Lettura continua della Bibbia. Un salmo di fiducia: Salmo 91

Salmo 91
Salmo 91. Di Sconosciuto – Stuttgarter Psalter – Cod. bibl. fol. 23. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=441106

Il Salmo 91 è la preghiera classica della sera nella liturgia della Compieta. Secondo diversi critici si tratterebbe di un salmo regale di fiducia di età monarchica, forse davidica, forse giosiana. Per altri esegeti è un dialogo rituale fra pellegrini e sacerdoti per l’accesso al culto, per altri ancora sarebbe semplicemente una composizione sapienziale. Probabilmente si tratta di una parenesi (esortazione) sacerdotale sul tema della fiducia in Dio.

Salmo 91: la simbologia

Il salmo è attraversato da un simbolismo bipolare:

* da una parte immagini di intimità – protezione – rifugio – abitazione – difesa – ombra,

* dall’altra di pericolo – armate – fiere – caccia – intemperie.

Le immagini del primo sistema simbolico riconducono al grembo materno (abitazione, riparo, ombra, ali, angeli), ma sono presenti anche metafore  belliche  rassicuranti  (scudo  e  corazza), che  divengono minacciose nella simbologia negativa (laccio, freccia).

Le metafore negative sono diametralmente opposte ai simboli positivi: alla metafora angelica corrisponde quella demoniaca, alle immagini materne quelle teriomorfe (aspidi e vipere, leoni e draghi).

In particolare, la notte è l’area in cui prosperano le forze maligne, tanto che Lajlah, la notte, si trasformerà nei racconti ebraici in Lilith, una streg, tanto che il Talmud scriverà:

“nessuno deve uscire di notte perché uno spirito malvagio i nome Lilith, assistito da 18 miriadi di angeli perversi e distruttori, gira nelle tenebre” (Pesachim 112b).

I terrori della notte sono appunto questi spiriti malefici; ma altri spaventi occupano il giorno, quelli causati da “la freccia” che può essere un’arma mortale, o una malattia improvvisa, o un colpo di sole. Famoso è il v. 6b attraverso l’erronea versione fattane dai LXX, che scambiarono Jashud = “devastare” con Jeshed = demonio, coniando il demonio meridiano popolare negli antichi scrittori (per alcuni l’accidia, per altri la voluttà sessuale).