Lettura continua della Bibbia. Salmo 50

Salmo 50
Foto di Arnie Bragg da Pixabay

Il Salmo 50 è una requisitoria contro l’ipocrisia del popolo e un’offerta di salvezza nella verità. Questo salmo è ispirato alla predicazione profetica nella sua polemica antiritualistica, a cominciare da Samuele nei confronti delle prevaricazioni di Saul:

JHWH gradisce forse gli olocausti e i sacrifici come obbedire alla voce di JHWH?

 Ecco, obbedire è meglio del sacrificio, essere docili è più del grasso degli arieti” (1 Sam 15,22); cfr. Amos 4,4 s.; 5,4-7; Osea 6,6; Michea 6,7 s.; Isaia 58,6 s.

L’attacco è diretto contro il culto magico, non contro il rito in sé, se è sostenuto dall’impegno di vita.

Salmo 50: genere letterario

Il genere letterario è chiaramente quello del rib, di stampo profetico, ma la cornice è liturgica. Anzi, molti critici lo ritengono un brano liturgico per il rinnovamento dell’alleanza, costituito dalla presentazione teofanica di Dio – soggetto dell’alleanza (vv. 1-6) e dalla presentazione degli impegni del popolo (vv. 7-23). Alcuni pensano all’epoca della riforma di Giosia (622 a.C.), altri alla restaurazione di Esdra e Neemia, che fu però di stampo più marcatamente legale e sacrale.

Il lessico è di tipo prettamente giuridico (din = giudicare; karat berit = stipulare un patto; “testimonianza”; “querela”;  “assoluzione”, ecc.).

Il simbolismo cosmico è un dato costante del rib profetico, ed è presente anche in questo salmo nella teofania. Forte, in questo salmo di accusa, è anche il sistema simbolico verbale, con abbondanza di vocaboli: parlare,  convocare, annunziare, rimproverare, dire, invocare, enumerare, bocca, parole.

Il peccato di parola

Il nucleo principale dell’accusa verte proprio sul peccato di parola: abbandonare la bocca al male, ordire inganni con la lingua, parlare contro il fratello, calunniare il figlio della propria madre (vv. 19-21). E Dio dovrebbe stare in silenzio? La vera religiosità non è dare a Dio quello che è già suo, perché suoi sono tori e capri, bestie selvatiche e persino le creature microscopiche della campagna.

La vera religiosità è l’atteggiamento interiore con cui l’uomo si volge a Dio. Non creda l’empio di coprire le sue colpe ripetendo  i  precetti  della Legge.  La lista morale che il salmo presenta comprende il furto, l’adulterio, la falsa testimonianza, che minano alla base la convivenza sociale.

Salmo 50: analisi

Il Salmo 50 si divide in alcuni momenti.

Convocazione (vv. 1-6)

1 Salmo. Di Asaf.
Parla il Signore, Dio degli dèi,
convoca la terra da oriente a occidente.
2 Da Sion, bellezza perfetta,
Dio risplende.
3 Viene il nostro Dio e non sta in silenzio;
davanti a lui un fuoco divorante,
intorno a lui si scatena la tempesta.
4 Convoca il cielo dall’alto
e la terra per giudicare il suo popolo:
5 «Davanti a me riunite i miei fedeli,
che hanno stabilito con me l’alleanza
offrendo un sacrificio».
6 I cieli annunciano la sua giustizia:
è Dio che giudica.

Il salmo 50 non inizia accusando Israele, ma convoca la terra e del cielo quali testimoni in una lite giudiziaria che Dio intenta contro il suo popolo. Il contesto solenne di questa teofania fa subito comprendere quanto siano gravi le accuse che saranno rivolte a Israele.

Dio parla al suo popolo (vv. 7-23)

Nel discorso di Dio possiamo vedere due momenti.

Dio vuole come sacrificio la lode (vv. 7-15)

7 «Ascolta, popolo mio, voglio parlare,
testimonierò contro di te, Israele!
Io sono Dio, il tuo Dio!
8 Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici,
i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti.
9 Non prenderò vitelli dalla tua casa
né capri dai tuoi ovili.
10 Sono mie tutte le bestie della foresta,
animali a migliaia sui monti.
11 Conosco tutti gli uccelli del cielo,
è mio ciò che si muove nella campagna.
12 Se avessi fame, non te lo direi:
mio è il mondo e quanto contiene.
13 Mangerò forse la carne dei tori?
Berrò forse il sangue dei capri?
14 Offri a Dio come sacrificio la lode
e sciogli all’Altissimo i tuoi voti;
15 invocami nel giorno dell’angoscia:
ti libererò e tu mi darai gloria».

Dio si rivolge a tutto il popolo mettendo in questione la relazione che Israele ha con lui. Israele pensa che, come per gli altri popoli, la religione consista nell’offrire sacrifici. Ma non è così. Il rapporto che Dio chiede a Israele di avere con lui non è questione di dare qualcosa, al contrario è di ricevere e gioire: la salvezza è gratuita. Cosa potrebbe dare Israele al Dio che possiede tutto? Al Dio che non è fatto di carne e sangue, e non mangia carne e non beve sangue?

Ecco invece l’atto liturgico che il Signore chiede: la todah, ovvero la lode, il ringraziamento e il riconoscimento che Dio è Dio, il riconoscimento di noi stessi cioè della situazione di peccato. Il riconoscimento della verità. Invocami: questa è la richiesta di Dio.

Dio vuole relazioni di giustizia con gli altri (vv. 16-23)

16 Al malvagio Dio dice:
«Perché vai ripetendo i miei decreti
e hai sempre in bocca la mia alleanza,
17 tu che hai in odio la disciplina
e le mie parole ti getti alle spalle?
18 Se vedi un ladro, corri con lui
e degli adùlteri ti fai compagno.
19 Abbandoni la tua bocca al male
e la tua lingua trama inganni.
20 Ti siedi, parli contro il tuo fratello,
getti fango contro il figlio di tua madre.
21 Hai fatto questo e io dovrei tacere?
Forse credevi che io fossi come te!
Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa.
22 Capite questo, voi che dimenticate Dio,
perché non vi afferri per sbranarvi
e nessuno vi salvi.
23 Chi offre la lode in sacrificio, questi mi onora;
a chi cammina per la retta via
mostrerò la salvezza di Dio».

Quindi non si tratta solo di culto, non è nella sfera rituale, nella relazione verticale che si esaurisce la relazione con Dio. Chi si rivolge a Dio assiduamente con le parole (“Dio dice: tu ripeti i miei decreti e hai sempre sulla bocca la mia alleanza”) deve sapere che Dio non ignora i suoi comandamenti verso il prossimo, quelli che impongono il rispetto della proprietà, della relazione sponsale, dell’onorabilità dell’altro. Dio non può tacere quando vede il male, perché altrimenti abbandonerebbe l’uomo al suo stesso male. È un Dio di salvezza. E per ricevere salvezza l’uomo deve aprirsi ad un rapporto di lode autentica con Dio e camminare per le vie della giustizia.