
Tempi duri per la religione cattolica a scuola. Fa clamore da una parte la concessione di un’aula per la preghiera del Ramadan a studenti islamici, dall’altra una sorta di persecuzione nei confronti di una maestra che ha fatto dire delle preghiere agli allievi durante le lezioni scolastiche. Ovvero, per scomodare il buon Manzoni:
«S’ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo…».
Tradotto, mutatis mutandis: «Che scandalo privilegiare gli islamici! Vergogna!». «No, che scandalo permettere che la religione cattolica esista nella scuola laica! Vergogna!».
Due situazioni diverse

Da ex preside, devo riconoscere che si tratta di due cose profondamente diverse.
Nel primo caso il dirigente scolastico fiorentino ha concesso a studenti di un istituto tecnico l’uso di un’aula per 5 minuti, privatamente, durante la ricreazione, per appartarsi e pregare, senza alcun coinvolgimento nelle lezioni. Secondo me la decisione sarebbe stata di competenza degli organi collegiali, ma non mi formalizzerei troppo.
Nel secondo caso, la maestra in questione ha recitato e fatto recitare ai bambini il Padre Nostro e l’Ave Maria durante le lezioni, nemmeno lezioni di religione tra l’altro, ma di altre materie curricolari. Il fatto che tutti quei bambini seguissero in altro orario le lezioni di religione cattolica con l’insegnante IRC non impedisce che si tratti comunque di una sfasatura didattica – lo dico, sempre, da ex dirigente scolastica.


Devo dire – questo a livello personale – che le mie simpatie vanno alle studentesse marocchine che, senza incomodare alcuno, hanno chiesto uno spazio per la preghiera; ma anche che neppure il caso della maestra sarda meritava un tale clamore mediatico, tutt’al più doveva restare un problema disciplinare interno alla scuola. Forse anche quei bambini avevano espresso il desiderio di pregare? Forse c’erano altri motivi dietro il provvedimento di sospensione dell’insegnante? È tutto da vedere.
Non religione cristiana, ma civiltà cristiana


Per il resto, mi trovo ad essere abbastanza d’accordo con Sgarbi, le cui competenze culturali non posso che ammirare. Un video QUI.
Effettivamente, la cultura cattolica (fatta anche di preghiera) è portatrice, per tutti, di valori che neppure l’attuale società può ignorare; tanto meno li può ignorare la scuola, che non solo le nozioni, ma anche i valori del passato, del presente e del futuro dovrebbe esser capace di trasmettere.


Ricordo quando le poesie di carattere religioso, che sono un patrimonio della letteratura italiana, erano patrimonio scolastico comune. Alla scuola elementare, per italiano, come seguivamo il calendario delle stagioni, seguivamo anche senza problemi il calendario cattolico con poesie a profusione, anche da imparare a memoria: per San Francesco, i Defunti, San Martino, Natale, San Giuseppe, Pasqua, il mese Mariano di Maggio,,, ed erano di grandi scrittori.
Non mi sono mai chiesta se queste poesie o prose disturbassero gli atei, o gli ebrei, ché gli islamici ancora non c’erano. Penso di no: Alfredo Sabato Toaff, padre di Elio e rabbino di Livorno, era stato proprio a Livorno allievo del grande maestro Elia Benamozegh ma anche del grande poeta e classicista Giovanni Pascoli, e fu docente di letteratura italiana e di lettere antiche all’università di Firenze, distinguendosi come insigne grecista. Con questo avrebbe tradito le sue radici contaminandosi con il paganesimo, oltre che con Dante e Manzoni? O non le avrebbe, piuttosto, arricchite, restando fedele a se stesso e coerente con la propria fede nel mondo culturale in cui viveva?
Il problema però è che la maestra ha invaso il campo disciplinare di altri, e lo ha fatto con atti di culto, non con semplici spiegazioni.
IRC: né catechesi né educazione alla legalità


C’è, a proposito dell’insegnamento della religione cattolica, un profondo equivoco, anzi due: non è catechesi – non può esserlo – ma non è neppure soltanto educazione alla legalità o educazione civica. Si tratta di comunicare agli alunni, ai vari livelli di scuola, un patrimonio di nozioni, ma anche di valori cristiani, che permettano loro di orientarsi nella storia, nella cultura e nella società italiana.


Non si tratta mai, però, di far compiere atti di culto. Se da parte cattolica, giustamente, si asserisce che si può pregare ovunque, è anche pacifico che veri e propri atti liturgici si possano compiere a scuola solo fuori dell’orario scolastico e senza obbligo per alcuno, previa delibera degli organi collegiali; oppure anche in orario scolastico, ma fuori dei locali della scuola, alle stesse condizioni.
Non si possono, invece, compiere atti di culto durante le ore di Religione cattolica (a maggior ragione non nelle ore di altre materie), essendo tale insegnamento di carattere culturale e non confessionale.
Vale ancora, per tutto questo, il parere dell’Avvocatura dello Stato, a proposito della benedizione pasquale in una scuola, emesso nel gennaio 2009 (nota del Gabinetto del MIUR prot. AOOUFGAB n°900 del 29 gennaio 2009). Potete scaricare il Pdf QUI.