che era oggetto di venerazione; qui si costruì un oratorio e una cella. Da lì, prendeva il bastone da pellegrino per evangelizzare i contadini in un territorio in cui il paganesimo era ancora diffuso. La sua vita di preghiera, di penitenza e di servizio alla gente destava la curiosità degli abitanti, che gli si avvicinarono convertendosi in gran numero; al che San Basolo si spostò più lontano, costruì un nuovo oratorio e ricominciò da capo.
L’oratorio e il cinghiale
Nell’oratorio, San Basolo aveva costruito un leggio di legno per sostenere la Bibbia. La leggeva a volte in silenzio, a volte ad alta voce.
Un giorno, mentre stava leggendo i Salmi, un grosso cinghiale si mise ai piedi del leggio e rimase lì, sdraiato. Il santo, pur avendolo visto, continuò a leggere la Bibbia e a pregare. Quando arrivarono i cacciatori che lo inseguivano, si arrestarono stupiti ad osservare la bestia immobile e docile che ascoltava il santo. Quando Basolo ebbe finito le sue preghiere, i cacciatori salutarono il monaco e gli promisero che nessuno avrebbe più ucciso un animale che si trovasse a vivere nei pressi del suo oratorio.