Lettura continua della Bibbia. Salmo 81

Salmo 81
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Il Salmo 81 è considerato da molti come un testo liturgico per la festa autunnale delle Capanne, in cui Israele commemora il soggiorno nel deserto. Il salmo menziona infatti il «giorno della festa», il novilunio e il plenilunio, lo shofar (il «corno» il cui suono dà inizio alle festività), l’esodo e il cammino nel deserto, l’impegno anti-idolatrico dell’alleanza al Sinai (vv. 6-11).

Salmo 81: Struttura

L’invitatorio, e la ripetizione del verbo Ascoltare, suggeriscono che il Salmo 81 sia stato un testo liturgico. Le solennità ebraiche celebravano non l’avvicendarsi delle stagioni, come presso gli altri popoli, ma gli eventi storici di salvezza. Qui il ricordo si riferisce chiaramente all’esodo dall’Egitto: è Dio stesso che ha deposto dalla spalla dello schiavo ebreo la cesta di mattoni con cui avrebbe dovuto costruirele città di Ramses e Pithom (v. 7). È la potenza di Dio quella che toglie al suo popolo il simbolo dell’oppressione.

La stessa struttura del Salmo 81 può corrispondere a un testo liturgico.

Invitatorio (vv. 2-6b)

Si inizia con l’invitatorio, scandito da imperativi che chiamano l’assemblea a celebrare il rito.

 2 Esultate in Dio, nostra forza,
acclamate il Dio di Giacobbe!
3 Intonate il canto e suonate il tamburello,
la cetra melodiosa con l’arpa.
4 Suonate il corno nel novilunio,
nel plenilunio, nostro giorno di festa.
5 Questo è un decreto per Israele,
un giudizio del Dio di Giacobbe,
6 una testimonianza data a Giuseppe,
quando usciva dal paese d’Egitto.

Omelia (vv. 6c-17)

Un linguaggio mai inteso io sento:
7 «Ho liberato dal peso la sua spalla,
le sue mani hanno deposto la cesta.
8 Hai gridato a me nell’angoscia
e io ti ho liberato;
nascosto nei tuoni ti ho dato risposta,
ti ho messo alla prova alle acque di Merìba.
9 Ascolta, popolo mio:
contro di te voglio testimoniare.
Israele, se tu mi ascoltassi!
10 Non ci sia in mezzo a te un dio estraneo
e non prostrarti a un dio straniero.
11 Sono io il Signore, tuo Dio,
che ti ha fatto salire dal paese d’Egitto:
apri la tua bocca, la voglio riempire.
12 Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce,
Israele non mi ha obbedito:
13 l’ho abbandonato alla durezza del suo cuore.
Seguano pure i loro progetti!
14 Se il mio popolo mi ascoltasse!
Se Israele camminasse per le mie vie!
15 Subito piegherei i suoi nemici
e contro i suoi avversari volgerei la mia mano;
16 quelli che odiano il Signore gli sarebbero sottomessi
e la loro sorte sarebbe segnata per sempre.
17 Lo nutrirei con fiore di frumento,
lo sazierei con miele dalla roccia».

Segue all’invitatorio una sorta di omelia che ruota attorno al dono divino della libertà (vv. 7-8), cui da parte d’Israele deve corrispondere la fede nel Signore e il rifiuto degli idoli (vv. 9-17). Tutto il discorso è ritmato dal verbo «ascoltare», caratteristico del Deuteronomio, espressione dell’adesione fedele: «Ascolta, popolo mio! Se tu ascoltassi… Il mio popolo non ha ascoltato…  Se il mio popolo! ascoltasse…». Ma Israele non ascolta: è l’amara constatazione del Signore. Dio è pronto a nutrire il suo popolo con fior di farina e miele dalla roccia. Sta ad Israele accoglierlo…