Dal Salmo 90 al Salmo 150 si sviluppa nel Salterio una seconda Collezione Jahvistica (chiamata così solo per l’uso prevalente del nome proprio divino JHWH), di vario genere, tra cui la lamentazione.
Seconda Collezione Jahvistica (90-150)
La seconda Collezione Jahvistica (salmi 90-150) costituisce tutto il resto del Salterio. In essa si distinguono comunque alcune mini-collezioni:
* i salmi “JHWH malak” (93-100),
* un “salterio di Davide” (101-110; 139-145),
* due salmi sapienziali (127-128),
* due salmi storici (105-106),
* i “salmi graduali” o “delle ascensioni” (120-134),
* i salmi alleluiatici (113-118; 135-136; 146-150: rispettivamente “Hallel dell’Esodo”, “grande Hallel”, “Hallel finale”).
Quarto libro dei Salmi (90-106)
II quarto libro dei Salmi (Salmi da 90 a 106) costituisce sopratutto una celebrazione della potenza del Signore, pastore del suo popolo, Re della terra. Solo il Salmo 102 interrompe questo inno di gloria mettendo in rilievo le sofferenze del giusto.
Salmo 90
Il Salmo 90 è l’unico, in tutto il Salterio, ad essere attribuito a Mosè, forse per certe somiglianze con Dt 32-33. Tale paternità è fittizia: si tratta probabilmente di una composizione del postesilio.
Questo Salmo per i problemi affrontati è simile al Salmo 39. È una supplica comunitaria, che tuttavia è mossa, a differenza degli altri Salmi di questo genere, non dalle tante calamità che si sono abbattute sul popolo, ma dalla penosa condizione umana in generale. Il Salmo 39 tocca lo stesso problema in chiave individuale. L’uomo della Bibbia però, pur avendo tanti motivi di lamentarsi come chiunque altro della precarietà dell’esistenza, trova solide ragioni di speranza nel suo Dio.
Salmo 90: struttura
- vv. 1b-2: solenne introduzione;
- vv. 3-12: professione di fede nell’eternità, potenza e onniscienza di Dio;
- vv. 13-17: supplica di liberazione dal male presente e sostegno per il futuro.
Salmo 90. La lamentazione: Tutti i nostri giorni svaniscono…
Dopo la duplice professione di fede dei vv.1-2 (in Dio come luogo sicuro di rifugio e come eterna stabilità), una prima lamentazione (v. 3-12) presenta una meditazione sofferta sulla caducità dell’esistenza umana dovuta alla colpa che ha provocato l’ira divina. Questo vale sia per l’essere umano in generale (vv. 3-6) che , il popolo di Dio in particolare (vv. 7-12).
Il Salmo 90 esprime con amarezza il senso della caducità della vita umana paragonabile all’erba dei campi in confronto all’incommensurabilità del tempo divino (mille anni = un giorno). Torna anche in questo salmo (v.7: “Siamo distrutti dalla tua ira”) il pensiero di fondo della forma più arcaica della religione veterotestamentaria, cioè che la causa di ogni male debba essere ricercata nell’ira di Dio provocata da colpe sia palesi che occulte. Dio conosce anche i nostri peccati più segreti.
Gli anni della vita dell’uomo “sono settanta, ottanta per i più robusti” (v. 10): da questa transitorietà il salmista trae una lezione, contare i giorni della propria breve vita per imparare la saggezza del cuore. Il cuore, cioè l’interiorità dell’uomo, il suo pensiero, può acquistare saggezza che lo aiuta a vivere (cfr. Sap 4,8-9; Qo 11,9-12). Questa retta valutazione della vita umana è un dono di Dio che va da lui invocato. Grazie ad essa il cuore dell’uomo raggiungerà quella sapienza di vita che sola può aiutarlo nella sua dura condizione.