Lettura continua della Bibbia. Inni: Salmo 65

Salmo 65
Cantico delle Creature. Di Joan Gené – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=125664733

Il Salmo 65 è un canto di gioia che si innalza da Sion ma si trasforma in un’espressione di esultanza universale. Il clima teologico sembra essere quello della restaurazione post-esilica, sullo sfondo del Secondo Tempio. Il salmo unisce armoniosamente due temi diversi, quello storico (la speranza del perdono) e quello cosmico (la lode di Dio “per” la natura). Potrebbe trattarsi in origine di un inno di ringraziamento comunitario per il perdono dei peccati e il dono della pioggia primaverile; è perciò legittimo connettere il salmo 65 alla liturgia del tempio.

Salmo 65: simbologia

La simbologia è di tipo spazio — sacrale, basata sul tempio e sulla sua vicinanza: la lode, il saziarsi nel banchetto sacro, la shekinah = residenza presso la Presenza divina nel tempio, si allargano idealmente in cerchi concentrici verso i confini della terra, dove Dio è sempre 1o stesso Signore, nello spirito che sarà quello del Cantico delle creature di S. Francesco.

Un secondo nucleo simbolico è quello cosmico — agricolo: terra, mare, monti, cielo, l’abisso primordiale nella loro possanza, ma anche le creature minori amate teneramente, la campagna irrigata e benedetta, la corona e cintura gioiosa dello splendore della vegetazione, la veste splendida della  prima-vera, per terminare con  un  parossismo di tripudio: «tutto grida e canta di gioia!».

Salmo 65: struttura

Il salmo è articolato di fatto in un trittico, di cui la prima tavola (vv. 2-5) è dedicata a Sion. Nel testo masoretico il v. 2 si dovrebbe leggere «per te il silenzio (dumijjah) è lode», e si presterebbe a profondi sviluppi di questa intuizione mistica. Questo primitivo significato però contraddice il normale pensiero biblico dominato dalla Parola, per cui LXX e Peshitta leggono «si deve» (dômijjah, da dmh = essere simile, corrispondere; latino «decet»). Questo Dio è il Dio misericordioso che ascolta la confessione  della colpa e accoglie i suoi fedeli.

La seconda tavola del trittico rappresenta una scena cosmica (vv. 6-9): Dio domina la terra con atti terribili che piegano tutto al suo volere e compongono tutto in armonia.

La terza tavola (vv. 10-14) dipinge la campagna palestinese mentre si sta ricoprendo di verde e la sua fecondità diviene quasi palpabile. Tutto è ammantato di gioia, i campi, i pascoli delle steppe, le colline, i prati, le valli: tutto esplode in un canto esuberante, in una sinfonia dove tutte le voci si fondono quasi a cantare un mondo nuovo. Per questo, per la strofa sul perdono e sulla fragilità dell’uomo, e per questa immagine di gioia degna di nuovi cieli e di nuova terra questo salmo è entrato nella liturgia funebre.