
Le vite di Ruth e Naomi sono precarie, come quelle di tutti i rifugiati. Rut, tuttavia, dimostra di sapersi ingegnare, nella sua volontà di sostentare sé e la suocera, facendosi spigolatrice. L’azione dello spigolare nella nostra letteratura appare poetica, ma biblicamente è l’azione dei poveri, e l’orzo è il pane di chi non si può permettere il grano.
Booz, il parente di Noemi nella cui porzione di terra per caso lei si trova a spigolare, nota Rut, così come i suoi lavoratori, che descrivono il modo in cui “è rimasta in piedi dalla mattina presto fino ad ora” (Rut 2,7). Booz la invita a spigolare nel suo campo, ordinando ai giovani di non molestarla e suggerendole di stare vicina alle “sue giovani donne”, le donne della sua famiglia e le serve.
Le preoccupazioni che Booz implicitamente ammette di un possibile maltrattamento di Rut denunciano la mancanza di sicurezza nei campi per le donne. Che Booz lo riconosca e cerchi di fornirle rassicurazioni, e di non consentire molestie, è un segno della sua alta moralità.
Rut la spigolatrice: la straniera riconosciuta
Vediamo inoltre la sensibilità di Booz nell’esprimere il proprio apprezzamento per il modo in cui Rut si è presa cura di sua suocera dalla morte del marito:
«Mi è stato riferito tutto quello che hai fatto per tua suocera dopo la morte di tuo marito, come hai abbandonato tuo padre, tua madre e la tua terra natale per venire presso un popolo che prima non conoscevi. Possa YHWH ricompensare le tue azioni. Possa tu avere una piena ricompensa da YHWH, il Dio d’Israele, sotto le cui ali hai cercato rifugio!» (2,11-12).
Booz la riconosce come una straniera che è giunta in una nuova terra, lasciando il suo popolo e il suo posto. Ancora una volta, il Dio di Israele è invocato come un protettore che può ricompensare coloro che “cercano riparo sotto le sue ali”.
Nell’umile risposta di Rut è da notare un gioco di parole che sfugge nelle traduzioni:
«Come riconosci (nakar) me che sono una straniera (nokhriyah)?».
Stranamente, le parole riconoscere (nakar) e straniero (nokrî), che risultano fra loro ossimori perché non si può riconoscere chi è sconosciuto, condividono in ebraico la stessa radice. Nokrî in ebraico è lo straniero di passaggio, l’avventizio, il viaggiatore, non radicato nel paese. La regola di base nei suoi confronti è l’ospitalità, mentre il gher, l’immigrato, gode di una vera protezione giuridica.
Nella reazione di Noemi alla generosità mostrata da Booz torna il tema dello chesed di Dio. E veniamo da lei a sapere che Booz è il go’el della sua famiglia, cioè il parente prossimo che ha il diritto e il dovere del riscatto.