Rigassificatore a Piombino? Grazie, NO

Duemila persone in piazza Bovio e cento imbarcazioni in mare per dire NO

Il territorio dice NO al rigassificatore a Piombino.

Piazza Bovio, forse, non è mai stata così affollata come la mattina di questo 18 giugno. Duemila persone in piazza e cento imbarcazioni in mare. Il problema è che – date le ripercussioni della guerra russo-ucraina e le sanzioni economiche prese di conseguenza nei confronti della Russia quale stato aggressore – l’Unione Europea deve pensare a forniture energetiche alternative. Una di queste alternative è dotarsi di rigassificatori; e dove ne mettiamo uno? A Piombino.

Che cosa è un rigassificatore

Il rigassificatore offshore Adriatico, Rovigo.
Di Floydrosebridge – Opera propria, CC BY-SA 3.0,
https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=18935692

Un rigassificatore è un impianto industriale che riporta il gas dallo stato liquido (GNL = gas naturale liquefatto), utilizzato nel trasporto marittimo, allo stato gassoso usato nel trasporto terrestre e nel consumo. Gli impianti di rigassificazione possono essere realizzati a terra, oppure in alto mare su strutture offshore, o su navi dette unità galleggianti di stoccaggio e di rigassificazione.

Il 22 marzo il governo italiano aveva dato l’incarico a Snam (il principale operatore europeo per il trasporto e stoccaggio di gas naturale) per l’acquisto di una nave da rigassificazione e per il noleggio di una seconda. Sarebbero quantificabili tra i 16 e i 24 miliardi i metri cubi annui che potrebbero arrivare in Italia attraverso la rigassificazione. «Le unità galleggianti – sosteneva allora il  ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani – hanno il vantaggio che possono essere utilizzate finché servono e tolte in qualsiasi momento. Non sono infrastrutture permanenti ma possono fornire un grandissimo contributo all’autonomia energetica dalla Russia».

Le due navi dovrebbero ricevere il gas che arriverà dagli Stati Uniti e dal Qatar. Il resto della fornitura necessaria potrebbe arrivare da un rafforzamento dei tre rigasifficatori già presenti: a Livorno, Rovigo e Panigaglia (La Spezia). L’Italia – data la sua posizione geografica – si trova anche in una situazione favorevole per divenire il principale hub europeo per portare il gas verso altri Paesi. L’esigenza cui i rigassificatori dovrebbero rispondere è quella di rimpiazzare la perdita dei 29 miliardi di metri cubi di gas provenienti dalla Russia; perdita compensabile con un incremento da 2,1 a 9 miliardi dei metri cubi di gas importati dall’Algeria; un aumento di gas liquido da Congo, Qatar, Angola fino a 12,5 miliardi di metri cubi; un incremento di 1,5 miliardi di metri cubi di produzione nazionale.

La scelta di Piombino

Snam confermò all’epoca che una delle località più probabili era Piombino; favorevole la Regione, assicurò il governatore Eugenio Giani.

Secondo gli autori della proposta, uno dei vantaggi di collocare un rigassificatore a Piombino sarebbe costituito dal pescaggio dei fondali del porto, che vanno fino a 20 metri; e dall’assetto già industrializzato delle aree prospicienti, circostanze che deporrebbero a favore di un impianto a terra. Altrimenti ci sarebbe l’opzione offshore, con piattaforma al largo, in modo simile al rigassificatore Olt pienamente operativo a 12 miglia dalla costa a Livorno. Però, al largo della costa di Piombino c’è l’isola d’Elba…

In caso di conferma, Piombino potrebbe vedersi ormeggiata nelle banchine industriali del porto, dall’inizio del 2023 e per circa due anni,  una nave rigassificatrice, la Golar Tundra, lunga trecento metri e capace di trattare cinque miliardi di metri cubi di gas all’anno. Ma il territorio è contrario.

Obiezioni a livello generale

Il metano è un gas altamente infiammabile, per questo i rigassificatori presentano un alto rischio di pericolosità. Una esplosione potrebbe arrivare a distruggere la costa. Ma non solo.

Greenpeace Italia è stata in prima fila nelle lotte contro il rigassificatore OLT di Livorno, costosissimo e a lungo sottoutilizzato. Un rigassificatore, secondo Greenpeace, non fa altro che  mantenere la dipendenza italiana dalle fonti fossili (che invece devono essere progressivamente ridotte a favore delle rinnovabili), anche mettendo a rischio gli ecosistemi marini. Adesso, l’associazione si oppone alla decisione di installare un rigassificatore a Piombino. Sarebbe il secondo rigassificatore nel Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos e metterebbe a rischio la vita dei cetacei. 

Le obiezioni a livello locale

Le obiezioni sono state espresse dal sindaco Francesco Ferrari: «Piombino è la scelta sbagliata. Un rigassificatore nel nostro porto rappresenta un pericolo per la sicurezza; nonché un danno economico, sociale, ambientale e turistico per una città che sta con fatica cercando di rialzarsi da una crisi attraverso la diversificazione. Ci hanno assicurato che le procedure saranno rispettate e che nessun passaggio sarà bypassato; il Comune di Piombino vigilerà sulla regolarità del percorso mantenendo una posizione forte e coerente a tutela della città. Non diamo per scontato l’esito: le criticità sono molte e la voce del territorio deve avere un peso. Ci doteremo di studi tecnici, giuridici e ambientali per proteggere la città. Abbiamo già richiesto al Ministero tutti i documenti che hanno portato a scegliere Piombino e ad escludere tutti gli altri porti italiani.
L’unico dato positivo, per ora, è il definitivo abbandono dell’idea di un impianto off shore; ma non è certamente sufficiente a garantire che Piombino e tutto il territorio saranno in grado di andare avanti nell’opera di rilancio iniziata».

Tenendo presente che in questo momento la città sta cercando laboriosamente altre strade rispetto ad un presente industriale in piena crisi, ospitare un impianto del genere nell’area portuale significherebbe bloccare per anni lo sviluppo turistico. Le aziende ittiche locali sarebbero probabilmente danneggiate dagli sversamenti di cloro in mare dovuti al processo di gassificazione. Nelle quarantotto ore settimanali previste per il rifornimento dell’impianto, ogni attività sarebbe proibita nel raggio di duecentocinquanta metri bloccando di fatto il porto. Porto che in estate vede il passaggio di oltre cento navi al giorno. Nell’annata 2021, ancora in regime di restrizioni anti covid, ha registrato il transito di 2,8 milioni di passeggeri; 12.603 navi; 4,2 milioni di tonnellate di merce.

Anche l’isola d’Elba ne porterebbe il contraccolpo nelle sue stagioni turistiche per le limitazioni del movimento sul continente. Ma l’impatto ambientale non lascerebbe indenne neppure Follonica.

Da Follonica

Il sindaco di Follonica Andrea Benini, di fronte al presidente della Regione Giani e ai colleghi della Val di Cornia, ha espresso preoccupazione per la procedura, un’anomalia definita «inquietante». «Il posizionamento della nave rigassificatrice nel porto di Piombino sembra essere una decisione già presa dal Governo e non un’eventualità ancora da discutere e valutare. Una decisione che ci è piovuta dall’alto, senza sapere il perché e il per come. Sul territorio, però, a guardare in faccia le cittadine e i cittadini, ci siamo noi, gli amministratori locali. Ed è questo l’elemento spiazzante, l’anomalia: la decisione sembra essere stata presa a prescindere dall’iter autorizzatorio. Ma l’autorizzazione dovrà passare, invece, da molti enti di controllo».
Andrea Benini ha poi espresso particolare preoccupazione per la nave che dovrebbe prevedere un circuito aperto per la gassificazione del metano e per le ripercussioni di questa lavorazione nel Golfo di Follonica. Il Golfo da anni accoglie il più importante impianto di itticoltura d’Italia, con una produzione che copre circa il 60 percento del fabbisogno nazionale. «La nave potrebbe avere un impatto economico ed occupazionale importante sul nostro territorio; e potrebbe anche incidere violentemente su un’eccellenza della produzione nazionale e toscana».

Dal Ministero

Anche il sottosegretario del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali Gian Marco Centinaio si è rivolto al presidente del Consiglio Mario Draghi e ai ministri delle Politiche agricole alimentari e forestali, della Transizione ecologica, e del Turismo, per esprimere la forte preoccupazione, sua e di tanti rappresentanti del settore primario della Toscana:

«Il progetto di un impianto di rigassificazione nel porto di Piombino rischia di causare ingenti danni ai produttori ittici e a tutto l’agroalimentare della zona; non solo sul piano strettamente produttivo, ma anche su quello dell’immagine, oltre a compromettere le attività turistiche e balneari».

Nella zona «operano aziende di itticoltura e di maricoltura, per un totale di quasi duecento addetti, che lo rendono il primo polo produttivo italiano con circa 7mila tonnellate di pescato all’anno, pari a oltre il 60 per cento della produzione nazionale. Sarebbe insensato se, per compensare le perdite, dovessimo poi essere costretti a importare dall’estero».

Sulla costa, poi, ci sono «numerose attività agricole, produzioni ortofrutticole, allevamenti di bestiame e la zona di produzione di indicazioni geografiche agroalimentari e vitivinicole, quali il Val di Cornia Rosso DOCG ed il Suvereto DOCG… e numerose attività turistiche e balneari che da tanto tempo hanno puntato su uno sviluppo economico sostenibile, naturalistico, e di basso impatto ambientale. Oltre ai pericoli legati al funzionamento stesso del rigassificatore si pagherebbe anche un alto prezzo in termini d’immagine, dal momento che buyers della media e grande distribuzione acquistano pescato locale per la qualità del prodotto e per la garanzia offerta dalla localizzazione geografica, dal momento che la Toscana ha una fortissima immagine di marketing soprattutto nell’agroalimentare».

La manifestazione

La mattina del 18 giugno, circa 2.000 persone affollavano piazza Bovio ed altre manifestavano in mare su un centinaio di imbarcazioni per dire no al rigassificatore.
Il sindaco Francesco Ferrari ha ribadito:

«Il nostro “no” al rigassificatore è un “no” convinto, non è dettato da un vezzo o da egoismi, ma da un’infinità di ragioni oggettive che ci fanno dire che sarebbe una scelta sciagurata. Oggi abbiamo preso atto di una decisione già presa. Ma la piazza di stamani che è quella che più ci rappresenta dice “no”, e stamani continua a dire “no”. I cittadini di Piombino e della Val di Cornia continuano a dire “no” al rigassificatore. I cittadini di Follonica dicono “no”. E con loro dicono “no” le istituzioni e i sindaci di questi comuni. Ci sono imprese che rischiano di chiudere, così come impianti di itticoltura che rischiano di sparire. Dobbiamo impedire al rigassificatore di venire a Piombino, perché pregiudicherebbe il futuro di tutti noi».

Applausi dalla folla, sirene dalle barche, grida di gabbiani, e la manifestazione si è sciolta in una serena mattinata di giugno. 

E infine… che cosa dice la Bibbia?

«Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse» (Gn 2,15). L’umanità è posta nel giardino della terra per conservarlo e svilupparlo. Ricordiamoci però che nel giardino c’è un albero il cui frutto è mortale per l’uomo. Cerchiamo di non mangiarlo.

Tempo di guerra

Centododicesimo giorno

Museo del filosofo e musicista Gregorio Skovoroda dopo il bombardamento russo del 6 maggio 2022.  Di Kharkivoda.gov.ua, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=117783796

Severodonetsk come Mariupol?

Intelligence militare britannica. «Elementi delle forze armate ucraine, insieme a diverse centinaia di civili, hanno trovato rifugio nei bunker sotterranei dell’impianto chimico di Azot, nella zona industriale della città». Le forze russe sono all’interno e intorno all’impianto chimico Azot di Severodonetsk, con i combattenti ucraini asserragliati nei bunker sotterranei con diverse centinaia di civili. «Questo probabilmente impedirà temporaneamente alla Russia di riassegnare le sue unità per operazioni militari in altre zone. Le tattiche di guerra urbana della Russia, che fa affidamento sull’uso massiccio di artiglieria, hanno generato ingenti danni collaterali in tutta la città».

Onu: sono migliaia i civili rimasti intrappolati in condizioni sempre più drammatiche a Severodonetsk sotto assedio russo, tra cui anziani, donne e bambini. La situazione più urgente è quella delle centinaia di persone bloccate nei bunker della fabbrica chimica Azot. L’Onu lancia l’allarme sulla carenza di scorte d’acqua e cibo, servizi igienici ed elettricità. Le Nazioni Unite non sono al momento in grado di fornire gli aiuti necessari a causa dei continui bombardamenti sulla città.

Guerra del grano

Joe Biden ha annunciato che gli Usa costruiranno silos temporanei al confine con l’Ucraina per facilitare l’export del grano ucraino nel mondo. Il ministro dell’Agricoltura polacco, Henryk Kowalczyk, ha affermato che la proposta del presidente americanoè “interessante” ma richiede tempi lunghi per attuarla. L’idea «richiede l’elaborazione di diversi dettagli, tra cui ubicazione, infrastrutture, finanziamenti, proprietà. Dobbiamo anche renderci conto che finalizzare questo tipo di investimento richiede tre – quattro mesi».

Centotredicesimo – centosedicesimo giorno

Museo del filosofo e musicista Gregorio Skovoroda. Di Main Directorate of the State Emergency Service of Ukraine in Kharkiv Oblast -https://www.facebook.com/photo/?fbid=369109888591844&set=pcb.369110241925142 (the whole post), CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=117755824

Intelligence del Ministero della Difesa britannico: nelle ultime 48 ore la Russia ha probabilmente rinnovato i suoi sforzi per avanzare a sud di Izyum, con l’obiettivo di avanzare più in profondità nell’Oblast di Donetsk e di accerchiare la sacca di Severodonetsk da nord. Le possibilità di lasciare la città sono limitate dalla distruzione dei ponti, ma il percorso per i corridoi umanitari proposto dalla Russia porterebbe i civili che si trovano attualmente nell’impianto chimico Azot verso la città di Svatova, nel territorio occupato dai russi.   

Guerra economica

Notizia Ansa: è in atto da alcuni mesi il sorpasso delle importazioni di gas dall’Algeria su quelle dalla Russia. Secondo Snam, da Tarvisio è previsto un ingresso di 34,78 milioni di metri cubi di gas russo; da Mazara del Vallo di 64,3 milioni di metri cubi di gas algerino; da Melendugno (Lecce), di 28,4 milioni dall’Azerbaijan. Flussi inferiori da Passo Gries (3,4 milioni mc) per lo stop in Germania e da Gela (8,3 milioni mc di gas libico). Determinante l’apporto dei rigassificatori di Panigaglia (La Spezia, 11,2 milioni mc), Cavarzere (Rovigo, 26,5 milioni mc) e Livorno (9,7 milioni mc). Si aggiungono 8 ,5 milioni di produzione nazionale.    

Maxar, società statunitense di satelliti e analisi di rilevamento dallo spazio, comunica che rispetto al 2021, a causa della guerra, in Ucraina è andato perduto un terzo delle aree coltivabili, con la conseguenza che quest’anno la produzione di mais scenderà del 54% e quella di girasoli del 40%. Inoltre, le immagini mostrano che i russi continuerebbero a prelevare grano dall’Ucraina. Maxar ha elaborato i dati provenienti dalle immagini di MODIS della NASA, analizzando il Normalized Difference Vegetation Index, ossia l’indice che rileva il livello di vigore delle colture di una determinata zona.