Lettura continua della Bibbia. Salmo 90: la supplica (vv. 13-16)

Salmo 90: la supplica
Foto di Meranda D da Pixabay

Nella seconda e ultima parte del Salmo 90, l’orante rivolge a Dio la sua supplica.

Salmo 90: la supplica

13 Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!
14 Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
15 Rendici la gioia per i giorni in cui ci hai afflitti,
per gli anni in cui abbiamo visto il male.
16 Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e il tuo splendore ai loro figli.
17 Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda.

Salmo 90: la supplica. Saziaci al mattino con il tuo amore

Dopo aver dolorosamente espresso l’amarezza per la condizione di precarietà caratteristica di ogni essere umano, l’orante volge fiduciosamente in supplica la sua preghiera, affinché il Signore abbia pietà del suo popolo e gli renda la gioia. La pietà, la benevolenza e la dolcezza del Signore si muteranno in esultanza e letizia del suo popolo – il salmista non ha dubbi -, e lo sosterranno in ogni sua opera, se solo il Signore si degnerà di “tornare” a lui.

Il verbo shub, volgersi indietro, ritornare, è il verbo che esprime la conversione del popolo e della persona, il ritorno a Dio ed al suo perdono. Qui viene usato come appello al Signore: Ritorna, Signore… come se fosse Lui a doversi convertire e tornare per primo al suo popolo con la sua misericordia. In realtà, il Signore non è mai lontano; è la percezione della sua presenza che manca, quando è l’uomo ad essersi allontanato da Lui. E non si tratta solo di un perdono o di un condono formale: questo passo è ricco di termini carichi di affetto, perché il rapporto con Dio non è semplicemente quello dovuto a un sovrano, ma quello dato con gioia a padre e madre, allo sposo e all’amico.