Anche il sabato, come il sacrificio pasquale ed altre usanze, doveva essere un’istituzione già esistente presso altri popoli (mesopotamici, cananei, qeniti…). Israele ne ha fatto un precetto nuovo che è sopravvissuto ai millenni ed è divenuto istituzione sua propria: «Ricorda il giorno di sabato, per santificarlo». «Ricordare» (zakar) ha già valore di commemorazione rituale. «Santificare» è consacrare a Dio, cioè separare una parte del tempo dell’uomo, della comunità, per destinarla esclusivamente a Dio padrone del tempo, proprio come si consacrano luoghi speciali, persone speciali, atti speciali. Il verbo «Shabat», da cui il nome shabbat / sabato, significa «cessare da una funzione», «arrivare alla fine», quindi non «riposare» ma «compiere»: l’idea di perfezione e di termine si trova nel numero 7. Il sabato è un giorno di comunione nella gioia e nell’appartenenza a Dio (cfr. Genesi 2,2 s.).
Ricordare e Osservare il Sabato
Le due versioni del Decalogo offerte da Esodo 20 e Deuteronomio 5 presentano alcune differenze, le più estese proprio si trova nel comandamento dello Shabbat. Nell’Esodo il Sabato è ricordo della Creazione (motivo teologico), nel Deuteronomio è ricordo dell’Esodo (motivo umanitario). Chi osserva lo Shabbat conferma la verità della Creazione e rende grazie per la liberazione dall’Egitto.
Ma un’altra differenza consiste nell’uso di due diversi verbi per esprimere il comando: «ricordare» e «osservare» il Sabato. I due sono complementari: ricordare riguarda l’aspetto spirituale (ricordarsi di Dio), osservare riguarda piuttosto l’aspetto pratico. Insieme, stanno a simboleggiare la necessità che lo spirituale non rimanga confinato in una sfera astratta, ma sia sempre espresso in forma fisica.
Ma le due diverse angolazioni verso il comandamento del Sabato rivelano approcci diversi. La Tradizione Sacerdotale, cui fa capo Esodo 20,8-11 come pure Genesi 2,1-3, si concentra sul sacrale, rievocando il riposo di Dio dopo la Creazione. Il Deuteronomio, influenzato dalla predicazione profetica e perciò caratterizzato da una teologia particolarmente attenta alla trascendenza divina, ma anche da una profonda preoccupazione sociale, tralascia lo zakhor, la rievocazione sacrale, sviluppando invece l’aspetto sociale: «Che il tuo servo e la tua serva riposino».
Entrambi gli aspetti sono necessari: il sacrale e il sociale promanano da un unico Dio.
Per l’osservanza del Sabato vedere QUI.