
Il capitolo 24 prosegue con un commovente dialogo tra David e Saul. David dichiara e dimostra al sovrano di non avere alcun intento malevolo nei suoi confronti; Saul lo chiamerà “figlio mio” con affetto e riconoscerà apertamente la sua rettitudine. Anzi, lo dichiarerà anche degno del regno…
Davide infatti dice a Saul:
«Mi fu suggerito di ucciderti, ma io ho avuto pietà di te e ho detto: “Non stenderò la mano sul mio signore, perché egli è il consacrato del Signore”. Guarda, padre mio, il lembo del tuo mantello nella mia mano» (24,12).
Rispetto e benevolenza
Entrano in gioco nell’animo di David due sentimenti che ne guidano la condotta: il rispetto e la benevolenza.
Rispetto perché David sa bene di essere in presenza del consacrato del Signore. Quindi ne onora il ministero anche se svolto malamente a causa delle paure che nutre e dei fantasmi che insegue.
Benevolenza perché David prova compassione per il nemico indifeso, l’uomo fragile che è nelle sue mani. David ha sperimentato la misericordia del Signore e quella degli uomini, primo fra tutti Gionata che gli ha permesso di scampare dalle ire del padre. Perciò diviene capace di provare a sua volta misericordia per gli altri. Non è certo un caso che la parola chesed, traducibile con benevolenza, amore, misericordia, ricorra con frequenza proprio nella storia di Davide. Risuona poi ben 127 volte nel Salterio su 245 ricorrenze totali che il vocabolo presenta nell’Antico Testamento: una percentuale enorme. L’attribuzione tradizionale a David di molti salmi, anche se non sostenibile dal punto di vista letterario, trova una sorta di conferma concettuale (in quanto modello di riferimento) nella frequenza in essi del termine che esprime la misericordia.
La sofferenza, in qualche modo, purifica David dal suo personale orgoglio e ne fa un uomo che ha sperimentato il patire, quindi che è capace di comprendere il patire degli altri. La sofferenza di Saul, invece, è distruttiva degli altri, perché Saul è un uomo centrato su se stesso.
Benevolenza chiama benevolenza: tra David e Saul sembrerebbe esserci una sincera riconciliazione, ma il racconto si conclude con una nuova separazione: «E Saul andò a casa sua, e David e i suoi uomini salirono alla roccaforte» (24,22). La frase ci fa comprendere che in realtà David e Saul percorrono ancora strade separate.