I critici hanno proposto diverse analisi della struttura del Salmo 51: Seguiremo questa linea, partendo dalla simbologia:
* nella prima parte (vv. 3-11) dominano i temi del peccato e del perdono
* nella seconda parte (vv. 12-19) dominano i temi dello spirito e del cuore
* i vv. 20-21 costituiscono un’appendice liturgica nazionale.
Salmo 51: Simbologia amartiologica
In questo salmo è contenuto un ricco sistema simbolico amartiologico (hamartia = peccato):
* chatta’ = mancare il bersaglio, fallire (34 volte nel Salterio, 595 volte nella Bibbia); il peccato è un fallimento
* ‘awon = torcere, curvare (227 volte nella Bibbia); il peccato è una distorsione
* pesha‛ = ribellarsi (nella Bibbia compare 41 volte come verbo e 92 volte come sostantivo); il peccato p una ribellione
* ra‘ = male, semplicemente.
C’è un crescendo; alla base di questo lessico si trova uno schema spaziale, per cui la conversione è un ritornare = shub.
Salmo 51: simbologia catartica
In corrispondenza abbiamo il simbolismo catartico:
* machah = cancellare (una scrittura commerciale o giudiziaria), nella Volgata obliterare, nei LXX ezaleiphein: il peccato è un errore da cancellare
* kabhas = lavare (suppone il mondo dei lavandai; si trova anche in Mal 3,2): il peccato è una sporcizia da lavare
* taher = mondare (legato a zohar = splendore): il peccato è una opacità da riportare alla lucentezza
* ’ezobh = issopo, ramo di arbusto non bene identificato, forse simile all’origano o alla maggiorana, utilizzato come aspersorio per il rito dell’aspersione del sangue verso il Santo dei Santi nei sacrifici espiatori e usato la notte di Pasqua (Es 12,22) per spruzzare le porte degli ebrei con il sangue dell’agnello. È quindi segno catartico
* sheleg = neve – evoca Is 1,18:
“Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto
diventeranno bianchi come neve“.
Particolarmente suggestiva l’immagine della neve per l’abitante della Palestina che la contemplava da lontano sulle cime del Libano e dell’Hermon o la vedeva nell’inverno di Gerusalemme.
Salmo 51: simbologia somatica
Anche in questo salmo è presente la simbologia somatica: qui però non si tratta della preghiera di un malato. Lo spirito (ruach) e il cuore (lev) sono al centro di un rinnovamento dell’uomo, una rigenerazione; l’immagine della concezione e della nascita, presente nel v. 7, evoca la possibilità di uscire dal grembo del peccato per entrare nella salvezza. Anche le ossa (v. 10), tutta la struttura dell’essere umano, riprendono vita ed esultano di gioia (cfr. Ez 37), mentre il sangue (v. 16) è evocato come segno di un passato colpevole da lasciare dietro le spalle. La lingua, le labbra, la bocca dell’orante (vv. 16-17) esprimono un canto perenne a Dio, di cui si supplica la visione del volto.
Salmo 51: simbologia liturgica
Infine, la simbologia liturgica deve essere vista in chiave metaforica, secondo la spiritualità profetica:
* v. 15 Lamad = annunciare la Torah
* v. 16 Rannan = gioire nella danza
* v. 17 Nagad = narrare le azioni salvifiche di Dio.
Al v. 18 appare il vocabolo classico sacrificale, lo zebach, però in senso negativo (il rituale da solo non salva) e spirituale: il sacrificio dello spirito e del cuore (zibche ‘Elohìm = sacrificio divino, cioè perfetto).
Nella parte finale tornano i sacrifici legittimi (zibche zedeq) cioè rituali, l’altare (mizbach), segno della restaurata Gerusalemme, l’olocausto (‘olah), il principale sacrificio, e la materia del sacrificio, i parìm = vitelli.