Il Salmo 45 è un vero e proprio epitalamio o canto per le nozze regali, riletto dal cristianesimo in chiave simbolica. Il Targum e il Talmud lo applicano alla benedizione di Giuda in Gen 49,10 ss., i Padri della Chiesa lo interpretano in senso cristologico ed ecclesiologico; il salmo è entrato nella liturgia mariana e in quella matrimoniale. Il Talmud afferma che il salmo 45 conclude il rituale solenne della benedizione nuziale, anzi esorta gli sposi a recitarlo nei 7 giorni successivi alla cerimonia. Le ipotesi sulla sua origine storica precisa sono varie e si riferiscono:
a) alle nozze di Salomone con una principessa straniera, o di Achab con Gezabele figlia del re di Tiro, o di Ezechia re di Giuda od un qualunque altro re di Giuda o di Israele;
b) alle nozze di un principe giudaico post-esilico fra il V e il II secolo (a causa di qualche aramaismo presente nel testo);
c) alla trasposizione ebraica dell’epopea ugaritica del re Keret o della ierogamia di Tammuz e ‘Anat;
d) alla liturgia da repertorio per le nozze regali o per il loro anniversario ;
e) alla tipologia nuziale profetica dell’alleanza sul modello di Osea, Geremia, Ezechiele, Deutero-Isaia e Trito-Isaia;
f) ad un’origine messianica intrinseca al salmo.
Salmo 45: epitalamio regale
Certamente nel suo primo livello il salmo 45 è un epitalamio regale, probabilmente anteriore al 722. Alcuni motivi interni vanno a favore dell’ipotesi di Beauchamp secondo cui le nozze regali sarebbero quelle del re del Nord Achab con la principessa fenicia Gezabele:
- i palazzi d’avorio in Amos 3,15 definiscono proprio lo splendore di Samaria;
- la parola hêkal = aula non è mai applicato al palazzo reale di Gerusalemme ma in 1 Re 21,1 indica la reggia di Achab;
- la parata dei carri da guerra ha un parallelo in 1 Re 22,29 per Achab;
- Gezabele in 2 Re 9,34 è chiamata figlia di re, ed è figlia di Tiro.
Messianismo
Di fronte alla delusione storica rappresentata dall’azione di questi due sovrani, gli splendidi lineamenti regali del salmo 45 assumono valore non più encomiastico, ma di idealizzazione del Re venturo, il Messia. Il Targum parafrasava così il v. 3: “La tua bellezza, o re-Messia, è superiore a quella dei figli d’uomo…”. Quando il salmo entra nella raccolta è già compreso come messianico.
La scena è sontuosa: al centro il re, alla sua destra la shegal = regina madre, poi la sposa con le sue compagne. È la risposta alla supplica di Sal 44: Dio è ancora invaghito della bellezza di Sion.
Racchiusi dentro una cornice che presenta lo scriba-cantore (vv. 2-3 e 17-18), con dedica al re, si trovano due medaglioni, consacrati l’uno al re (vv. 4-10), l’altro alla regina (vv. 11-16).
Vv. 3-10: Primo medaglione. Le lodi al re
La bellezza fisica è lodata come segno di predilezione divina; poi la forza militare, la verità, la clemenza e la giustizia, cui sono mirati i successi militari (spada) e la stabilità dinastica (scettro).
Tutti gli ideali di grazia (chen), splendore (hod), maestà (hadar) sono concentrati nello sposo reale, che Dio ha unto. Tanto è l’entusiasmo del poeta di corte che esce in un appellativo ardito: “II tuo trono, o Dio, è per sempre“. L’appellativo ’Elohim non è indirizzato a JHWH ma al suo Consacrato, e cosi l’hanno inteso le antiche versioni. Si tratta di un titolo previsto dal protocollo regale, come nel Salmo 2, anche se mai l’Antico Testamento lo usa altrove, come qui, al vocativo, nei confronti di un uomo. Nell’uso vetero-testamentario, il titolo ’Elohim denota non la natura divina ma una relazione con Dio, e ne sono investiti, oltre agli angeli, i capi del popolo in quanto partecipano al potere divino. La lettera agli Ebrei ha riferito questo versetto al Figlio di Dio in senso ontologico (Eb 1,8 s.), sottolineandone proprio la differenza di natura rispetto agli angeli.
Vv. 11-16: Secondo medaglione. Ammonizioni alla sposa
La sposa è invitata a dimenticare il passato (come Abramo) per la brama che il Re ha di lei e per avere l’omaggio dei popoli e dei potenti. Espressioni di bellezza, ricchezza, musica, profumo si susseguono a profusione per indicare il fascino della sposa. L’abito splendido è simbolo della gloria interiore; non viene da sola la sposa, ma dietro di lei le compagne sono introdotte nel palazzo del re.
Vv. 17-18: promessa di stabilità della dinastia
Il salmo è una rilettura in chiave nuziale dell’alleanza: il popolo è invitato, come Abramo, a seguire lo Sposo – Re, nell’amore – passione, per avere la sua benedizione.