
Il salmo 74 è il primo della serie delle lamentazioni pubbliche di Asaf (Sal 74; 77; 79; 80), tutte simili sia letterariamente che contenutisticamente. Tematica peculiare di tali lamentazioni comunitarie è la descrizione della sciagura abbattutasi su Israele, insieme alla pressante supplica che il popolo rivolge a Dio perché si risvegli, rinnovi le sue gesta come nel tempo antico e soccorra il suo popolo.
Il testo, solenne, è ricco di immagini.
Salmo 74: struttura e analisi
Il Salmo 74 si può così suddividere::
- Appello di introduzione (v. 1);
- Primo appello a Dio rievocando la distruzione del tempio (vv. 2-9);
- Secondo appello a Dio, rievocando la liberazione dell’esodo e la creazione (vv. 10-17);
- Terzo appello e supplica finale al Dio dell’Alleanza (vv. 18-23).
V. 1: Dio viene interpellato (in forma di interrogazione retorica) sulla sua ira che sembra durare per sempre, nella sua veste di Pastore di Israele.
Vv. 2-9: Il salmista inizia il suo ricorso a Dio ricordandogli la proprietà del suo popolo, da lui riscattato al tempo dell’esodo. Richiama poi la sua attenzione sulla distruzione del tempio, descritta con forte realismo. Non solo il tempio di Sion, ma anche tutti i santuari cari ai patriarchi sono stati distrutti, quelli la cui memoria si era conservata anche dopo la riforma di Giosia (622 a.C.).
Vv. 10-17: Altre due domande retoriche iniziano il secondo appello. Perché Dio non interviene, lasciando che sia disprezzato il suo Nome?
Eppure Egli non è solo il re d’Israele per il quale ha operato prodigi di salvezza; è il Dio del Creato; perché sta inerte a guardare? Dal v. 13 al v. 17 il pronome personale “tu” si ripete sette volte, quasi sempre in posizione enfatica che sottolinea il rapporto personale di Israele con il Signore.
Il “Leviatan” da lui sconfitto, il più grande e temibile mostro marino (presente in altri passi biblici come Sal 104,26; Gb 3,8; 40,25- 41,26), rappresenta il passaggio del mar Rosso e la disfatta degli Egiziani (il LOeviatan, che in Giobbe compare nella forma del coccodrillo, è anche simbolo dell’Egitto). I prodigi riguardanti le acque, quelle fatte sgorgare dalla roccia e quelle attraversate da Israele a piedi asciutti, il Mar Rosso e il Giordano, sono tra i principali, in quanto l’acqua rappresenta biblicamente non solo la fonte della vita, ma anche il pericolo di morte.
Vv. 18-23: L’appello finale si apre come il primo (v. 2), con l’imperativo “ricorda”. È un appello che riassume quanto addotto precedentemente per risvegliare Dio dalla sua apparente inerzia e supplicarne l’intervento.
È poco chiara l’interpretazione dei vv. 19-20, dato che il testo è in disordine. È comunque chiaro l’appello a Dio come difensore degli oppressi, dei poveri e dei deboli.