Lettura continua della Bibbia. Salmo 64

Salmo 64
Salmo 64. Salterio di Eadwine (circa 1150), Canterbury – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=41239884

Il Salmo 64 è la preghiera (lamentazione e supplica) di un innocente che implora Dio di essere liberato dalle trame di malfattori e ne descrive il castigo.

Come avviene normalmente nei salmi di supplica, il pensiero si muove intorno al classico triangolo formato dai due interlocutori (Dio, io = l’orante) e dal terzo incomodo, essi, i nemici.

Salmo 64: simbologia e struttura

La simbologia è prevalentemente bellica: da segnalare l’immagine di Dio arciere (v. 8). È però presente anche la simbologia somatica e della parola.

Struttura:

  • appello introduttivo (vv. 2-3);
  • congiura dei nemici (vv. 4-7);
  • loro sconfitta (vv. 8-9);
  • conclusione: lode corale (vv. 10-11).

Salmo 64: Analisi

Vv.2-3: Introduzione

La lamentazione è introdotta, come è normale in simili composizioni, da un appello all’attenzione divina e da una stringente richiesta di liberazione dal pericolo, in questo caso le macchinazioni dei nemici che in segreto complottano contro di lui.

La congiura dei nemici (vv. 4-7)

La metafora più importante è quella di una lingua più affilata e più temibile di una spada. La guerra che gli avversari preparano non è aperta, leale: è fatta di parole letali come frecce, di tranelli predisposti segretamente e con pertinacia, con incredibile caparbietà. Contro queste armi scarsa è la possibilità di difesa, se non l’intervento divino.

Si tratta forse di false accuse presentate in tribunale contro un innocente, parole amare come le calunnie. L’orante si proclama innocente, integro, giusto, non in senso assoluto, ma relativamente alla condotta di cui viene falsamente accusato. I suoi avversari, nelle loro scelte perverse, non temono di sfidare addirittura anche Dio, tale è l’abisso del cuore umano.

La disfatta dei nemici (vv.8-10)

Il Salmo 64 descrive anche, anticipatamente, la futura disfatta dei nemici come se fosse già avvenuta, in base alla sicurezza che gli viene dalla sua ferma fiducia nell’intervento divino.

Nei Salmi di supplica troviamo infatti, spesso, una sorta di legge del contrappasso: ciò che i nemici preparano a danno dell’orante ricadrà su di loro, tra lo scherno degli astanti. Scuotere il capo è solitamente gesto di scherno: lo ritroviamo contro il giusto sofferente in Sal 22,8 e lo ritroveremo nei racconti della Passione all’indirizzo del Cristo sulla croce). Ma qui il gesto di scherno è la reazione dei giusti in difesa dell’innocente e ad infamia dei suoi aguzzini sconfitti.

Lode finale (v.11)

La supplica si conclude con l’espressione della gioia da parte dei giusti e retti di cuore; una gioia dunque che non resta confinata solo nell’animo di colui che ha avuto da Dio la sua liberazione, ma che diviene inno corale.