
Si intrecciano nel Salmo 80 le due note immagini del pastore e della vigna che, così vive per la popolazione agricola e pastorale di Israele e della Chiesa nascente, sono entrate perciò anche nella pietà cristiana.
Salmo 80: contesto storico
Lo sfondo storico è quello di una tragedia nazionale, un’occupazione territoriale nemica, ma i particolari sono ormai irriconoscibili.
Dal fatto che Giuda non vi sia neppure menzionato, alcuni critici arguiscono che il Salmo 80 risalga originariamente all’epoca di Saul.
L’ambientazione collocata prevalentemente nel Nord ha fatto invece pensare all’invasione assira che culminò nel crollo di Samaria (721 a.C.).
Altri pensano all’invasione assira di Sennacherib nel regno di Giuda (701 a.C.).
Altre teorie datano il salmo nel post-esilio, identificando “l’uomo della tua destra” del v. 18 con Zorobabele o con Esdra.
Meno plausibilmente qualcuno suggerisce il contesto storico della resistenza maccabaica (II secolo a.C.).
Ipotesi di più strati
W. Beyerlin vi ha distinto diversi strati di composizione:
Preghiera arcaica dell’XI secolo (Silo)
vv. 2-3
2 Tu, pastore d’Israele, ascolta,
tu che guidi Giuseppe come un gregge.
Seduto sui cherubini, risplendi
3 davanti a Èfraim, Beniamino e Manasse.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.
Lamento nazionale dell’epoca di Giosia
(VII secolo a. C.: Gerusalemme): vv. 5-7.17-19
5 Signore, Dio degli eserciti,
fino a quando fremerai di sdegno
contro le preghiere del tuo popolo?
6 Tu ci nutri con pane di lacrime,
ci fai bere lacrime in abbondanza.
7 Ci hai fatto motivo di contesa per i vicini
e i nostri nemici ridono di noi.
17 È stata data alle fiamme, è stata recisa:
essi periranno alla minaccia del tuo volto.
18 Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
19 Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Antifone liturgiche (vv. 4.8.20)
Dio degli eserciti, fa’ che ritorniamo,
fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Riattualizzazione del testo in chiave allegorica
Dopo il 586 a.C. (vv. 9-16a)
9 Hai sradicato una vite dall’Egitto,
hai scacciato le genti e l’hai trapiantata.
10 Le hai preparato il terreno,
hai affondato le sue radici
ed essa ha riempito la terra.
11 La sua ombra copriva le montagne
e i suoi rami i cedri più alti.
12 Ha esteso i suoi tralci fino al mare,
arrivavano al fiume i suoi germogli.
13 Perché hai aperto brecce nella sua cinta
e ne fa vendemmia ogni passante?
14 La devasta il cinghiale del bosco
e vi pascolano le bestie della campagna.
15 Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
16 proteggi quello che la tua destra ha piantato…
Aggiunta post-esilica (vv. 16b.18b)
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte
In tal caso, il Salmo 80 sarebbe un bellissimo esempio di rilettura e attualizzazione, generazione dopo generazione, del materiale tradizionale, in relazione alle mutate circostanze storiche ed allo sviluppo di sensibilità e problematiche nuove.
Salmo 80: le immagini
Il salmo 80 si snoda, intercalato da un ritornello (vv. 4.8.15.20), sulle due simbologie del pastore – guida e della vigna.
La grande introduzione è costituita dall’invocazione al pastore, che sembra dare un pane e un calice di lacrime al suo gregge. Ma il cuore del salmo è costituito dal cantico della vigna (vv. 9-17), in cui questa simbologia viene utilizzata in chiave allegorica per disegnare la storia di Israele, proprio come in Is 5,1-7.
Nel momento della sua massima gloria, quando giunge fino al Libano, all’Eufrate, al Mediterraneo (sono i confini ideali di Israele sopratutto nell’età salomonica), Israele viene devastato e calpestato. Il cinghiale per la sua forza selvaggia e per la sua impurità è immagine del nemico e dell’ignominia rappresentata dal cadere nelle sue mani; insieme a lui, anche i più umili animali della campagna (lo zìz è l’insetto) fanno scempio della vigna del Signore.
Il canto della vigna si conclude con l’invocazione al ritorno (shub) di Dio, perché restauri il suo popolo, attraverso uno ’ish jemineka = uomo della tua destra (è Beniamino, il cui nome significa appunto “figlio della destra”?), un figlio dell’uomo = ben ’adam. Le due espressioni sono chiaramente in parallelismo e possono avere un significato messianico solo in senso lato. Il riferimento più immediato, infatti, è a Saul, re della tribù di Beniamino.