
Di St Andrew, Bethune Road – Stained glass window by John Salmon, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=128553258
Bisognerebbe parlare, tra le famiglie sante, di personaggi famosi come S. Agostino e sua madre S. Monica, o come S. Benedetto e la sua sorella gemella S. Scolastica (per l’articolo precedente vedere QUI). Ma preferisco “visitare” un ambiente che ci è ormai inconsueto, quello dei palazzi regali. Non credereste quante regine ci sono, fra le sante canonizzate: sembrerebbe quasi che la regalità fosse una condizione favorevole allo svilupparsi della santità, in contrasto con la povertà e umiltà propugnate dal cristianesimo. Fra queste, ci sono le regine evangelizzatrici.
Le più antiche infatti sono sante dell’evangelizzazione, che hanno portato alla fede cristiana e al battesimo i loro consorti e, con essi, anche i loro popoli. Così troviamo S. Elena madre di Costantino, e Pulcheria sorella di Teodosio II. Ma quello che più colpisce è la santità per famiglie: spesso intorno ad una regina santa sono santi anche gli sposi, le sorelle, i figli, i nipoti…
Le regine evangelizzatrici

Una regina del Galles, la sua damigella e suo figlio
Madrun (nata nel 440), regina del Gwent in Galles, sposò Ynyr, dando vita alla dinastia che vi avrebbe regnato fino alla conquista normanna. Durante un pellegrinaggio, Madrun e la sua damigella, Sant’Annun, fecero un sogno in cui veniva comandato di costruire un convento dove avevano dormito. Negli ultimi anni della sua vita si stabilì in Cornovaglia con suo figlio, san Ceidio, dedicandosi dall’evangelizzazione.
Regine dei Franchi: suocera e nuora
Santa Clotilde (475 circa – 545), principessa burgunda, fu la moglie del re merovingio Clodoveo I. Clotilde, che si era convertita al cattolicesimo, si adoperò per la conversione del marito pagano ottenendo che si battezzasse la vigilia di Natale del 496.
Patì molto per le discordie tra i figli e si ritirò nel monastero di San Martino a Tours dove fu raggiunta dalla nuora Santa Radegonda (518 – 587) moglie del re Clotario I, uomo brutale e infedele, che si era impegnata nella diffusione del cristianesimo tra i sudditi e aveva fondato chiese e monasteri. Si trasferì poi nei monastero di Saix dove si dedicò all’assistenza dei lebbrosi.
In Bretagna: una sposa e madre di Santi, martire
Santa Gwen (499 – metà del VI secolo), principessa di Bretagna, sposò San Fracan, da cui ebbe i santi Wethnoc, Iacob e Winwaloe. Per scampare a una pestilenza, assieme al marito e ai figli attraversò la Manica e si stabilì in Bretagna. Qui da Fracan ebbe una figlia, Chreirbia, ed evangelizzò la regione. Rimasta vedova, si risposò ed ebbe un quinto figlio, San Cadfan. Venne rapita due volte da pirati anglosassoni e portata in Inghilterra, ma fuggì entrambe le volte attraversando il canale – si dice – a piedi. Negli ultimi anni di vita si ritirò nel Dorset, dove visse da eremita fino a che i sassoni non la trovarono e la uccisero.
In Inghilterra: una regina e un monaco
Santa Berta regina del Kent (circa 560 – 616), principessa franca, fu moglie del re pagano Etelberto. Assecondò l’evangelizzazione del santo monaco Agostino di Canterbury riuscendo alla fine a convertire il marito e il popolo sassone alla fede cristiana.
In Guascogna: una famiglia al gran completo
Santa Rictrude (612-678) in giovane età ebbe come direttore spirituale Sant’Amando di Maastricht che era stato accolto nella sua casa, e proprio da questo luogo il santo intraprese l’evangelizzazione della Guascogna.
Un nobile franco, Sant’Adabaldo, ottenne Rictrude in sposa avendone quattro figli anch’essi tutti venerati come santi: Adalsinda, Clotsinda, Mauronto ed Eusebia. Dopo la scomparsa del marito, ucciso dai guasconi, Rictrude si fece monaca a Marchiennes, ove aveva fondato un monastero maschile ed uno femminile, e le sue due figlie maggiori, Adalsinda e Clotsinda, si unirono a lei, come più tardi il figlio Mauronto. Questa famiglia, salita al gran completo alla gloria degli altari, è uno dei molti casi simili verificatisi in due millenni di cristianesimo.
In Northumbria: cinque sante sorelle
Eteldreda o Eteldrude, in inglese Audrey (636 – 679), è stata regina di Northumbria. Figlia del re degli angli orientali Anna, Eteldreda era anche sorella di quattro sante, tutte badesse: santa Etelburga, santa Vitburga, santa Sexburga e santa Setrida. Sposò Tonbert, principe di Cyrvii, col quale tuttavia visse in perfetta continenza. Tre anni dopo il matrimonio, rimasta vedova, si ritirò nell’isola di Ely, in solitudine e preghiera, fondandovi un doppio monastero.
In Boemia: una santa nonna, una nuora infernale e il suo santo nipote
Ludmilla, duchessa di Boemia (860 – 921), fu nonna di San Venceslao, il quale, duca di Boemia già all’età di 14 anni, si preoccupò di evangelizzare il paese, con l’aiuto dei missionari germanici, scontrandosi con la nobiltà che con la madre Dragomira e il fratello Boleslao era rimasta pagana. Boleslao tentò più volte di ucciderlo e ci riuscì tramite sicari nel 935.
Ludmilla era stata data in sposa a Borivoj I, primo duca cristiano di Boemia della storia: la coppia si convertì al cristianesimo intorno all’871, probabilmente in seguito all’azione dei futuri santi Cirillo e Metodio. I loro iniziali tentativi di convertire il popolo boemo non furono ben visti, tanto da portarli all’esilio. In seguito la coppia reale poté fare ritorno in patria e governare.
Ludmilla fu coinvolta nell’educazione religiosa del nipote Venceslao. Ma, secondo quanto si tramanda, sua nuora Drahomíra era gelosa dell’influenza della suocera su suo figlio e inviò due nobili ad assassinarla; si dice che la donna sia stata strangolata con il suo stesso velo. Santa Ludmilla è venerata come patrona della Boemia, della Repubblica ceca, nonché dei convertiti, delle duchesse, delle vedove, delle suocere e dei problemi con le nuore.
A Kiev: una radicale conversione

Santa Olga di Kiev, chiamata con il battesimo Elena (905 circa – 969), è stata una principessa della Rus’ di Kiev, moglie di Igor’. È venerata come santa dalla Chiesa cattolica e dalle Chiese ortodosse; difficile crederlo vedendola in azione all’inizio della sua vita di reggente, dopo la morte del marito: stermina i nemici senza pietà seppellendoli vivi, o bruciandoli vivi, fino a distruggere l’intera tribù dei drevljani. La ferocia che contraddistingueva Olga nei suoi primi anni di reggenza scompare a seguito della sua conversione al cristianesimo per essere sostituita dalla santità e dalla misericordia della prima sovrana cristiana della Rus’ di Kiev.
Governante molto abile, Olga viaggiava molto per amministrare il suo regno e per stringere patti militari e commerciali. Nel 957, in occasione di un viaggio a Costantinopoli, Olga chiese il battesimo. Al suo ritorno a Kiev, fu molto attiva nel diffondere il cristianesimo nella Rus’: un Elogio la descrive intenta «a distruggere gli altari sui quali si facevano sacrifici al diavolo e a dedicarsi in opere caritatevoli verso la fascia più indigente del suo popolo». Il tentativo di convertire il proprio popolo al cristianesimo però non andò a buon fine: Olga rimase l’unica a farsi cristiana, mentre tutto il popolo russo rimase pagano, con l’eccezione degli schiavi convertiti dai bizantini. Il battesimo dell’intera popolazione sarebbe poi avvenuto nel 988, per ordine del principe Vladimir, suo nipote, che non solo diventò cristiano, ma fu anche il «battezzatore della Rus’», «nuovo apostolo» e santo della Chiesa.
In Lituania, ultimo stato europeo ad accogliere il cristianesimo

Santa Edvige regina di Polonia e Lituania (1374-1399) portò a compimento l’evangelizzazione di questi paesi. Sposò il granduca lituano Ladislao Jagello, che promise di ricevere il battesimo insieme con tutta la sua nazione, ultimo baluardo pagano in Europa, e la unificò alla Polonia: un matrimonio che cambiò la storia europea.
Aperta la strada alla cristianizzazione della Lituania, Edvige si rese conto che era necessario fornire un’adeguata formazione religiosa. A tal scopo Edvige fondò a Praga un collegio per i futuri sacerdoti lituani, ed a Cracovia, con il consenso di papa Bonifacio IX, la prima facoltà teologica polacca (1397).
Sin dall’infanzia Edvige leggeva abitualmente la Sacra Scrittura, il Salterio, le omelie dei Padri della Chiesa, le meditazioni e le orazioni di San Bernardo, i Sermoni e le Passioni dei santi ed altre opere religiose, anzi alcune di esse vennero tradotte su sua richiesta in polacco. Fece inoltre redigere un salterio in tre versioni, denominato «Salterio Floriano».
Per ravvivare il culto nella cattedrale di Cracovia, fondò nel 1393 il Collegio dei sedici salmisti, perché giorno e notte si alternassero a cantare la gloria di Dio. Al tempo stesso si dimostrò tollerante nei confronti delle altre confessioni cristiane e delle altre religioni, ad esempio con la fondazione del convento dei benedettini slavi a Cracovia. In occasione dell’Anno santo 1390, desiderosa di offrire a tutti i suoi sudditi i frutti spirituali del giubileo, e consapevole degli enormi disagi ai quali sarebbero stati esposti nel pellegrinaggio a Roma, chiese ed ottenne da Bonifacio IX la facoltà di celebrarlo nel proprio paese.