Lettura continua della Bibbia. Salmo 49

Salmo 49
Urnette fittili etrusche, Chiusi, circa 210-90 a.C. Di Sailko – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=81481284

Il salmo 49 apparterrebbe, per composizione, all’epoca successiva al ritorno dall’esilio di Babilonia, tra il V e il III secolo a. C., e proverrebbe da quella fascia socio-religiosa che è stata chiamata dei “poveri di JHWH”. Infatti la riflessione, di tipo sapienziale, verte sul significato più profondo dell’esistenza umana, davanti al quale ricchi e poveri sono tutti uguali…

Salmo 49: il testo

2 Ascoltate questo, popoli tutti,
porgete l’orecchio, voi tutti abitanti del mondo,
3 voi, gente del popolo e nobili,
ricchi e poveri insieme.
4 La mia bocca dice cose sapienti,
il mio cuore medita con discernimento.
5 Porgerò l’orecchio a un proverbio,
esporrò sulla cetra il mio enigma.
6 Perché dovrò temere nei giorni del male,
quando mi circonda la malizia
di quelli che mi fanno inciampare?
7 Essi confidano nella loro forza,
si vantano della loro grande ricchezza.
8 Certo, l’uomo non può riscattare se stesso
né pagare a Dio il proprio prezzo.
9 Troppo caro sarebbe il riscatto di una vita:
non sarà mai sufficiente
10 per vivere senza fine
e non vedere la fossa.
11 Vedrai infatti morire i sapienti;
periranno insieme lo stolto e l’insensato
e lasceranno ad altri le loro ricchezze.
12 Il sepolcro sarà loro eterna dimora,
loro tenda di generazione in generazione:
eppure a terre hanno dato il proprio nome.
13 Ma nella prosperità l’uomo non dura:
è simile alle bestie che muoiono.
14 Questa è la via di chi confida in se stesso,
la fine di chi si compiace dei propri discorsi.
15 Come pecore sono destinati agli inferi,
sarà loro pastore la morte;
scenderanno a precipizio nel sepolcro,
svanirà di loro ogni traccia,
gli inferi saranno la loro dimora.
16 Certo, Dio riscatterà la mia vita,
mi strapperà dalla mano degli inferi.
17 Non temere se un uomo arricchisce,
se aumenta la gloria della sua casa.
18 Quando muore, infatti, con sé non porta nulla
né scende con lui la sua gloria.
19 Anche se da vivo benediceva se stesso:
«Si congratuleranno, perché ti è andata bene»,
20 andrà con la generazione dei suoi padri,
che non vedranno mai più la luce.
21 Nella prosperità l’uomo non comprende,
è simile alle bestie che muoiono.

Salmo 49: alcune sottolineature

L’invito iniziale, “ascoltate”, non è rivolto solo a Israele, ma a tutti gli abitanti del mondo, a tutti gli esseri umani, di qualunque condizione, perché tutti sono coscienti, a differenza delle altre creature, della propria sorte comune.

È proprio questa sorte comune che conforta le persone prive di importanza sociale, perché la ricchezza e la forza non possono far scampare dalla voracità dello Sheol, né può farlo la fiducia in se stessi. Solo la mano di Dio può strappare l’essere umano dall’ Abisso, sottraendolo al suo ferreo potere. Nel Salmo 49 manca una chiara affermazione della risurrezione, ma nel v. 16 si affaccia uno spiraglio di speranza per il giusto: la speranza di scampare alla morte terrena, se non alla morte eterna. La ricchezza non conduce da nessuna parte, ma chi si aggrappa a Dio ha la possibilità di sperare.

Siamo ancora lontani dalla chiara affermazione di fede nella resurrezione (metà II secolo a.C.). Nelle pagine più arcaiche della Bibbia, la principale preoccupazione è quella di sgombrare la mente dall’idea di sopravvivenza dell’anima alla maniera egiziana, come prosecuzione in grande stile della vita terrena. Questa è ancora la pars destruens, una tabula rasa che prepara da lontano la comprensione dell’eternità come comunione con Dio e non come godimento dei beni terreni che uno si è portato con sé. Appunto: nessuno, anche se straricco, può portarsi dietro alcunché…