Lettura continua della Bibbia. Salmo 55

Salmo 55. Di Ephraim Moshe Lilien (1874-1925) – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=49481002

Il Salmo 55 è una supplica individuale di persona tradita dai vecchi amici. La pressione esterna fa sperimentare interiormente i terrori della morte (cfr. Ger 9,1-2; 20,1-6). Nato in un contesto di sofferenza personale, il Salmo 55 ha potuto essere forse recitato in una liturgia comunitaria per un individuo afflitto.

Salmo 55: il lamento

2 Porgi l’orecchio, Dio, alla mia preghiera,
non nasconderti di fronte alla mia supplica.
3 Dammi ascolto e rispondimi;
mi agito ansioso e sono sconvolto
4 dalle grida del nemico, dall’oppressione del malvagio.
Mi rovesciano addosso cattiveria
e con ira mi aggrediscono.
5 Dentro di me si stringe il mio cuore,
piombano su di me terrori di morte.
6 Mi invadono timore e tremore
e mi ricopre lo sgomento.
7 Dico: «Chi mi darà ali come di colomba
per volare e trovare riposo?
8 Ecco, errando, fuggirei lontano,
abiterei nel deserto.
9 In fretta raggiungerei un riparo
dalla furia del vento, dalla bufera».

L’Invocazione iniziale (vv. 2-3 a)

Il Salmo 55 inizia con quattro imperativi che esprimono il tentativo di entrare in contatto con Dio nella liturgia:

  • porgi orecchio
  • non nasconderti
  • fa’ attenzione
  • rispondimi.

Il Lamento (vv. 3b-9)

I nemici sono visti come figure demoniache, mortali. La reazione del fedele vorrebbe essere la fuga dal caos della città verso la pace del deserto, come una colomba.

Salmo 55: la supplica

10 Disperdili, Signore, confondi le loro lingue.
Ho visto nella città violenza e discordia:
11 giorno e notte fanno la ronda sulle sue mura;
in mezzo ad essa cattiveria e dolore,
12 in mezzo ad essa insidia,
e non cessano nelle sue piazze sopruso e inganno.
13 Se mi avesse insultato un nemico,
l’avrei sopportato;
se fosse insorto contro di me un avversario,
da lui mi sarei nascosto.
14 Ma tu, mio compagno,
mio intimo amico,
15 legato a me da dolce confidenza!
Camminavamo concordi verso la casa di Dio.
16 Li sorprenda improvvisa la morte,
scendano vivi negli inferi,
perché il male è nelle loro case e nel loro cuore.

Preghiera (vv. 10-12)

La preghiera è una invocazione contro i nemici, assimilati agli empi costruttori della torre di Babele. La città (probabilmente Gerusalemme) è sotto il dominio di sette forze malefiche che mutano la città in una nuova Babele:

  • violenza
  • discordia
  • crimine
  • vessazione
  • sciagura
  • sopruso
  • inganno

Contestazione (vv. 13-15)

Le angosce dell’orante sono proiettate negli amici di un tempo, compagni di pellegrinaggio, trasformati in nemici. Può tollerare le ingiurie degli avversari, ma non il tradimento di un presunto amico: da un nemico ci si può nascondere, ma da un amico no…

Preghiera per il giudizio (v. 16)

Torna una imprecazione per la distruzione istantanea dei nemici.

Salmo 55: Fiducia (vv. 17-24)

17 Io invoco Dio
e il Signore mi salva.
18 Di sera, al mattino, a mezzogiorno
vivo nell’ansia e sospiro,
ma egli ascolta la mia voce;
19 in pace riscatta la mia vita
da quelli che mi combattono:
sono tanti i miei avversari.
20 Dio ascolterà e li umilierà,
egli che domina da sempre;
essi non cambiano e non temono Dio.
21 Ognuno ha steso la mano contro i suoi amici,
violando i suoi patti.
22 Più untuosa del burro è la sua bocca,
ma nel cuore ha la guerra;
più fluide dell’olio le sue parole,
ma sono pugnali sguainati.
23 Affida al Signore il tuo peso
ed egli ti sosterrà,
mai permetterà che il giusto vacilli.
24 Tu, o Dio, li sprofonderai nella fossa profonda,
questi uomini sanguinari e fraudolenti:
essi non giungeranno alla metà dei loro giorni.
Ma io, Signore, in te confido.

La soluzione delle angosce sta nel clima di preghiera quotidiana continua alla presenza del Signore

  • che assiso in trono domina da sempre,
  • che non è indifferente,
  • che ascolta e salva e dà pace.

Anche questa sezione comprende una imprecazione volta all’umiliazione dei nemici (‘anah = umiliare da cui ‘anaw = afflitto, umile, depresso, miserabile).

Lamento (vv. 20c-22)

I nemici dal cuore indurito non cambiano, perché non temono Dio e non considerano sacro alcun patto umano.

La loro falsità è

  • una bocca blanda come il burro
  • parole più soavi dell’olio.

Esortazione (v. 23)

Una voce interiore, o di un sacerdote, o profeta cultuale, invita l’orante ad abbandonare il proprio peso nelle mani di Dio.

Imprecazione e fiducia (v. 24)

Perciò l’orante può concludere la sua preghiera nella fiducia, con una contrapposizione tra gli empi – perituri e chi confida in Dio – che vivrà.