Il Salmo 55 è una supplica individuale di persona tradita dai vecchi amici. La pressione esterna fa sperimentare interiormente i terrori della morte (cfr. Ger 9,1-2; 20,1-6). Nato in un contesto di sofferenza personale, il Salmo 55 ha potuto essere forse recitato in una liturgia comunitaria per un individuo afflitto.
Salmo 55: il lamento
2 Porgi l’orecchio, Dio, alla mia preghiera,
non nasconderti di fronte alla mia supplica.
3 Dammi ascolto e rispondimi;
mi agito ansioso e sono sconvolto
4 dalle grida del nemico, dall’oppressione del malvagio.
Mi rovesciano addosso cattiveria
e con ira mi aggrediscono.
5 Dentro di me si stringe il mio cuore,
piombano su di me terrori di morte.
6 Mi invadono timore e tremore
e mi ricopre lo sgomento.
7 Dico: «Chi mi darà ali come di colomba
per volare e trovare riposo?
8 Ecco, errando, fuggirei lontano,
abiterei nel deserto.
9 In fretta raggiungerei un riparo
dalla furia del vento, dalla bufera».
L’Invocazione iniziale (vv. 2-3 a)
Il Salmo 55 inizia con quattro imperativi che esprimono il tentativo di entrare in contatto con Dio nella liturgia:
- porgi orecchio
- non nasconderti
- fa’ attenzione
- rispondimi.
Il Lamento (vv. 3b-9)
I nemici sono visti come figure demoniache, mortali. La reazione del fedele vorrebbe essere la fuga dal caos della città verso la pace del deserto, come una colomba.
Salmo 55: la supplica
10 Disperdili, Signore, confondi le loro lingue.
Ho visto nella città violenza e discordia:
11 giorno e notte fanno la ronda sulle sue mura;
in mezzo ad essa cattiveria e dolore,
12 in mezzo ad essa insidia,
e non cessano nelle sue piazze sopruso e inganno.
13 Se mi avesse insultato un nemico,
l’avrei sopportato;
se fosse insorto contro di me un avversario,
da lui mi sarei nascosto.
14 Ma tu, mio compagno,
mio intimo amico,
15 legato a me da dolce confidenza!
Camminavamo concordi verso la casa di Dio.
16 Li sorprenda improvvisa la morte,
scendano vivi negli inferi,
perché il male è nelle loro case e nel loro cuore.
Preghiera (vv. 10-12)
La preghiera è una invocazione contro i nemici, assimilati agli empi costruttori della torre di Babele. La città (probabilmente Gerusalemme) è sotto il dominio di sette forze malefiche che mutano la città in una nuova Babele:
- violenza
- discordia
- crimine
- vessazione
- sciagura
- sopruso
- inganno
Contestazione (vv. 13-15)
Le angosce dell’orante sono proiettate negli amici di un tempo, compagni di pellegrinaggio, trasformati in nemici. Può tollerare le ingiurie degli avversari, ma non il tradimento di un presunto amico: da un nemico ci si può nascondere, ma da un amico no…
Preghiera per il giudizio (v. 16)
Torna una imprecazione per la distruzione istantanea dei nemici.
Salmo 55: Fiducia (vv. 17-24)
17 Io invoco Dio
e il Signore mi salva.
18 Di sera, al mattino, a mezzogiorno
vivo nell’ansia e sospiro,
ma egli ascolta la mia voce;
19 in pace riscatta la mia vita
da quelli che mi combattono:
sono tanti i miei avversari.
20 Dio ascolterà e li umilierà,
egli che domina da sempre;
essi non cambiano e non temono Dio.
21 Ognuno ha steso la mano contro i suoi amici,
violando i suoi patti.
22 Più untuosa del burro è la sua bocca,
ma nel cuore ha la guerra;
più fluide dell’olio le sue parole,
ma sono pugnali sguainati.
23 Affida al Signore il tuo peso
ed egli ti sosterrà,
mai permetterà che il giusto vacilli.
24 Tu, o Dio, li sprofonderai nella fossa profonda,
questi uomini sanguinari e fraudolenti:
essi non giungeranno alla metà dei loro giorni.
Ma io, Signore, in te confido.
La soluzione delle angosce sta nel clima di preghiera quotidiana continua alla presenza del Signore
- che assiso in trono domina da sempre,
- che non è indifferente,
- che ascolta e salva e dà pace.
Anche questa sezione comprende una imprecazione volta all’umiliazione dei nemici (‘anah = umiliare da cui ‘anaw = afflitto, umile, depresso, miserabile).
Lamento (vv. 20c-22)
I nemici dal cuore indurito non cambiano, perché non temono Dio e non considerano sacro alcun patto umano.
La loro falsità è
- una bocca blanda come il burro
- parole più soavi dell’olio.
Esortazione (v. 23)
Una voce interiore, o di un sacerdote, o profeta cultuale, invita l’orante ad abbandonare il proprio peso nelle mani di Dio.
Imprecazione e fiducia (v. 24)
Perciò l’orante può concludere la sua preghiera nella fiducia, con una contrapposizione tra gli empi – perituri e chi confida in Dio – che vivrà.