Lettura continua della Bibbia. Salmo 40

Salmo 40
«Sul rotolo del libro di me è scritto…».  Gesùnella sinagoga di Nazareth (Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli). Fonte immagine: https://www.facebook.com/cathopedia/photos/a.10152171955313607/10152171984098607/?type=3

Il salmo 40 è un’opera complessa che, scrive F. Delitzsch, «inizia con un Magnificat e termina con un De profundis». Alcuni hanno visto in questa evoluzione tematica il riflesso dell’esperienza profonda del salmista, che dal ricordo della felicità passata trae motivo di speranza per il triste presente. Si tenga presente che, secondo E. Fromm, 47 salmi sono da catalogare come dinamici, cioè documenti di un cambiamento dello stato d’animo del salmista, mentre 66 sarebbero ad un solo stato d’animo, 24 messianici, di espressione soteriologica, e 13 a inno, di puro entusiasmo (Voi sarete come dei, Roma 1970, p. 135-151). Il salmo 40 è un salmo dinamico, però alla rovescia di come procedono solitamente i salmi, dall’esultanza alla depressione.

Dal punto di vista letterario, però, l’origine sembra eterogenea, quindi si tratterebbe di una composizione fatta di parti che hanno avuto provenienze diverse, poi assemblate insieme. Ma ormai le diverse fonti sono intessute in una nuova trama che è impossibile ridistinguere. Il ritmo del salmo è quello spezzato della qinah = lamentazione (3+2 accenti).

Simbologia

La simbologia è piuttosto semplice, di tipo verbale: consiste essenzialmente nella simbologia dell’annuncio (la bocca, il canto nuovo, la proclamazione, le labbra, l’esultanza, il dire «Grande è il Signore»). Ad essa fa riscontro la simbologia antropomorfica dell’ascolto da parte di Dio: il chinarsi, l’ascoltare, l’aprire gli orecchi del salmista, il mettergli sulle labbra il canto nuovo, il concedere amore materno (rechem), grazia (chesed) e fedeltà (’emet).

Il negativo è rappresentato invece dalla fossa e dal fango, menzionati nel v.3. Il Talmud ricorda che erano 7 i nomi dello sheol:

  • perdizione
  • fossa abissale
  • pozzo rumoreggiante
  • fango paludoso
  • ombra di morte
  • sheol
  • paese sotterraneo (Erubin 19a).

Altro elemento negativo è rappresentato dai rehabîm = uomini di Rahab (v. 5: il mostro mitico che nelle immagini poetiche si contrappone all’ordine divino).

Il vero culto

Un elemento importante del salmo è la strofa sul vero culto (vv. 7-9), incentrata su uno dei temi classici della teologia profetica. Dio non ha bisogno di sacrificio e offerta rituale, piuttosto «apre» l’orecchio al suo ‘anaw. Questo verbo «aprire» è stato interpretato come

  • la foratura dell’orecchio dello schiavo perpetuo, cfr. Es 21,6 e Dt 15,17
  • la circoncisione dell’orecchio, cioè della mente (del cuore), invece della circoncisione fisica, cfr. Ger 4,4
  • l’apertura dell’orecchio del discepolo alle parole di Dio.

Si tratta in sostanza di una metafora dell’ascolto obbediente: ascoltare e obbedire si esprimono in ebraico con lo stesso verbo, sono tutt’uno. È questa l’offerta gradita a Dio: il rotolo, la megillah (da galal = avvolgere), è la parola di Dio, la Torah, la Sua volontà.

Eb 10,5 ss. applica questi versetti all’offerta che Cristo fa di sé entrando nel mondo, ma con una importante variante dovuta ai LXX:

«Tu non ha voluto ne sacrificio né offerta,

  un corpo invece mi hai preparato».

I LXX hanno infatti sôma = corpo invece di otía = orecchi, ed hanno così facilitato l’allusione della lettera agli Ebrei alla incarnazione del Cristo.

Un altro versetto del salmo, il 14, è divenuto celebre nella liturgia romana secondo la Volgata:

«Deus, in adiutorum meum intende,

Domine, ad adiuvandum me festina».